Amore e Psiche al tempo di WhatsApp

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Niente telefonate. Tramite WhatsApp, fin dal loro primo incontro si mandano un unico messaggio: Solito posto, solita ora? E la risposta invariabilmente è: Si.

Quando si vedono, non si perdono in domande, discorsi, richieste, promesse, attese. Passano tutto il loro tempo, che non è mai abbastanza, facendo l’amore. Una pura storia d’amore, solo d’amore.

Ma una mattina Psiche, svegliandosi dopo aver sognato i suoi baci, rimirando l’immagine di lui su WhatsApp, gli manda un messaggio che è un ordine, o forse una preghiera: Dimmi che mi ami.

Quando lo riceve, lui diventa di marmo. Non risponde subito. Lascia passare l’intera giornata. Sul far della sera, su WhatsApp, le manda un lungo messaggio. Te lo dice il mio corpo quanto ti amo, quanto ti voglio. Le parole e le aspettative rovinano tutto. Ogni cosa finisce. La malinconia fa parte di me, fa parte dell’amore. Non posso prometterti fedeltà.

Psiche lo rilegge più volte, poi spegne il telefono. Ora anche lei è di marmo. Si guarda allo specchio. Viveva sulle ali di un sogno d’amore. Si ritrova sola in una stanza densa di consapevolezza e malinconia. Un velo plumbeo le avvolge il cuore.

Lo stato d’innocenza è perduto. Il pensiero di lui non le dà più gioia luminosa, ma infinito dolore. Le sue parole – ogni cosa finisce, non posso prometterti fedeltà –  le risuonano come campane funebri, mentre le parole che bramava come acqua nel deserto – ti amo, amo solo te! – non arriveranno mai.

Non dorme. Tra di loro, tra le loro labbra, ci sarà sempre una distanza, una piccola distanza incolmabile. Il cuore le suggerisce il messaggio che gli manderà domani, l’ultimo messaggio. Hai ragione. Il nostro amore è stato bellissimo. Addio!

Quando la mattina accende il telefono per mandarglielo, per prima cosa vede che l’icona di WhatsApp brilla, e nella chat trova tre messaggi che lui le ha inviato nella notte: Hai ragione tu, amore mio. Vincerò ogni paura. Ti amo. Con le dita tremanti, e il cuore in tumulto, gli risponde: basta stronzate e messaggi inutili, vediamoci al solito posto.

(photo, Amore e Psiche, Villa Carlotta)

 

biblica erotica – canticus canticorum

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statura tua assimilata est palmae et ubera tua botris

ascendam in palmam
et apprehendam fructus eius


et erunt ubera tua sicut botri vineae 
et odor oris tui sicut malorum

guttur tuum sicut vinum optimum 
dignum dilecto meo ad potandum 
labiisque et dentibus illius

veni dilecte mi egrediamur in agrum et commoremur in villis


mane properabimus ad vineas 
videbimus si floruit vinea si flores aperiuntur si floruerunt mala punica


ibi dabo tibi amores meos

mandragorae dederunt odorem 
in portis nostris omnia poma optima 
nova et vetera dilecte mi servavi tibi

sei statuaria e slanciata come una palma, i tuoi seni sono come grappoli

salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri

siano per me i tuoi seni come grappoli d’uva e il tuo respiro come profumo di mele

il tuo palato è come vino squisito che scorre morbidamente verso di me e fluisce sulle labbra e sui denti

vieni, amato mio, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi

di primo mattino andremo nelle vigne e vedremo se germoglia la vite, se le gemme si schiudono, se fioriscono i melograni: là ti darò il mio amore

le mandragore mandano profumo; nei nostri pertugi ogni specie di frutti squisiti, acerbi e maturi: mio amato, li ho conservati per te

Biblica Erotica-  Leone XIV –  Canticus Canticorum 7, 8-14

imago: Amore e Psiche by Antono Canova