Delitto e castigo in 4 sorsi di birra

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Mi mettono davanti una Raskol’nikov, il protagonista del romanzo più famoso di  Dostoevskij: “un’opera dove non esistono personaggi minori, ma dove ogni figura è portatrice di una voce, di una propria potente visione del mondo”.

È stato il critico Michail Bachtin a inventare l’espressione “romanzo polifonico” parlando di Dostoevskij: ogni personaggio rappresenta in qualche modo un’idea, un’ossessione, un punto di vista sulle cose”.

Siamo tutti Raskol’nikov, cioè: compiere un delitto, e passare il resto della vita a cercare di giustificarsi con sé stessi. Tutto è assurdo fin dall’inizio, e la Raskol’nikov è sicuramente una delle birre più strane del pianeta. Tutto strano, tutto illogico in linea con i tempi.

L’unica mentre si beve una Raskol’nikov?  Leggersi la biografia di Dostoevskij. Come si legge una biografia?  La vera lettura è la scrittura che ti fai nella mente quando decidi cosa ti devi ricordare! 4 cose al massimo.

1) A vent’anni è un rivoluzionario e scrive: “Le notti bianche”.

2) A trent’anni sposa una donna ricca, e cosa scrive? “Umiliati e offesi”.

3) A quaranta muore la moglie, lui inseguito per debiti, e scrive: “Delitto e castigo”.

4) A cinquant’anni  riesce ad acquistare una villetta in campagna dove si ritira a scrivere. E cosa scrive? “L’idiota”.

Meglio farsi un’altra  Raskol’nikov. In bocca è salata (sale rosso delle Hawaii!), acida, speziata, lamponata e persino luppolata, ma poco. Una rivisitazione delle classiche Gose di Lipsia. Ha un effetto vieppiù interessante: rende gli uomini più intuitivi e le donne  intelligenti.

testo di Alessandra Corti (ex conversazione con Papa LeoneXIV)

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una statua al cimitero bacia meglio di te

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Che cosa cerco nei cimiteri? Prove a sostegno di una vecchia tesi del Petrarca, il Trionfo dell’Amore sulla Morte.

Un vero bacio è una promessa d’eternità stipulata in modo commovente da creature mortali. E tuttavia l’energia di questa promessa può rendere eterno il gesto, e allora quell’istante si protrae e illumina l’esistenza, e non solo di chi lo dà, e di chi lo riceve, ma anche di chi lo vede, e viene catturato dalla voglia di baciare, ed essere baciato.

Sul soggetto “ultimo bacio”, nei cimiteri trovi capolavori in 3D+1 (la dimensione ultraterrena), con sfumature di marmo più erotiche di 50 pagine porno.

E ti vengono dei pensieri, come: ci sono statue che baciano meglio di te. Ma anche: puoi risvegliare un cadavere, animare una statua, con la forza del tuo bacio.

Bisogna rendere grazie a questi altari, dove l’amore trionfa sulla morte. Guardare queste statue, e imparare a baciare.

(immagine: preview Rip advisor, Cimitero Vantiniano di Brescia, next publishing su CTRL. Qui sotto, ultimo bacio cimitero Verona e Genova)

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dei tragici effetti dell’imitazione servile

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(in esclusiva per Calepio Press, un intervento di Pakati Tumulti) 

Ascoltavo Petrini parlare tempo fa in modo convincente del commerciante del futuro come di una figura chiave, strategica, del mondo sostenibile, autentico; un soggetto capace di garantire personalmente la bontà del prodotto, dalla terra alla tavola; e anche un comunicatore pro consapevolezza ed evoluzione dei consumatori.

Oggi faccio un giro in centro a Bergamo e vedo diverse attività commerciali che esibiscono piccole pseudo-Christate. Sul web leggo che ai commercianti sono state forniti “oltre 2 mila metri di pellicola plastica che per tonalità richiama il materiale utilizzato per rivestire le passerelle a pelo d’acqua: l’invito è quello di impacchettare le vetrine o creare piccoli allestimenti che evochino l’evento sul Sebino”.

Il problema è che non puoi evocare proprio un bel niente con “una tonalità che richiama” quella vera. Sei già destinato al disastro in partenza.  La pulizia formale è nulla senza la pulizia interiore. Senza l’onestà della sostanza, non potrai mai creare una forma attraente.

