ieri sera sono uscito con David Bowie, Franz Kafka, Lady Stardust e altri 4 fantasmi più vecchi

play this post

2015_2261_0080

In morte di David Bowie, ho rimesso in funzione un vecchio giradischi, e ascoltato tutta la sera quel vecchio long playing, facendo fuori una bottiglia di vodka, davanti alla mia libreria,

sulle note della signorina polvere di stelle, ho riaperto i Dubliners di Joyce, ricordi David quel racconto intitolato “polvere”?

seguendo la polvere, mi sono ritrovato tra le mani la Bibbia, il Qoelet, polvere siamo e polvere torneremo (a questo punto ci sarebbe voluta la polverina bianca), tutto è vanità, vanità delle vanità,

e poi Change, la fantastica c c c c c c change, che mi fa chiudere di scatto il capitolo polvere, e mi fa venir giù dalla libreria il mio buon Franz, vecchia Europa, Mitteleuropa, con la sua Metamorfosi, è così David, tutto cambia, tutto è change, tutto è metamorfosi, un momento sei Dio, un momento dopo sei uno scarafaggio,

ormai ubriaco, in fase allucinatoria, eccomi a passeggio per Bergamo Centro con David e Franz, e curiosamente mi rendo conto di un fatto, grazie a Franz, alla sua passione per la pavimentazione stradale

(non avrei mai potuto scrivere il Castello senza l’eco dei miei passi sul vecchio lastricato praghese),

che mi notare come in più vie urbane, Borgo Palazzo, S.Tomaso, viale Roma, cioè quelle vie che dovrebbero essere il cardine della città pedonale, il lastricato storico, che siano cubetti di porfido o pietre serene, è ricoperto da una colata nero-scarafaggio di asfalto-catrame,

è una copertura provvisoria, dico,

e da quanto, mi chiede Franz, da anni, rispondo,

e a cosa serve, mi chiede, non lo so, rispondo,

e penso: tanti discorsi sulla smart city, sulla città d’arte, e non sappiamo nemmeno valorizzare la bellezza delle vie lastricate con pietra naturale.

Cambio scena, cambio canzone,

ci ritroviamo in un privè tra l’inferno e il purgatorio (è la Domus, in piazza Dante), con me, David e Franz adesso c’è il vecchio Ovidio, con le sue Metamorfosi in due volumi BUR,

arrivano le birre, le mediocri birre Otus, e io al primo sorso penso alla birra buona, e dico: datemi una mano, ragazzi, devo trovare un filo conduttore per il prossimo numero dell’Osservatore Elaviano (che è il fogliettone di letteratura luppolacea del birrificio Elav);

qual è il tuo problema, mi ha chiesto David, e io ho spiegato: nel prossimo numero dell’Osservatore Elaviano pubblicheremo 40 racconti brevi “raccolti” durante la Yule Fest Elav di fine anno,

i “racconti raccolti” sono il frutto di una performances che si chiama PWS, pub writing session, cioè: al pub raccontami una storia e io ne farò un racconto da pubblicare al pub (queste PWS le facciamo in squadra, con i writer del magazine CTRL)

bene, questi 40 racconti sono divisi in quattro temi/colore: bianco, storie fantasy; rosso, storie di gelosia; verde, storie di gioco e di sport; nero, storie/amarcord di persone che ci hanno lasciato;

quindi mi sono rivolto a Ovidio: mi serve un tema mitologico da mettere in copertina, mettiamo sempre figure mitologiche in copertina;

scusa, mi ha detto Kafka, ma non era meglio se prima stabilivi i personaggi mitologici guida, da mettere in copertina, e in base a quelli poi stabilivi i temi delle storie?

Ma David guardandomi e sorridendo ha detto: è un italiano!

Ho capito, ha risposto Kafka, ha bevuto la sua acqua, e poi ha dichiarato: il filo conduttore che stai cercando è il filo di Arianna.

