Locatelli pro e ctrl

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Non è facile fare le cose per bene.

Quando il mese scorso il mensile free press “ctrl magazine” mi ha chiesto di scrivere la cover story su Antonio Locatelli, per prima cosa mi sono immedesimato in Snoopy (“oggi sono un pilota della prima guerra mondiale”) e ho scritto un pezzo “allegro” che ho pubblicato in questo sito nella categoria upperdog (“Snoopy vs Berghem gnorantù”: https://calepiopress.it/2013/10/14/snoopy-vs-berghem-gnorantu/)

mi sono arrivate decine di laudi (“sei un poeta” “bravo e coraggioso!”) ma anche decine di “non desidero più ricevere la vostra newsletter” condite da commenti vari (“gratta gratta, dall’ex-comunista viene fuori il neo-fascista”)

così ho smorzato i toni, ed elaborato una prima versione pubblicata su ctrl-facebook che ha innescato un serie di polemiche on line,

quindi una seconda versione “riveduta e corretta” per l’edizione cartacea, che ha scatenato commenti a tutto campo,

da “hai fatto felice mio nonno, aspettava questo  momento da 70 anni”

a “siete degli irresponsabili” “incompetenti” “fascisti”.

Le reazioni più interessanti, sono venute da due giovani intellettuali bergamaschi d’adozione,

un tale “dale cooper”, che in facebook si dichiara nato a Saraievo,

e un certo “amanuel tewolde”, di origine etiope,

che indignato ha replicato con una sua versione “Locatelli-bis”.

Fedele alla linea editoriale di questo sito (centro raccolta idee differenziate)

mi sembra giusto pubblicarla qui (e a seguire la versione incriminata “Fa le cose per bene” andata in stampa su ctrl magazine + in post scriptum la versione Locatelli Poker, the final cut):

> LOCATELLIBIS by Amanuel Tewolde

Antonio Locatelli è l’unico eroe fascista al quale sono stati dedicati monumenti DOPO il 1945. (Anzi no, c’è l’affaire Graziani e dello scempio storico del mausoleo costruito ad Affile, ma questa é un’altra vicenda ancora, ben peggiore. Ne ha scritto in maniera approfondita il collettivo Wu Ming qui: http://bit.ly/U0n9N2).

Eppure, c’è qualche talento della creatività mondiale che lamenta della scarsa cura e attenzione che c’è a Bergamo attorno alla sua figura

(una via fra le più centrali, un istituto superiore, l’ex Palazzo Littorio – ora Palazzo della Libertà – costruito fra il 1937 e il 1940 e espressamente dedicato a Locatelli e un monumento costruito dopo la Liberazione sulla salita verso Città Alta non mi paiono poco),

agitandone la figura come quella di un eroe sopra le parti, aggrappandosi più all’estetica mediocre di un testo che dovrebbe richiamare la Settimana Enigmistica che alla Storia e alle responsabilità di Locatelli.

Se vogliamo partire dalla fine, iniziamo dalla morte di Locatelli: siamo in quella che dal 1936 al 1941 verrà chiamata “Africa Orientale Italiana” dove le ambizioni imperiali di Mussolini trovano sfogo in una guerra violenta proclamata da Mussolini il 2 ottobre 1935 dal balcone di Palazzo Venezia nei confronti dell’Etiopia.

275.000 etiopi morti (fra militari e civili), utilizzo massiccio di armi chimiche, un Paese occupato e umiliato, sottoposto alla repressione sistematica di qualsiasi anelito di libertà

(basti ricordare l’eccidio del monastero copto di Debrà Libanos dove furono trucidate più di 300 persone fra monaci e laici),

una guerriglia che cerca di resistere come può all’invasore, colpendo le truppe di ricognizione come quella in cui era impegnato Locatelli quando fu ucciso.

Antonio Locatelli, una delle stelle di un’aviazione che in quegli anni ha distribuito sulle teste delle popolazioni etiopi 85 tonnellate di bombe all’iprite per conquistare l’Impero del Duce.

Antonio Locatelli, il fascista della prima ora, quello che nel 1921 partecipava a spedizioni punitive a Crema o che probabilmente partecipava alla distruzione della sede e della biblioteca della Lega Proletaria a Lovere nel 1922.

Antonio Locatelli, deputato del PNF all’epoca dell’omicidio Matteotti, vicenda dalla quale non prese assolutamente le distanze.