Quello che tutti pensano, vedendo queste vetrine, è: pecoroni, siamo dei pecoroni, nessuno di noi avrebbe dato credito a questo povero Christo se fosse entrato in un negozio, con quel suo aspetto da pensionato sociale. Adesso invece che sappiamo chi è siamo pronti al totale servilismo psicologico ed estetico, cioè il peggior servizio che si possa fare a un artista.

Così si svaluta il senso dell’intervento Floating Piers, così fai diventare questo gesto una banale confezione regalo, un pacchettino luccicante.

Bisogna capire che l’arte, specie l’arte contemporanea, non ha la funzione di dilettare con la rappresentazione del bello, ma di scandalizzare, colpire, denunciare, significare, provocare, scatenare crisi di coscienza, e anche di rigetto. Il senso di Christo sul paesaggio è una dimostrazione di impatto 100, l’opposto dell’impatto zero, lo stravolgimento totale dato da un solo grande intervento scombussolante e senza alcuna prospettiva futura. Come certe notti d’amore.

Tu questo non lo puoi capire, tu capisci solo che puoi usare questa cosa come una decorazione.  Hai una concezione decorativa dell’arte,  e forse anche della vita in generale.

Ma Christo si è vendicato, e ti ha riversato contro i suoi stessi nastrini.

La colonna dei portici, inguainata nel simil passerella, è patetica. Angoscianti sono le donne-manichino impacchettate e legate al piedistallo.

I coni di gelato. Io prendo un cono di gelato in gelateria perché mi fa schifo il gelato plastificato industriale. E tu mi metti i coni nella plastica.

Nulla sveglia un ricordo quanto un profumo, hai scritto sulla vetrina della profumeria. E davanti ci piazzi il portarifiuti impacchettato. Indimenticabile.

E cosa mi dice il micro-pacchettino nella vetrina della gioielleria? Mi dice: ma quale diamante, solo la plastica è per sempre!

Capisci adesso il tuo peccato, la tua arroganza? Tu hai pensato: cosa ci vuole, so bù a me, possiamo anche noi, impacchettare qualcosa, siamo anche noi artisti. Ecco i risultati. L’intervento non solo non è attraente, ma risulta per lo più repellente.

Ti squalifica culturalmente, perché ti presenta come uno che vuole palesemente cavalcare l’onda del momento, però senza mai aver messo piede su una tavola da surf.

Tu dovresti fare la guerra alla contraffazione, alle imitazioni servili, ma con questo gesto ti dichiari come imitatore, come impacchettatore, e non mi dice belle cose sulla tua autenticità,  sulla qualità dei tuoi prodotti: se il packaging è un’imitazione pretenziosa, come sarà il contenuto?

L’unico merito di questa vestizione, paradossalmente, è nel mettere a nudo la condizione di miseria spirituale del commerciante contemporaneo.  Dovrebbe essere il soggetto, l’esempio dell’essere attraenti. E invece indossa cose copiate, e di fatto non si sa vestire.

Per arrivare al commerciante evocato dal discorso di Petrini,  c’è davvero tanto da lavorare.

L’unico impacchettamento “artistico” capace di evocare Christo che un commerciante potrebbe fare – un gesto allo stesso tempo semplice ma sconvolgente, e non soltanto decorativo –  sarebbe quello di impacchettare il registratore di cassa, con tutto ciò che ne consegue…

(Pakati Tumulti è originario di un’antica famiglia di mercanti pakistani. Ha studiato ad Harvard ed alla Bocconi. Dopo aver lavorato per grandi società multinazionali, è oggi uno dei più autorevoli consulenti marketing del terzo settore. Lavora per enti non governativi e organizzazioni no profit tra Milano, Londra e New York)

fotografie (courtesy from CTRL) di Nicola Carrara,  http://www.nicolacarrara.photography

sullo stesso tema, vedi anche:  http://www.ctrlmagazine.it/christo-ci-ha-impacchettati-tutti-senso-di-the-floating-piers/

 

 

 

librai indipendenti?

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fiera-librai-bg-16-apr-1-magLa locandina recita: “I librai indipendenti di Bergamo ospitano i vincitori dei premi Nobel, Campiello, Strega, Bancarella e Grinzane Cavour”.