E David: io sono Teseo, il Teseo bianco

A quel punto Ovidio, gasatissimo, è schizzato in piedi con le sue Metamorfosi tra le mani: Teseo rappresenta il bianco fantasy, se volete vi racconto tutte le sue imprese, ne ha fatte di tutti i colori, e tutte di genere fantastico, e se metti insieme tutti i colori ti viene il bianco, giusto?

David ha esclamato: the famous WhiteTeseo!

Poi, quasi cantando, sottovoce (traduco a braccio):

Teseo parte da Atene e veleggia per Creta con la mission Minotauro Killing,

deve entrare nel Labirinto e ammazzare il mostro mezzo uomo e mezzo toro;

ma ecco che appena arrivato a Creta si innamora della rossa Arianna, figlia di Minosse King,

lei ci sta, e se la godono un po’; lei ci sta, e se la godono un po’ (ritornello)

Dopo il ritornello, ecco l’acuto in puro stile bowie: Cazzo! La mission, devo andare a compiere la mission!

così Arianna gli dà un gomitolo di filo per poter entrare e uscire dal Labirinto senza perdersi;

al che David pare perdersi nel suo mondo, e resta incantato.

E allora Ovidio prende la parola e continua la storia: Teseo va, ammazza il Minotauro, torna…

David: ma ecco Arianna sola sulla spiaggia, ed ecco arrivare un gruppo di giovani atleti in festa, tra di loro come un principe c’è il giovane Bacco… Ovidio: e siamo al verde Bacco, il giocoso Bacco, il campestre Bacco…

Franz: si, e siamo al rosso gelosia, Arianna allegra e lasciva tra le braccia di Bacco, un palestrato beone piacione fannullone, senza cervello né carattere, tutto l’opposto di te, David, il coraggioso e creativo Teseo, che te ne torni ad Atene…

Ovidio: e sei talmente depresso che ti dimentichi di issare la vela bianca, e tuo padre Egeo, vedendo dalla torre arrivare la tua nave con la vela nera, deduce che sei morto, e per la disperazione si butta in mare, in quel mare che poi da lui prenderà nome di Egeo,

Franz: e siamo al nero-memory, che è poi il nero Minotauro.

A quel punto avevo i miei 4 personaggi mitologici di copertina, Teseo, Arianna, Bacco e il Minotauro, che rappresentano la fantasia, la passione, il gioco e la morte, che sono i temi dei racconti, abbinati ai colori bianco, rosso, verde e nero.

Un attimo dopo i miei amici stavano scomparendo e io mi risvegliavo davanti alla mia libreria.

Grazie amici, non so come ringraziarvi!

Grazie David, per avermi fatto rivedere certi vecchi amici come Franz e Ovidio;

grazie Ovidio per avermi fatto conoscere i tuoi vecchissimi amici Minotauro, Teseo, Arianna e Bacco, che ricordavo vagamente;

e grazie Franz per esserti prestato ad aiutarmi a strutturare l’Osservatore Elaviano, che onore,

e grazie a Gianni Canali per questa foto fatta a fine serata (la sfilata di Arianna!)

e grazie anche agli amici in carne e ossa, per non rompermi troppo quando decido di fare serata in casa con gente che sarà anche morta, ma ha sempre tante cose interessanti da raccontare.

50 sfumature di promessi sposi

play this post

ELAV_4_PREV_TOT_3_Luglio_B_Pagina_04

Quello che pochi sanno, è che il Manzoni, oltre che ricchissimo di famiglia e amicissimo del potere, quale che fosse (francesi, austriaci, piemontesi, e lui diventava repubblicano, mitteleuropeo, italianista) era soprattutto un sessuofobico della peggior specie, morboso come un cattolico, bigotto come un calvinista.

Per rendersene conto basta leggere senza paraocchi i brani  sulla Monaca di Monza, l’unica donna  non frigida de I Promessi Sposi, il romanzo che il Manzoni stesso, divenuto Ministro dell’Istruzione del neonato Regno d’Italia, impose come testo obbligatorio in tutte le scuole del regno: un abuso di potere che incredibilmente si protrae ancor oggi!  Ecco che cos’è la famosa ironia del Manzoni!

