se io fossi un designer molto giovane

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Mendini

Se io fossi un designer molto giovane avrei la certezza che oggi questo mestiere è molto difficile, perché è a una grande svolta, e non si sa bene metterlo a fuoco (…)

Lo chiamerei, perciò, con il nome di BLACK DESIGN, un design “dove si vede nero”.

(…) oggi, nonostante molti slogan liberatori, gli animi delle persone sono chiusi a difendere una involuzione vischiosa che sembra accettare, ma che di fatto esclude, la diversità e la novità. (…)

(…) cercherei comunque la forza (la generosità) di espormi al disagio dell’ignoto, alla ricerca (finalmente, dopo tanti anni di dominio prevalente della cultura logica) di generi di design più completi, stratificati e magici, di DESIGN EMOZIONALI (…)

Vorrei vivere l’esperienza del ritrovamento di un uomo ancestrale e amoroso, formulare il manifesto “iper-moralista” di un DESIGN ANTI-MONDANO, vorrei che il mio disegno sapesse assorbire fame, violenza, povertà, diseguaglianza.

(…) e vivrei un progetto di disponibilità che conducesse a nuovi oggetti non violenti, calmi, poetici, delicati, adatti ai palcoscenici su cui i nuovi uomini svolgeranno i “riti e le fantasie di clan” del loro prossimo futuro di “persone vive, ma destinate a morire”.

(…) Metterei in gioco anche la mia personale perdizione, la mia credibilità, il mio isolamento, perché ogni nuova epoca richiede un ricorrente impegno, spesso senza possibilità di ritorno.

Come in una passeggiata spaziale, compiuta in un “vuoto” di merce e di metropoli: un DESIGN ERRANTE per una comunicazione culturale fra gli uomini,

mentre il DESIGN INFORMATICO dilata all’infinito il nirvana del proprio freddo cervello.

Alessandro Mendini, estratti da “Caro giovane designer”, 1984;

tutti gli scritti di Mendini in http://www.ateliermendini.it/index.php?page=scritti