Trovo questa frase tragicamente comica.  Compagni librai, qui la contraddizione è troppo marcata. Come fai nello stesso tempo a proclamarti indipendente e a vantarti di ospitare i vincitori dei premi di regime?

Il premio Nobel è il padre di ogni forma di lavaggio della coscienza collettiva, ma l’importo è talmente ingente che tutti ne dimenticano la provenienza.

I premi Campiello, Strega e Bancarella sono i più noti e istituzionalizzati premi letterari. Tra questi premi e le case editrici esistono gli stessi rapporti che esistono tra le case discografiche e i festival di Sanremo e simili.

Il premio Grinzane Cavour non esiste più dal 2009, quando è stato chiuso dalla magistratura e i beni sequestrati a causa dei comportamenti illeciti della presidenza, ovvero della gestione clientelare del premio stesso.

Allora, se questo è quello che fanno i librai indipendenti – ospitare i vincitori dei premi main stream, anche quelli andati a male – vuoi vedere che per trovare i nuovi autori, gli scrittori maledetti, le voci dissidenti, i sovversivi, gli esordienti, o anche solo gli autori “perdenti” dei grandi premi, devi andare nelle librerie coatte, di regime, dipendenti dalle multinazionali?

 

Mantua vs Berghem

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MantuaUn mio amico manager nel settore cultura e turismo, innamorato di Bergamo, convinto che sia la più bella città d’arte della Lombardia, a precisa domanda, confessa di non essere mai stato a Mantova (dove io invece ho vissuto un anno, obiettore di coscienza assegnato all’ufficio del turismo).

Mi chiede se valga la pena spenderci un fine settimana, magari romantico.

Gli rispondo: assolutamente no, e gli elenco sui due piedi 10 buoni motivi per cui non gli conviene visitare Mantova, pena il crollo delle sue certezze sul turismo cultura e romanticismo:

1) lo skyline: il profilo della città ducale appare sospeso sulle acque, subito percepisci la città rinascimentale come scenografia ideale dell’edificio guida, il castello, la corte, e tutto quello che offre in coerenza, eleganza e leggerezza (must pittura: il Mantegna della camera degli sposi, versione privè della cappella sistina; must architettura: il cortile della Cavallerizza);

dopo questo skyline “città d’arte” con grazia, la ns Walled City, dominata dalla sagoma incombente del Seminario, ti sembrerà quello che è, un’accozzaglia edile chiusa, dura, petrosa,

Bergamo è un mattone pesantemente caduto dal cielo, Mantova un miraggio che sorge dall’acqua.

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2) il Mincio: il suo temperamento sentimentale, primavere/estati d’esuberanza gioiosa, autunni/inverni di melancolia sublime, sempre struggente,

strutturato come un carattere psicologico, tre personalità:

> l’io Mincio dal Garda a Mantova, azzurro, bello, risorgimentale, oleografico,

> il super-io Mincio di Mantova, che diventa un lago (a sua volta tripartito: superiore, di mezzo, inferiore) che circonda la città e produce un miracolo, ile isole di fiori di loto, che ti vien voglia di camminarci sopra

> e l’inconscio Mincio, da Mantova al Po, nella deep Po valley, lento, verde, majestic, con strutture ed esperienze d’altri tempi (il ponte di barche, le chiuse di Leonardo)

un corso brevissimo, ma un’importanza, un carisma e un carattere da grande fiume, per questo io lo chiamavo il Minciossipi,

Puoi anche affittare una house-boat, specie di camper d’acqua, senza patente, risalire fino al Garda o discendere al Po. Dopo aver navigato il Minciossipi,  i nostri Serio e Brembo ti sembreranno quello che sono: torrenti, non fiumi.

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3) la basilica di S. Andrea: per gli amanti del genere un orgasmo, e non di orpelli, ma di volumetria, di percezione fisica dello spazio;

lunghissima, stretta, altissima, niente cappelle, orpelli o altre cazzate, un perfetto e funzionale palasport dello spirito, ti fa sentire quello che sei, un microbo, impressionante,

e da fuori non la vedi, non  esiste, quasi completamente camuffata nell’edificazione urbana, vedi solo la facciata, irreale, che sembra un arco di trionfo romano, e un ingresso laterale, che sembra di un’altra chiesa,  essendo dall’altra parte della città.