Antonio Locatelli, la cui adesione al fascismo fu totale fino alla morte,

nonostante la feroce persecuzione da parte di Italo Balbo e alcuni giochi di correnti interne (unite alle pressioni di alcuni gruppi di potere bergamaschi) lo costrinsero a dimettersi dalla carica di Podestà di Bergamo,

dove alcune sue decisioni non erano piaciute all’estabilishiment dell’epoca (di contro a scelte probabilmente coraggiose, il Podestà Locatelli si appiattisce alle indicazioni sui tagli dei salari degli insegnanti, sull’aumento degli stipendi dei lavoratori pubblici “fascisti della prima ora” e spostò in Rocca il Museo del Risorgimento imponendo una visione della Storia molto propagandista che stravolge un corretto approccio al periodo storico).

Antonio Locatelli, eroe del fascismo, celebrato da Mussolini e al quale il regime dedica attenzione e tributi post mortem, così come – dopo la Liberazione – gli vengono dedicati a Bergamo in maniera acritica convegni, libri, ecc…. altro che “eroe” dimenticato!

“Che cosa di Antonio Locatelli possiamo ricordare ai nostri figli? La dedizione alla Patria? Sì, ma che questa non sia oppressione delle Patrie d’altri uomini. Il coraggio? Sì, ma che questo non significhi schiavitù e sterminio d’altri uomini. La capacità e l’intelligenza? Sì, ma che queste non siano poste al servizio di chi nega libertà e giustizia al popolo.”

(Salvo Parigi, attuale presidente ANPI, nel 1956)

> Fa le cose per bene – by Leone Belotti per CTRL magazine n.45

500 parole stile settimana enigmistica, per un’icona rebus della storia d’Italia: il top gun Antonio Locatelli, 3 ori ai mondiali di guerra tra il 1915-18 e il 1936, quando fu trucidato In East Africa.

Leggendo qua e là: di famiglia povera, a 15 anni scala il Cervino e capisce cosa vuole: volare. A 20 anni è l’aviatore più spericolato della prima guerra mondiale, 500 missioni contro gli austro-tedeschi. Lo abbattono, riesce ad atterrare; lo catturano, riesce a scappare.

Risale sul suo biplano, e nuove imprese no limits: prima la ricognizione-sfida a fotografare i segreti dei cantieri Zeppelin, poi il volo su Vienna con D’Annunzio, lanciando migliaia di volantini con sopra scritto “facciamo la guerra al vostro governo”.

Forse non tutti sanno che: dopo la guerra, diventa un superman dell’x.treme, scala l’Everest, sorvola le Ande e prima di Lindbergh tenta la trasvolata atlantica.

Con l’avvento del Fascismo, incarna l’eroe integerrimo che il Duce, il Vate, e tutti gli italiani sognano di essere.

Deputato a 30 anni, viene silurato a 35 “per indisciplina alle direttive governative”, per aver denunciato pubblicamente la corruzione della futura Alitalia. La sua lettera aperta al regime è pubblicata  dal giornale antifascista stampato a Parigi “La libertà”. Scandalo.

Si “ritira” a Bergamo, a fare il podestà. Crea la Rocca e per città alta prepara un piano urbanistico  “ecologico” all’avanguardia. Si scontra con gli interessi immobiliari (e curiali), si dimette e si arruola volontario per l’Etiopia.

Lo mandano oltre le linee in missione diplomatica. Un tranello. Appena atterra, lo fanno a pezzi. Finalmente il regime può usare l’eroe. Siamo nel 1936. Gli dedicano vie, monumenti, palazzi.

Eroe scomodo da vivo, farà molto comodo da morto ai codardi di ogni colore.

Strano ma vero!: Fotografo, disegnatore, scrittore, Locatelli  muore nel  1936,  dopo aver sfidato il regime, anni prima delle leggi razziali e dell’alleanza con i nazisti.

Vittorini ancora nel 42 andava ai convegni nazisti con Goebbels. Napolitano ancora nel 44 era iscritto al partito fascista. Dario Fo nel 45 era nelle camicie nere di Salò, le SS italiane, come volontario. Eppure il fascista è Locatelli.

Ma è logico. Chi fino al giorno prima diceva “W il duce”, per legittimare il proprio antifascismo ha bisogno di dare del fascista a qualcuno che non possa replicare. Tutti d’accordo: Locatelli!

Spigolature: Nel 2006 Il mitico biplano Ansaldo, donato da Locatelli al museo della Rocca, esemplare unico al mondo, viene praticamente “buttato via” dal sindaco Bruni, che riesce anche a far quasi crollare la Rocca nel tentativo di scavarci dentro un park per i suv dei vip col pass.

Nel 2011 dopo un iter di due anni, su iniziativa di Pirovano e Formigoni, presidenti di provincia e regione, l’aeroporto Antonio Locatelli-Orio al Serio (dal 1937) è ribattezzato “Caravaggio”. Per dargli più “appetibilità internazionale”. Stomachevole.

Soluzione del rebus: Se per fascista intendiamo dire arrogante, furbo, porco, sfruttatore dei deboli e servo del potere, allora non possiamo proprio dare del “fascista” al pur fascistissimo Locatelli.

