i Leoni e la Morla

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bergamo_da_torre_galgario_1840

Settimana scorsa un cane fifone di nome Leone che stava annegando nella Morla è stato salvato da due vigili veramente tali:

il cane Leone, meticcio anziano, sfuggito al padroncino, in cerca di refrigerio per la gran calura, saltava nella Morla e non riuscendo più a risalire l’argine, andava in affanno.

Ormai stremato, veniva salvato da due vigili urbani che con prontezza di spirito si calavano nella Morla e utilizzando un telo riuscivano a issarlo in salvo, per la gioia del suo padroncino (e di tutti noi).

Non è la prima volta che la Morla si rivela fatale ai Leoni.

Dalle cronache di Bergamo:

1840 notte d’estate, lo studente d’arte Leone Mazzoleni, solito  arrampicarsi sulla Torre del Galgario per disegnare vedute della città, di ritorno nottetempo al proprio studio, forse alterato dal vino, scivolava nella Morla battendo il capo su una pietra, e annegava in mezzo metro d’acqua.

1932 notte d’estate, l’ardito Leone Palazzi, proveniente dal Galgario, appena superata la Morla, per cause non accertate (forse l’improvviso attraversamento di un cane) perdeva il controllo del mezzo e moriva “per fatale incidente motociclistico” (come recita una lapide tuttora visibile in via Galgario, sul muro di cinta della Questura, all’altezza del bar Oasi)

1973 sera d’estate, il bambino Leone Belotti, addentratosi per dimostrare il proprio coraggio nel tratto sotterraneo della Morla all’altezza di via Bono, perdutosi nei cunicoli, assalito dai ratti, frastornato, veniva infine tratto in salvo in zona Galgario da Don Leone Lussana, oggi parroco di Torre Boldone.

Morale della storia: il tratto Morla-Galgario, nei pressi  dell’ufficio extracomunitari della Questura e del bar Oasi, dovrebbe recare un cartello con la scritta: hic sunt leones.

(imago: la Morla vista dalla torre del Galgario, 1840)