Una basilica che non c’è, interno puro.

Nel film “Il mestiere delle armi” di Olmi è davvero filmata da Dio.

Dopodiché, se pensi alle nostre chiese, capisci che non ce l’abbiamo una chiesa così, capace di darti questo genere di orgasmo d’interni continuato. S.Maria Maggiore è da orgasmo d’orpelli, e già la seconda volta ti stanca; il Duomo è solo per orgasmi audio quando è in organo;

S.Agostino in teoria, ma una chiesa sconsacrata è un forma-struttura priva di senso, come una Ferrari senza il motore, non è buona neanche da esposizione.

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4) la cucina anfibiotica: se sei più di un turista, e vuoi entrare nello spirito del paese esotico come un vero viaggiatore, ti parlo di trattorie dedicate all’antica cultura autoctona della cucina anfibiotica: gamberi di fiume, rane, lumache, lumachine…

in alternativa, puoi ripiegare sui classici tortelli di zucca, o su un risotto alla mantovana, e a seguire stracotto d’asino e per finire bicchierino di rhum invecchiato, niente ghiaccio, temperatura ambiente.

Dopodiché casoncelli e coniglio e grappino ti sembrerà il parente povero, insipido.

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5) palazzo Te: ll’apoteosi dell’edificio inutile, dell’architettura effimera, senza funzione, puramente dilettevole, capolavoro di Giulio Romano,

palazzo per feste, la socialità come momento teatrale,

regno delle illusioni, una stanza che ti crolla addosso (la sala dei giganti), la facciata monumentale fine a sé stessa, come una quinta teatrale, per esibire un enorme giardino, che del resto ha il solo scopo di occultare un piccolo giardino segreto…

dopo Palazzo Te, le nostre dimore storiche ti sembreranno quello che sono, residenze borghesi, un po’ più grandi.

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6) biblioteca Teresiana: creata da Maria Teresa d’Austria a fine 700, il secolo dei lumi, l’epoca felice del Lombardo-Veneto come provincia meridionale dell’Impero Austro-Ungarico,

con l’idea di raccogliere, riunire il sapere, e farne uno snodo, un punto di incontro – l’equivalente dei grandi server di oggi – e quindi un centro di produzione culturale,

ma è anche il sogno realizzato di ogni bibliofilo, un castello di libri, di parole, una torre di babele nelle quale arrampicarsi.

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7) Valeggio: il ponte visconteo, e sotto il ponte i mulini del borghetto, oggi convertiti in ristorantini e negozietti,

qui realizzi la gioia infantile del presepio a grandezza reale, qui fatturano in turismo più che in tutta città alta,

e capisci cosa potrebbero essere Porto Clanezzo o Porto Calepio, invece che ruderi abbandonati, infrattati in angoli ignoti di Brembo e Oglio.

foto per UNESCO Comune di Mantova

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8) teatro Bibiena: qui ci sarebbe da scrivere un saggio, ti dico solo vai, prova una serata al teatro Bibiena, e il nostro Sociale ti sembrerà uno spazio misero, e il Donizetti deprimente.

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9) Castellaro Lagusello: un borgo cinto, incastellato, sulle rive di un laghetto a forma di cuore, che in primavera diventa rosso,

detto così e visto così potrebbe sembrarti anche vomitevole, in realtà è realmente incantevole,

non mi viene in mente un competitor degno in Bergamoland, forse il laghetto di Gaiano, con la valle del freddo, ma è più da un cuore in inverno.

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10) gli amanti di Valdaro: l’immagine che non ti scorderai, dopo Mantova porterai con te  questa immagine dell’amore eterno, questo incredibile ritrovamento, una tomba del paleolitico, conservata e visibile in teca così come è stata trovata al Museo Archeologico.

Dopodiché, le nostre celebrate danze macabre del Bonomini in Borgo Canale o dei Disciplini di Clusone, ti sembreranno cose morte.

Questa è la superpotenza dell’amore terreno che trionfa sulla morte, e surclassa il “finché morte non vi separi” cattolico.

