oggi sono un pilota della prima guerra mondiale,
500 missioni di ricognizione in solitaria, 3 medaglie d’oro al valor militare,
il primo aviatore a sorvolare le Ande, e anche l’Atlantico,
io sono quello che guidava l’aereo e faceva le foto mentre D’Annunzio bombardava Vienna di volantini in italiano,
io sono l’unico che durante il fascismo ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente la corruzione del regime in parlamento,
io sono l’unico che da primo cittadino ha avuto il coraggio a Bergamo di andare contro i grandi proprietari immobiliari laici e non,
io sono quello che ha creato la Rocca e il Museo delle Rimembranze,
io sono quello che ha regalato il suo aereo alla sua città
io, il più grande aviatore italiano mai esistito, sono sempre stato e sempre sarò un personaggio scomodo,
per questo alla fine mi hanno mandato in una missione suicida in Etiopia, e io ci sono andato,
doveva essere una missione di pace, invece era un tranello, mi hanno fatto a pezzi quel giorno, in Africa Orientale,
poi il regime mi ha usato come eroe nazionale, perché io ero davvero quell’eroe intrepido e integerrimo che il Duce e il Vate e tutti gli italiani sognavano di essere,
e poi caduto il fascismo hanno ricominciato a farmi a pezzi, a darmi del porco guerrafondaio fascista, a me,
eppure tutti quelli che mi conoscevano sanno che le mie armi preferite sono sempre state la fotografia e il lapis, i miei disegni hanno ancora oggi un certo valore,
sono praticamente l’unico eroe italiano senza macchia e senza paura,
mi conoscono e ammirano in tutto il mondo, a prescindere dal periodo storico nel quale sono vissuto,
soltanto nella mia città tutti, ma proprio tutti, mi trattano come un cane appestato!
agli amici antifascisti che da sempre insozzano il mio busto e insultano la mia memoria vorrei senza acredine solo ricordare alcuni “particolari”:
1) quando il Fascismo ha preso il potere, io ero in Himalaya a scalare l’Everest;
2) già nel 1930 venivo “esiliato” a Bergamo dopo essermi inimicato tutti i gerarchi per aver pubblicato sul giornale antifascista stampato a Parigi La Libertà una lettera in cui denunciavo la corruzione dell’aeronautica e del regime,
3) nel 1936, ben prima delle leggi razziali e dell’alleanza con la Germania nazista, io ero già morto,
mentre molti che in seguito fecero carriera come antifascisti restarono servi fedeli al regime fino all’ultimo momento utile:
Elio Vittorini ancora nel 1942 andava ai convegni degli intellettuali nazisti con Goebbels;
l’attuale presidente Napolitano ancora nel 44 era iscritto al partito fascista,
e il premio nobel Dario Fo era addirittura nelle camicie nere di Salò!
Eppure questi non li insultate, anzi, li fate presidenti e gli date il Nobel!
Sappiate inoltre che io, a differenza del Barone Rosso e di altri grandi aviatori, sono nato da famiglia povera, e bambino ho iniziato a lavorare, prima di volare!
Dunque, amici, compagni, concittadini cercate altri bersagli, e abbiate un minimo di rispetto per la storia, la città, la memoria:
non abbiate paura di Antonio Locatelli! volate più alto!
e voi, amministratori pubblici e uomini di cultura, studiate la storia, e superate la vostra ignoranza e le vostre paure, e risolvete, o spiegatemi, queste assurdità che ancora oggi continuate a fare contro la mia figura e il mio nome:
1) vi parlo come fotografo e amante dell’arte e del cinema: cari amici cinefili, che da sempre entrate dall’ingresso laterale dell’Auditorium (ex Palazzo della Rivoluzione Fascista)
non abbiate paura del grande affresco del Santagata che mi ritrae nell’atrio con tutti gli eroi bergamaschi, un affresco gigantesco, notevolissimo, perfetto per una manifestazione cinematografica:
abbiate il coraggio di entrare in quel palazzo dall’ingresso principale, o abbattetelo!
Abbiate il coraggio di guardare quell’affresco, o strappatelo!