Piuttosto possiamo dargli della spia: sì, della cattiva coscienza dell’intelleghenzia italiana, asservita a vita al potere, quale che sia.

Post scriptum, per finire, ecco la versione “final cut”

> Locatelli poker, con rilancio:

da bambino abitavo in via Locatelli, andavo a scuola alle Locatelli,

nella mia classe c’era “la Locatelli”, la bambina più vamp della scuola,

ma anche “il Locatelli”, il bambino più povero della scuola (certe cose i bambini le vedono subito)

come merendina avevamo i crackers farciti col formaggino Mio, prodotto dalla Locatelli,

a casa mia mamma faceva la pizza Catarì con la pizzaiola Locatelli,

il sabato prendevo la Locatelli (corriera) per andare dai miei cugini,

la domenica il nonno mi portava alla Rocca, per salire sull’aereo di Locatelli “tre volte medaglia d’oro”, già “eroe della rivoluzione fascista”,  autore del “volo su Vienna” (il primo volantinaggio della storia) e creatore  della Rocca come Parco delle Rimembranze;

crescendo, molti altri Locatelli sono entrati nella mia vita,

sia gente normale, il mio meccanico, il ragioniere del mio primo conto in banca,

sia gente che si è fatta un nome, come il centauro Roby Locatelli, campione del mondo sfortunatissimo (gli si è bloccato lo sterzo a 240km/h!);

o il calciatore Thomas Locatelli, talento da top player non pienamente realizzato,

o lo chef Giorgio Locatelli, della Locanda Locatelli,  il miglior ristorante… di Londra,

o giganti dimenticati, come il compositore Pietro Antonio Locatelli, genio della musica barocca (ci voleva Hollywood per riscoprirlo pochi anni fa: le sue composizioni hanno portato l’oscar per la miglior colonna sonora al film “Master and commander “con Russel Crowe)

Oggi la “Locatelli-fa le cose per bene” è stata rilevata dalla Nestlè,

l’aeroporto Antonio Locatelli- Orio al Serio è stato rinominato “Caravaggio”,

le corriere Locatelli sono diventate TBSO (trasporti bergamo sud ovest!).

l’aereo di Locatelli è finito al museo del falegname di Almenno (!)

e la Rocca è stata fatta franare per costruirci un parcheggio interrato ad opera dell’impresa… Locatelli!

il titolare, Pierluca Locatelli, in pochi mesi è passato da “mostro” (pagava tangenti in Regione a Formigoni e soci per mixare strade e discariche tossiche!) a “santo”: su L’eco in questi giorni è fotografato fighissimo mentre guida camion in piena redenzione: “pagavo le tangenti per salvare l’azienda, e i posti di lavoro!”

Poi giri pagina e vedi una foto dell’avvocato Bruni (fighissimo) che lancia la campagna elettorale.

L’avvocato Bruni, già sindaco della città mentre l’impresario Locatelli faceva il disastro fara-rocca, è anche l’avvocato che difende l’impresario Locatelli, ma tu guarda!

Intanto la città, il comune, noi, invece di chiedere i danni, da cinque anni paghiamo palate di euro-pubblici alla società privata  che avrebbe dovuto gestire il parcheggio!

Wow! Questo è saper giocare a poker!

Qualcuno rilancia, o aspettiamo 80 anni?

 

 

snoopy vs berghem gnorantù

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snoopy sopwith camel

oggi sono un pilota della prima guerra mondiale,

500 missioni di ricognizione in solitaria, 3 medaglie d’oro al valor militare,

il primo aviatore a sorvolare le Ande, e anche l’Atlantico,

io sono quello che guidava l’aereo e faceva le foto mentre  D’Annunzio bombardava Vienna di volantini in italiano,

io sono l’unico che durante il fascismo ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente la corruzione del regime in parlamento,

io sono l’unico che da primo cittadino ha avuto il coraggio a Bergamo di andare contro i grandi proprietari immobiliari laici e non,

io sono quello che ha creato la Rocca e il Museo delle Rimembranze,

io sono quello che ha regalato il suo aereo alla sua città

io, il più grande aviatore italiano mai esistito, sono sempre stato e sempre sarò un personaggio scomodo,

per questo alla fine mi hanno mandato in una missione suicida in Etiopia, e io ci sono andato,

doveva essere una missione di pace, invece era un tranello, mi hanno fatto a pezzi quel giorno, in Africa Orientale,

poi il regime mi ha usato come eroe nazionale, perché io ero davvero quell’eroe intrepido e integerrimo che il Duce e il Vate e tutti gli italiani sognavano di essere,

e poi  caduto il fascismo hanno ricominciato a farmi a pezzi, a darmi del porco guerrafondaio fascista, a me,

eppure tutti quelli che mi conoscevano sanno che le mie armi preferite sono sempre state la fotografia e il lapis, i miei disegni hanno ancora oggi un certo valore,

sono praticamente l’unico eroe italiano senza macchia e senza paura,

mi conoscono e ammirano in tutto il mondo, a prescindere dal periodo storico nel quale sono vissuto,

soltanto nella mia città tutti, ma proprio tutti, mi trattano come un cane appestato!