E non ti ho parlato delle cose più note, Palazzo Ducale, il Castello, la Camera degli Sposi, il Cortile della Cavallerizza… e poi Sabbioneta, l’utopia rinascimentale della città ideale, con quel suo Teatro Olimpico…

Aggiungi che a Mantova van tutti in giro in bici, niente stress subalpino, si relax food/wine via emilia, e se ti rivolgi a uno sconosciuto non ti prende per malato mentale, e le donne, anche quelle magre, hanno la risata grassa facile…

Alla fine l’amico ha deciso di fare un giro a Mantova, ma invece di ringraziarmi mi ha dato dello stronzo: se tu, mi ha detto, mettessi questa convinzione nel raccontare 10 motivi per venire Bergamo, invece di parlarne sempre male…

 

 

 

 

 

nascituros, morituros, 5 sensi 1 anima

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(Leone XIV latin version su aborto, eutanasia; trad. it. in coda) 

natura mater nostra est

deus pater noster est

a natura nascor

in natura morior

sensus quinque anima una

ita est hominis naturalis configuratio

nullus homo naturam fugere potest

nullus senatus legem dictare potest

nulla ecclesia quidquid proibire potest

noli mutare corporis caducitas

noli abusare corporis tui fratris per tui corporis additionem

noli tradere spiritus istantis ad machinas frigidas

quid est homo nisi  brevis momentus sensorum armoniae

quid est amor quid dolor nisi passiones corporis in spiritu ardens

quid est aeternitas nisi hac coscientia de sensorum transitus

humanum est curare

humanum est morbum pugnare

humanum est naturae legem acceptare

humanum est se submittere ad voluntatem dei

humanum est nascituros pietate tenere manu amorosa

humanum est morituros pietate dimittere manu amorosa

humanum est in corporis aut animae gelu sibi mortem dare

fides ratio suprema est

fides scientia mater est

fides amoris lex est

EGO VOS SUM

(Natura madre nostra, Dio padre nostro, dalla natura nasco, in natura muoio,

5 sensi e 1 anima, così è la configurazione umana,

nessun uomo può fuggire la natura

nessun parlamento può dettare legge

nessuna chiesa può proibire qualcosa

non sovvertire la caducità del corpo

non sfruttare il corpo dei tuo fratello per arricchire il tuo

non consegnare l’attimo fuggente alle fredde macchine

che cosa è l’uomo se non un beve momento di armonia dei sensi

che cosa sono l’amore, il dolore se non passioni di un corpo in spirito ardente

che cosa è l’eternità se non questa coscienza della transitorietà dei sensi?

È umano curare, combattere la malattia, accettare la legge di natura

È umano sottomettersi alla volontà divina

E umano tenere pietosamente chi nasce con mano amorosa

E umano lasciar pietosamente andare chi muore con mano amorosa

È umano nel gelo del corpo o dell’anima darsi la morte

La fede è ragione suprema

La fede è scienza madre

La fede è legge d’amore

IO SONO VOI

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http://paolomassimotestaphotography.tumblr.com/

messaggio di fine anno di papa Leone XIV

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Un anno intensissimo, volato via.

Ringrazio prima di tutti il Signore, per avermi rotto un ginocchio: l’esperienza della disabilità mi ha dato umiltà, pazienza, mi ha costretto a chiedere aiuto, mi ha fatto capire che abbiamo sempre bisogno di stampelle, e che noi stessi siamo stampelle.

Dico grazie agli editori che quest’anno hanno pubblicato miei lavori e agli imprenditori e ai manager che mi hanno “dato lavoro”: Andrea, Angelo, Antonio, Bob, Corinna, Fausto, Filippo, Giovanna, Giovanni, Matteo, Tullio.

E grazie a collaboratori, colleghi, creativi, commerciali con i quali ho lavorato per avermi sopportato e stimolato (e a volte scarrozzato!): Alice, Benedetto, Consuelo, Daniela, Elisa, Emmanuela, Federica, Federico, Faustino, Francesca, Gianni, Guido, Iris, Luigi, Nicola, Valeria, Tiziana.

Chiedo scusa a coloro che ho deluso (Gloria, Marco, più quelli che non so) per non aver saputo rispondere pienamente alla richiesta creativa.

