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Al di là delle favole, se qualcuno fosse seriamente intenzionato a capire il senso dell’Unità d’Italia, dovrebbe per prima cosa chiedersi  come sia potuto accadere che 1000 “volontari” (quasi la metà bergamaschi, studenti e artigiani) siano riusciti a sconfiggere in pochi giorni uno dei più potenti eserciti dell’epoca, forte di 100.000 uomini,

scoprirà in breve quanto segue:

al di là della favola di un sentimento nazionale del tutto “inventato”, troverà la realtà di un gigantesco investimento finanziario britannico, 3 milioni di franchi francesi in piastre turche, destinati a realizzare uno stato unitario, allo scopo di abbattere i costi doganali per le merci provenienti dall’altra grande opera in costruzione, il canale di Suez,

sarebbe stato inutile “tagliare” l’Africa se poi per attraversare l’Italia fosse stato necessario passare 5 o 6 dogane, con relative imposte,

questi 3 milioni di franchi, cifra enorme, furono destinati in parte a finanziare l’impresa dei Mille, ma soprattutto a “corrompere” a tutti i livelli l’esercito borbonico,

sbarcati i mille (sotto la protezione della flotta inglese…) le armate del regno delle due Sicilie furono richiamate a Palermo e la maggior parte degli ufficiali passarono nelle file garibaldine,

le prove di questo “golpe inglese” giacciono in fondo al mare, a 1000 metri di profondità, tra Capri e Ustica,

l’eroico colonnello garibaldino Ippolito Nievo, scrittore-soldato, che era l’intendente della spedizione dei mille responsabile dell’amministrazione dell’impresa, si imbarcò sul piroscafo Ercole intenzionato a portare a Torino, in parlamento, tutte le “fatture” e i conti della spedizione,

Ippolito Nievo, trentenne, aveva già scritto  le “Confessioni di un italiano”, l’unico grande romanzo italiano di livello europeo a parere di tutti i critici letterari, nel quale si affronta il problema costitutivo del “carattere italiano”, il trasformismo delle elites,

alcuni pescatori testimoniarono di aver visto il piroscafo inseguito da una nave militare inglese,

il piroscafo Ercole fu dato per affondato “causa bufera” con tutto l’equipaggio e il suo carico compromettente,

non fu fatta alcuna ricerca, né si ebbero superstiti,

secondo la ricostruzione di Umberto Eco l’affondamento dell’Ercole fu opera di un “agente segreto” al servizio degli inglesi,

in un sussulto di patriottismo, possiamo considerarla la prima strage di stato,

la vera perdita “Italiana”, oltre alla “verità” sulla spedizione dei Mille, fu la morte precoce (aveva trent’anni) del miglior scrittore italiano dell’Ottocento,

con l’affondamento dell’Ercole e la morte di Nievo, in un colpo solo abbiamo perso le prove del “golpe inglese” e l’autore del grande  “romanzo italiano”

disgraziatamente pochissimi anni dopo la sua morte anche il suo romanzo venne “affondato” a tradimento: il nuovo ministro dell’istruzione della neonata Italia stabiliva (provvedimento ancora oggi in vigore!) come testo unico di lettura per tutte le scuole del Regno, un mediocre romanzo “catto-regimental” appositamente scritto,  “I promessi sposi”, che rese enormemente ricco il suo autore.

Il nome del ministro? Da non credere: Alessandro Manzoni!

E dunque: l’amara lezione di storia patria che prima o poi dovremmo avere il coraggio di affrontare, è questa: ingerenze straniere, stragi di stato e conflitto d’interesse non sono malattie moderne, ma proprio fattori originari, costitutivi dell’Unità d’Italia,

siamo alle origini dello “stile italiano”, in seguito sviluppato dal Fascismo,  come tecnica di costruzione del consenso basata sul “trasformare” i panni sporchi in favole a lieto fine,

con la mitologia del Made in Italy, l’esaltazione della “grande favola” e l’occultamento delle grandi verità scomode, diventeranno il meccanismo base della società dello spettacolo globalizzato.

(tratto da “Lo stile italiano”, work in progress by Sean Blazer – Calepio Press 2013 )