Percassi in rosso

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percassi in rosso in bergamo centro, via masone (etim: magione)

il cantiere dell’ex caserma ghisleni (next percassi luxury flats)

presenta una red door con logo percassi in rosso (stanco del verde?) e slogan “il piacere di abitare nella storia”.

Nel sito Selecta che cura comunicazione e commercializzazione si leggono un paio di note degne di segnalazione a #pensacheignoranza:

per il suo valore storico e architettonico Masone 15 è posto sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici

> come tutti sanno, qualsiasi edificio, anche una stalla o una caserma, se ha più di 70 anni, è tutelato.

nel ‘500 nell’area dell’edificio sorge il Mulino del Pradello che, agli inizi dell’800, viene convertito in cotonificio. 
Agli inizi del ‘900 l’edificio diventa sede dell’Istituto Tecnico Industriale e, successivamente, di realtà istituzionali.

> queste “realtà istituzionali” nascondono la paura di dire “era una caserma dei carabinieri”, che forse non aiuta nelle vendite di appartamenti di pregio con centro benessere condominiale (dove una volta arrestato passavi brutti quarti d’ora…)

e così il percassi in rosso strappa all’edificio l’unica cosa di valore realmente storico che aveva, e cioè la grande insegna “mario ghisleni” cui era dedicata la caserma,

e con ciò, il buon Mario Ghisleni – medaglia d’oro al valore militare –  sarà dimenticato per sempre.

Caro Percassi, cara Selecta, cari acquirenti pregio-benessere: prima di “abitare nella storia” occorrerebbe rispettarla, o quantomeno conoscerla:

> motivazione della medaglia d’oro a Mario Ghisleni:

“24 aprile 1936, Africa Orientale: le forze dell’Arma, 1000 effettivi a fronte di 30.000 etiopi, si disponevano in quadrato, e solo nel pomeriggio avanzato, dopo nove ore di combattimenti, riuscivano a rompere l’accerchiamento e a lanciare il contrattacco.

Il milite bergamasco Mario Ghisleni, padre di 4 figli, precedeva i compagni all’attacco dando prova di sereno coraggio, sprezzo del pericolo e slancio non comune. Ferito gravemente, continuava a sparare contro l’avversario.

Nonostante le cure mediche apprestategli, sentendosi prossimo alla fine, in pieno possesso delle sue facoltà mentali, rivolgeva il suo pensiero alla famiglia, esprimendo la speranza che i suoi figli conservassero di lui un ricordo degno”.

Ciò che non è riuscito in decenni di abbandono e degrado, si realizza con la ristrutturazione: dimenticare la storia, in nome del “pregio storico”.