agli amici antifascisti che da sempre insozzano il mio busto e insultano la mia memoria vorrei senza acredine solo ricordare alcuni “particolari”:

1)    quando il Fascismo ha preso il potere, io ero in Himalaya a scalare l’Everest;

2)    già nel 1930 venivo “esiliato” a Bergamo dopo essermi inimicato tutti i gerarchi per aver pubblicato sul giornale antifascista stampato a Parigi  La Libertà una lettera in cui denunciavo la corruzione dell’aeronautica e del regime,

3)    nel 1936, ben prima delle leggi razziali e dell’alleanza con la Germania nazista, io ero già morto,

mentre molti che in seguito fecero carriera come antifascisti restarono servi fedeli al regime fino all’ultimo momento utile:

Elio Vittorini ancora nel 1942 andava ai convegni degli intellettuali nazisti con Goebbels;

l’attuale presidente Napolitano ancora nel 44 era iscritto al partito fascista,

e il premio nobel Dario Fo era addirittura nelle camicie nere di Salò!

Eppure questi non li insultate, anzi, li fate presidenti e gli date il Nobel!

Sappiate inoltre che io, a differenza del Barone Rosso e di altri grandi aviatori, sono nato da famiglia povera, e bambino ho iniziato a lavorare, prima di volare!

Dunque, amici, compagni, concittadini cercate altri bersagli, e abbiate un minimo di rispetto per la storia, la città, la memoria:

non abbiate paura di Antonio Locatelli! volate più alto!

e voi, amministratori pubblici e uomini di cultura, studiate la storia, e superate la vostra ignoranza e le vostre paure, e risolvete, o spiegatemi, queste assurdità che ancora oggi continuate a fare contro la mia figura e il mio nome:

1)   vi parlo come fotografo e amante dell’arte e del cinema: cari amici cinefili, che  da sempre entrate dall’ingresso laterale dell’Auditorium (ex Palazzo della Rivoluzione Fascista)

non abbiate paura del grande affresco del Santagata che mi ritrae nell’atrio con tutti gli eroi bergamaschi, un affresco gigantesco, notevolissimo, perfetto per una manifestazione cinematografica:

abbiate il coraggio di entrare in quel palazzo dall’ingresso principale, o abbattetelo!

Abbiate il coraggio di guardare quell’affresco, o strappatelo!

2)  cari amici del Comune e della Fondazione Bergamo nella Storia, rimettete a posto la Rocca, che io ho creato come acropoli della città per ricordare tutti gli eroi,

e  rimettete al suo posto l’aereo Ansaldo Balilla,  che io ho donato alla città, non al sindaco Bruni, che ha quasi fatto crollare la Rocca per fare un parcheggio per i suv dei vip,

e tra una cosa e l’altra ha sloggiato il mio aereo dalla Rocca – esemplare unico al mondo richiesto da tutti i musei del mondo – oggi “ospitato temporaneamente” (dal 2006!)  al… Museo del Falegname di Almenno !?!

(Non ce ne voglia il falegname, anzi, un grazie a lui che se ne prende cura… ma con tutto il rispetto per la falegnameria… stiamo parlando dell’aereo del più grande aviatore italiano mai esistito!)

3)    cari  presidenti di provincia e regione, Pirovano e Formigoni,  che avete pensato bene di cambiare nome all’aeroporto della mia città, che si chiamava col mio nome dal 1937, e per dargli più “appetibilità internazionale” l’avete ribattezzato “Caravaggio”,

cercate per Dio di trovare cose più sensate nelle quali spendere il vostro tempo!

Magari adesso daranno il mio nome alla Pinacoteca?

Sono uscito indenne da duelli aerei con il Barone Rosso e con Goering, per essere massacrato da oscuri posteri in giacca e cravatta!

Il verde lega  Pirovano, il bianco chiesa Formigoni, il rosso democratico Bruni,

uniti per fare a pezzi un vero, grande bergamasco, un vero, grande italiano!

Sono queste cose che ti fanno sentire veramente morto, di un’altra epoca…

L’altro giorno sono sceso planando in Purgatorio,

ho incontrato il grande Gaetano, era in preda all’angoscia,

cosa c’è Tano, gli ho chiesto,

ho  fatto un brutto sogno, mi ha detto,

ho sognato che cambiavano nome al Donizetti

e lo chiamavano Gimondi.