il vero lavoro dell’artista e dell’intellettuale
consiste nel sovvertire e ricreare il mondo
Bergheimat (Bergamart)
opportunità per scrittori, saggisti, romanzieri, poeti, pittori, scultori, fotografi, disegnatori, musicisti, compositori, videomaker, registi.
Start: per essere una città d’arte e di cultura, bisogna coltivarle, l’arte e la cultura, come piante vive, alberi da frutto, e poi anche addentare il frutto della conoscenza.
In una città d’arte occorrono artisti e intellettuali veri, capaci, potenti, in quantità, che producano cibo per la mente, idee, libri, immagini, progetti, opere, onde.
Invece a Bergamo abbiamo una società culturale statica, piramidale come una torta da cerimonia,
al vertice vecchie cariatidi di vario tipo, di rappresentanza o di potere,
poi uno strato rigido di burocrati chiesa, comune e azienda, che foraggiano una pletora di grandi leccapiedi, che danno lavoro o lavoretti a schiere di mezze seghe ammanicate di vario tipo,
tutto questo in un contesto fatto per la maggioranza di onesti depressi anche disgustati, con parecchi talenti inespressi, e con ogni probabilità anche qualche genio incompreso.
Up: il lavoro da fare consiste semplicemente nel ribaltare la piramide, cioè distribuire la torta. Per questo il pianoB.
Trovare, valorizzare i geni incompresi cominciando col far esprimere i talenti veri, con un programma, un investimento vero per avere il prodotto, produrre cultura:
questo si può fare decidendo, per esempio, di utilizzare questo budget di 200.000€/anno non già – come stanno facendo – per piazzare ogni tre mesi centinaia di incredibilmente costosi totem insulsi inutili ignoranti e inquinanti,
ma invece per finanziare ogni anno 100 artisti, o meglio produrre 100 opere,
con tematica site-specific Bergamo: spirito del luogo, carattere, storia, sia con opere nuove che proponendo concorsi tematici,
ad esempio: romanzi storici sui grandi bergheimer del passato, romanzi psicologi sulla psicologia-follia bergheimer,
reinterpretazioni contemporanee dei grandi maestri come Fra Galgario o il Moroni, in grado di ritrarre il vero volto, l’espressione, la psiche, l’anima dell’homo bergomens,
nuove esecuzioni e incisioni di capolavori “vergini” della musica barocca (Pietro Antonio Locatelli dovrebbe essere per Bergamo quel che Vivaldi è per Venezia…)
l’idea Bergheimat è ovvia e semplice: un concorso-premio d’arte multisciplinare per la produzione (cioè sostegno pubblicazione, esecuzione, installazione, distribuzione, diffusione, promozione) delle 5 migliori opere (romanzo, saggio, opera d’arte visiva, composizione musicale, video/film)
– premio narrativa bergheimat (coinvolge autori, editori, fiera del libro, stampatori agenti, potrebbe assorbire e implementare il premio Narrativa Bergamo come evento propositivo di nuove opere)
– premio arte bergheimat (coinvolge artisti, scuole d’arte, gamec, a.carrara, gallerie d’arte, collezionisti, deve riprendere, rilanciare la tradizione del premio d’arte Bergamo, che negli anni Trenta aveva rilevanza internazionale)
– premio musica bergheimat (coinvolge musicisti, compositori, classica, jazz, pop, organizzatori, scuole, cdpm, conservatorio Donizetti, festival pianistico, bg jazz, radio locali, etc)
– premio video bergheimat (coinvolge filmaker, registi, fotografi, attori, scenografi, sceneggiatori, produttori, rassegne, bg film meeting, sale cinematogr, tv locali)
Budget: con il “progetto ufficiale” stiamo spendendo 1 milione di euro solo per il misterioso progetto del team-lobby Olivares e per i totem-spazzatura,
con il pianoB – premio Bergheimat tra 5 anni avremo speso questo milione per avere 100 nuovi romanzi e saggi, 100 opere d’arte contemporanea, 100 prodotti musicali 100 prodotti video,
il 90% di queste opere certamente sarà e resterà nella categoria “opere minori”, ma altrettanto certamente tra 5 anni avremo creato 5-10 autori, artisti, e opere in grado di affermarsi a livello nazionale e internazionale,
e con ciò avremo avremo creato un patrimonio culturale contemporaneo radicato in città e diffuso nel mondo,
avremo persone che vengono a vedere la città che hanno visto in un film, o letto in un romanzo storico,
cosa che oggi non accade perché manca il prodotto, le opere,
ha un bel dire la Olivares che Bergamo non si sa vendere come città d’arte: peggio, non vuole, o non può, perché non ha, o non vuole avere, il prodotto vero, la cultura viva, contemporanea,
Bergamo è probabilmente l’unica città italiana che non ha nemmeno uno scrittore affermato, di livello nazionale, e non solo contemporaneo, ma in tutto il Novecento e l’Ottocento…
e non perché non siano esistiti o non esistano scrittori e opere degne, ma perché per una specie di ignoranza-arroganza-provincialismo di sistema e di carattere, non vengono riconosciute, né prodotte e valorizzate:
pare assurdo, ma oggi sta accadendo questo: la città di Bergamo per proporsi come capitale della cultura ha il coraggio di spendere 1 milione di euro in totem e team internazionali,
ma non ha il coraggio di spendere 1 euro per un libro, o un’opera d’arte, cioè il prodotto, la cultura, quella “sostanza” che non c’è, e che si pretende di promuovere spendendo 1 milione in “fumo”.
(abstract da Bergheimat, linee di progetto per la trasformazione di Bergamo in città d’arte sostenibile,
Il pianoB prevede 5 aree d’intervento/progetti/iniziative in 5 anni:
1 Bergomum – valoriz. opere architettura storica, mura, arena, rocca
2 Berghumus – coltivazione artisti nel cuore e nei borghi della città
3 Bergheimat – creazione continua nuove opere d’arte per la città
4 Bergheimer – dignità di veri monumenti per le icone della città
5 Bergomens – infrastrutture ambientali, accessibilità, cintura verde)
immagine: il Teatro Sociale di Bergamo Alta, luogo magico, di grandissima suggestione, perfetto per mostre ed eventi culturali:
con la pretesa di “riportarlo in vita”, la banale ristrutturazione ha di fatto ucciso lo spirito di questo spazio che nella sua nuda austerità disponeva di una mistica della luce ormai perduta,
in questo ex-teatro la “luce del vero” penetrava improvvisa e misteriosa dall’alto, una lama nell’ombra come un grido nel silenzio,
ti trascinava nelle danze del pulviscolo, metteva le ali ai tuoi pensieri.