Bergamo capitale della vecchiaia

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il vero problema non è la vecchiaia ma la mentalità vecchia, che non ha età,

e ci impedisce di vedere e cogliere le opportunità del target senile,

siamo il paese più vecchio del mondo

ma essendo succubi della cultura anglo giovanilista consumista

soffriamo una carenza cronica di servizi, prodotti, idee e cultura “de senectute”,

mettiamoci nell’ottica che il mercato del futuro non sono i giovani, ma i vecchi,

parliamo dell’unica fascia di consumatori dotata di potere d’acquisto

la generazione over 70 detiene beni, case, privilegi e sicurezze

ma è stanca di viaggiare, mangiare e spendere, vorrebbe qualcosa di più,

e dunque meno centri commerciali e più servizi alla persona,

nuove figure professionali, nuove modalità di trasporto e utilizzo della città,

nuovo tipo di mobilità e di accoglienza,

rimoduliamo ogni parametro di beni e servizi, la casa, i trasporti, la cultura,

soprattutto, occorre ripensare la “casa di riposo”,

l’unico tipo di struttura ricettiva che ha sempre il tutto esaurito e code in lista di prenotazione, cominciamo a cambiare, arricchire la definizione,

pensiamo a delle cascine di riposo, dove vivere in benessere basico,

a degli agriturismo di riposo, a villaggi di riposo dove svernare,

pensiamo al vecio come risorsa, e non come peso, più “scambi” sociali intergenerazionali, più “pensionati” misti studenti/anziani con evidenti sinergie di convivenza tra studenti universitari fuori sede “ospitati” da nonni soli “resident” in cambio di service-badante,

pensiamo a case editrici di riposo, dove dedicarsi a riscrivere la propria vita come un romanzo, diffondiamo la letteratura senile come più eccitante e utile della letteratura giovanile,

non dimentichiamo i casini di riposo, perchè la vecchiaia non per tutti è pace dei sensi,

l’immagine di giovani uomini e donne dediti alla seduzione e di anziani sorridenti asessuati è superata, anche l’erotismo sta diventando roba per vecchi,

creiamo un festival-fiera della vecchiaia, con idee, prodotti, progetti in grado di andare oltre l’attuale offerta, che è inadeguata, soprattutto concettualmente.

Per diventare “capitale della cultura”, che è un concetto superato, vecchio e inutile, si sono messe in gara 20 città,

Per diventare “capitale della vecchiaia”, e creare davvero innovazione economica, sociale e culturale, nessuna.

Ho chiesto a un ex partigiano come dobbiamo relazionarci con queste vecchie amministrazioni sorde che col sorriso stampato fanno finta di promuovere la cultura per i giovani.

Risposta irripetibile per svariate ragioni, ma immaginabile.

Se pensavamo di liberarci dei vecchi, farli fuori, emarginarli, ridurli in miseria, pagargli l’ospizio, bene, abbiamo fatto fiasco,

i vecchi sono i padroni del paese, il futuro del paese è nelle loro mani,

saranno loro a ospitarci all’ospizio,

dunque cerchiamo di immaginare un mondo più gradevole per i vecchi di oggi,

e vivremo meglio  tutti.

(imago Dado Ruspoli e Ingrid Thulin, dal film “La casa dei sorrisi” di M. Ferreri, orso d’oro a Berlino 1991)