2) cari amici del Comune e della Fondazione Bergamo nella Storia, rimettete a posto la Rocca, che io ho creato come acropoli della città per ricordare tutti gli eroi,
e rimettete al suo posto l’aereo Ansaldo Balilla, che io ho donato alla città, non al sindaco Bruni, che ha quasi fatto crollare la Rocca per fare un parcheggio per i suv dei vip,
e tra una cosa e l’altra ha sloggiato il mio aereo dalla Rocca – esemplare unico al mondo richiesto da tutti i musei del mondo – oggi “ospitato temporaneamente” (dal 2006!) al… Museo del Falegname di Almenno !?!
(Non ce ne voglia il falegname, anzi, un grazie a lui che se ne prende cura… ma con tutto il rispetto per la falegnameria… stiamo parlando dell’aereo del più grande aviatore italiano mai esistito!)
3) cari presidenti di provincia e regione, Pirovano e Formigoni, che avete pensato bene di cambiare nome all’aeroporto della mia città, che si chiamava col mio nome dal 1937, e per dargli più “appetibilità internazionale” l’avete ribattezzato “Caravaggio”,
cercate per Dio di trovare cose più sensate nelle quali spendere il vostro tempo!
Magari adesso daranno il mio nome alla Pinacoteca?
Sono uscito indenne da duelli aerei con il Barone Rosso e con Goering, per essere massacrato da oscuri posteri in giacca e cravatta!
Il verde lega Pirovano, il bianco chiesa Formigoni, il rosso democratico Bruni,
uniti per fare a pezzi un vero, grande bergamasco, un vero, grande italiano!
Sono queste cose che ti fanno sentire veramente morto, di un’altra epoca…
L’altro giorno sono sceso planando in Purgatorio,
ho incontrato il grande Gaetano, era in preda all’angoscia,
cosa c’è Tano, gli ho chiesto,
ho fatto un brutto sogno, mi ha detto,
ho sognato che cambiavano nome al Donizetti
e lo chiamavano Gimondi.
Stupendo. Ancora i miei complimenti sia per lo stile sia e soprattutto per i contenuti.
Peccato rimarranno contenuti dall’afasia non patologica dilagante.
L’Italia è smemorata e questa sua fortuna è una lama a doppio taglio, ti senti sicuro perché la tieni nella fodera, ma mentre cammini ti taglia lentamente le palle.
Che tu sia un grande te l’ho detto, per quel che vale, mille volte. Bravo, bravissimo nello specifico per l’onda d’urto contro l’ipocrisia di questi ignoranti che nel nome di una bergamaschità da coltivare contro ogni corso storico pur di apparire mancano di rispetto a qualsiasi principio. Esilarante il buon Tano, infatti ignorato per secoli e da poco approdato al Teatro A.Locatelli. Come disse un lettore del Leco, hanno fatto un servizio sul Donizetti e ci hanno messo dentro Napoli, ghentra cusè?
Pota gh’entra perche’ il Tano ha lavorato e studiato a Napoli, dove conobbe e divenne amico di Vincenzo Bellini. Fu inoltre direttore del teatro San Carlo di Napoli dal 1822 al 1838. Gnurant!
“Nella costellazione del valore italiano splende perenne la gloria di Antonio Locatelli, tre volte Medaglia d’oro. La sua salma è stata straziata e dispersa, ma il suo spirito è presente nell’alta solitudine del VIttoriale. In un alone di laggenda torna e tornerà sempre a rifulgere dinanzi agli occhi dell’anima delle nuove generazioni la gloria dell’Eroe purissimo… I padri raccontano ai figli le gesta dell’Eore dell’Italia nuova sorta dalla vittoriosa Guerra di redenzione e dal genio animatore della Rivoluzione fascista. … Antonio Locatelli dalle nuove generazioni aspetta il poeta che ne canti la mirabile canzone di gesta”. Così si legge sulla Rivista di Bergamo del gennaio 1939. Forse ora il poeta è arrivato, e ha ragione da vendere. Mi sa che l’alone negativo del povero Antonio vien tutto dal mito costruito attorno a lui. Peccato, figura specchiata qual era, l’Antonio sarà là che fa spallucce e la conta su con qualche altro bergheimer, magari ci sta pure una scopa.
brao Leù
egne a tròat in chi de che..
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