Chiedo perdono a chi ho trascurato, dimenticato o ignorato; a chi ho offeso, insultato o ferito con le mie parole e i miei post.

Grazie infine a tutti gli amici, ai familiari, alle persone incontrate un giorno e a quelle frequentate ogni giorno; grazie ai lettori di questo blog, grazie a chi mi parla, a chi mi vede, a chi mi sorride e a chi mi sfotte.

Per il nuovo anno, l’invito che rivolgo agli operatori della comunicazione è questo:

salviamo la piccola, nobile e meschina città di Bergamo dalla sua secolare tendenza alla chiusura, tiriamo fuori e offriamo il calore nascosto sotto la cenere!

Un augurio, un abbraccio, mille baci!

Leone

 

ASTINO è MIA

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Anche a me il monastero di Astino sta particolarmente a cuore,

un luogo millenario, non secolare, già monastero, cascina, caserma, manicomio, in abbandono da decenni, riaperto in questi mesi per un’expo special opening  con il senso di un test, o forse di uno spot;

è da quando andavo al liceo che sento parlare di idee per Astino, si è parlato di centro congressi, golf club, museo, università;

certo pochi si sarebbero aspettati questa apertura food&drink, ma dobbiamo ammettere che serviva uno shock per attirare gente, sentimenti, idee, critiche…

Oggi siamo tutti d’accordo:  l’utilizzo come locale estivo non può essere la prospettiva, sarebbe miope, sarebbe sprecato: considerati il valore, il senso, la magia del luogo, si reclamano intenzioni più forti, e condivisibili.

Si tratta di prendere coraggio, e non specchiarsi in facili e falsi scenari futuribili, come la scuola esclusiva d’alta cucina e simili;

basta guardare l’edificio e cogliere il richiamo che esprime per vedere che il futuro di Astino è rintracciabile nel suo passato, sovvertiamo il feudo e abbiamo il modello del km0, piccola community auto-sostenibile. E oggi la community virtuale si espande oltre la rete, nel mondo reale, e reclama  spazi comunitari.

Io immagino un manifesto esemplare, una nuova community esemplare:  l’abbazia-feudo 2.0, dove coesistono il km0 delle colture e il km1000 delle culture,

intendo cioè un sistema autonomo di economia neo-curtense, circolare, sostenibile,

esperimento doppio, di colture e cultura, una lezione di sostenibilità che ci viene dal medioevo,

intendo un progetto globale di ripresa del territorio e delle pratiche ad esso connesse: al centro del progetto il giacimento slow food, mais, frumento, luppolo, erbe medicinali;

sinergico al progetto agricolo il progetto zootecnico, galline, conigli, maiali;

quindi il progetto laboratori artigiani, fornaio, salumiere, falegname, fabbro, scalpellino;

poi il centro culturale, biblioteca, centro studi e convegni sul medioevo sostenibile;

infine l’ospitalità, mensa, spaccio, libreria, bottega artigiana, dormitorio frugale.

In questo modo il monastero potrà offrire cultura, ospitalità e prodotti; potrai mangiare polenta e coniglio o pane e salame realmente autoprodotti; troverai libri, oggetti, alimenti prodotti dal monastero, ma soprattutto un esempio di rinascita in economia-ecologia di un universo coerente, esemplare e funzionale.

Le persone, le competenze, la community vocata a questo progetto esiste già.

Chi ha bisogno di esempi pratici, pensi o vada all’abbazia di Novacella, che da sempre è qualcosa del genere, un piccola valle-feudo con abbazia, molto più grande di Astino, che produce vini, distillati, ospitalità, e monocultura cattolica;

chi preferisce visioni laiche, pensi a una nuova-novacella slow food, livello gambero rosso, tutto bio e km0, e multi-culturale, meta di pellegrini europei ed extra,

che vuole cultura, lo immagini come luogo cult, appuntamento must, il convegno storico + film festival “secoli bui”, con lectio magistralis di grandi guru, history, philosophy, economy e cinema di culto  film/docu/3D ambientazione a.D 475-1492, questo d’inverno, in primavera invece festival musica antiqua/medievale + happening erbe officinali;

chi ha visione social, di condivisione, immagini ospitalità su standard da monastero (cella, branda) a prezzi da ostello, e polenta coniglio e pane salame da gambero rosso, a prezzi popolari, e anche uno spazio dormitorio e mensa popolare, per tutti, anche chi non ha soldi.

Riprendiamoci Astino, è il luogo giusto per tentare, tracciate la via del futuro sostenibile-solidale, come una missione a casa nostra, per questo propongo  un titolo/slogan di grado zero, “ASTINO è MIA”, al contempo veritiero e sovversivo:

la Misericordia Maggiore non è forse un chiaro invito ad alzare il livello della condivisione?

l’acqua di Medju-Gori

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preghiera a san giorgio gori,

mio caro e amato giorgio gori ti prego riapri la fontanella d’acqua potabile in piazza s.anna,

capisco la siccità e il divieto a lavare il suv ma sigillare le fontanelle in questi giorni è davvero sbagliato,

va bene mettere il rubinetto, ma perché sigillare?

Ieri nella mia condizione di disabile ho preso coraggio, in stampelle sono sceso in strada ho fatto il giro dell’isolato sono arrivato in piazza avevo un bisogno assoluto di bere, e ho trovato la fontanella sigillata,

i poveri clochard della piazza mi hanno rivolto uno sguardo, come a dire: hai visto che crudeltà?

I bar della piazza, con le loro bottigliette di plastica a caro prezzo, mi sono sembrati un insulto alla sete, bisogno primario che una città come la nostra ha sempre saputo soddisfare fin da tempi remoti, con acquedotti, sorgenti, fontanili…

L’acqua di Bergamo è sempre stata un’acqua eccellente, denominata col nome del sindaco di turno, buona e fresca, miracolosa,

tanto che ieri, nella morsa della sete, ho avuto questa visione: potremmo anche imbottigliarla come acqua santa,  e chiamarla

l’acqua di Medju-Gori

e dopo una bella sorsata ristoratrice esclamare: wow!

eros e tempo

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CharlotteOK

L’età non conta. Il sesso, come l’amore, non ha età.

Quando il buon Parise sostenne nel suo celebre saggio che il sesso è praticabile solo dai venti ai trent’anni, si riferiva alla ginnastica.

Qui parliamo di sesso vero, di orgasmi veri, apocalittici, di persone mortali, mosse da una concezione umanista della vita, non scimmiesca.

Le persone, i corpi delle persone, come le moto, o le case, quando sono nuove funzionano bene, ma non significano nient’alto che la propria funzione. Col tempo, con i segni del tempo, con i difetti, acquistano pregnanza, senso, carattere, umanità. Più rughe, più cicatrici, più segni sulla pelle.

Il corpo è un testo, una donna che ti guarda negli occhi mentre si sfila le mutande, quello è un libro aperto. Allora l’ansia di possesso diventa desiderio di condivisione.

Non so che farmene di una ragazzina acqua e sapone, casa e palestra. L’idea di scambiarci effusioni, kilowattora e umori circolanti non mi eccita. Io cerco la coscienza del corpo, il pudore della decadenza.

Voglio stringere decenni, non natiche sode. Voglio carezzare  seni cadenti, sudati, non mammelle rifatte, fredde, morte, da museo. Desidero entrare in altri mondi, vivere altre vite, percepire il passato altrui. Preferisco indossare camicie lise, maglie lasche, scarpe sformate, roba usata.

Non si tratta di fingere che il tempo si sia fermato, non parlo di ristrutturazioni che riportano all’antico splendore (che bestemmie ignoranti produce il nostro tempo!). Parlo del vero senso della bellezza e dell’eros, che è nel tempo incarnato, nell’edificio in rovina, nei segni profondi, che urlano d’amore, che più hanno vissuto e più bramano vita, brandelli di vita,  fotogrammi sbiaditi che valgono più di intere cineteche digitali.

In realtà la bellezza carnale, l’erotismo reale, fiorisce sul viso e nel corpo di una persona solo dopo che questa persona è consapevole di tutti i suoi anni. Gli sguardi, le parole: sto parlando del paradiso della conoscenza. L’unica zona erogena che conosco.

(dalla rubrica “Il maschio alfa” by Leone, leggi tutto su CTRL magazine. In photo: Charlotte Rampling)