Ma con la Monaca di Monza (Gertrude, ispirata a un personaggio realmente esistito, Marianna de Leyva, 1575-1650) il Manzoni perde il controllo, e rivela il suo lato oscuro.

Fin dalla prima cosa che dice su di lei, vediamo la condanna (e l’attrazione):

Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista  un’impressione di bellezza sbattuta, sfiorita, direi quasi scomposta.

Subito dopo, si focalizza su occhi e labbra: due occhi neri neri si fissavano in viso alle persone, come un’investigazione superba; talora si chinavano in fretta, come per cercare un nascondiglio. Le labbra spiccavano in quel pallore: i loro moti erano, come quelli degli occhi, subitanei e vivi, pieni d’espressione e di mistero.

Descritto l’aspetto, passa a raccontarne tutta la storia di bambina predestinata al convento sino al fatto che segna la sua condanna: quel lato del monastero era contiguo a una casa abitata da un giovane, scellerato di professione. Allettato anzi che atterrito dai pericoli e dall’empietà dell’impresa, osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose.

Ci siamo, da questo punto in poi il peccato e il piacere sono indissolubilmente legati:

provò una contentezza viva, nel vuoto uggioso dell’animo suo s’era venuta a infondere un’occupazione forte, continua e, direi quasi, una vita potente; divenne tutto a un tratto più regolare, più tranquilla, smessi gli scherni e il brontolio, si mostrò anzi più carezzevole e manierosa.

Si noti il maschilismo darwinista, per cui la donna è creatura che “ha bisogno” del sesso. Si noti la pornografia velata (in quel vuoto s’infonde qualcosa di forte, continuo e potente!) che uno psicanalista riconoscerebbe da quel “direi quasi” ripetuto, come un lapsus. Andando avanti, l’unico problema è capire se il nostro ci sia o ci faccia, cioè se quando scrive che il delitto è un padrone rigido e inflessibile l’allusione porno sia voluta, o inconscia.

L’ultimo brano, con Gertrude che “coccola” Lucia prima di consegnarla a tradimento agli sgherri di Don Rodrigo, “direi quasi” che non lascia dubbi:

Gertrude, ritirata con Lucia nel suo parlatorio privato, le faceva più carezze dell’ordinario, e Lucia le riceveva e le contraccambiava con tenerezza crescente: come la pecora, tremolando senza timore sotto la mano del pastore che la palpa e la strascina mollemente, si volta  a leccar quella mano; e non sa che, fuori della stalla, l’aspetta il macellaio, a cui il pastore l’ha venduta un momento prima.

Capisci perchè poi gli italiani leggono 50 sfumature di grigio? La cattiva pornografia l’hanno appresa nella scuola dell’obbligo.

(testo by Leone – imago by Studio Temp – tratto da l’Osservatore Elaviano n.4, periodico del Birrificio Elav –   tutte le citazioni sono tratte da I promessi Sposi, le prime due da cap.9, la terza da cap.10, le ultime due da cap.20 )

il manifesto artigianista

play this post

ELAV_4_PREV_TOT_3_Luglio_B_Pagina_02

Il “Manifesto artigianista” o “dell’artigiano indipendente” è il tema-cover de l’Osservatore Elaviano n.4, fogliettone luppolaceo fresco di stampa edito dal birrificio Elav, curato e scritto da me, Leone/Calepio Press, e disegnato dallo studio Temp.

Il  manifesto artigianista nasce da conversazioni con Antonio: la “sovversione pubblicitaria” è il tema del numero, la divinità guida del numero è il Dio degli inizi, il Giano bifronte, che qui diventa l’artiGiano bifronte – -e divinità guida e cover dei n. precedenti sono: 1) la dea madre, 2) Iside regina d’inferno, 3) Eco e Narciso – e qui il linguaggio utilizzato, sovvertito, è quello della pubblicità.

Divertiti, spazientiti, stufi di vedere grandi spot scor.. retti di vario tipo, col nonno che va in bici a prendere il luppolo, e l’altro nonno che butta il luppolo nel pentolone, si è pensato di  scherzare, fare il verso, così, secondo lo slogan “David è Goliardico”,  abbiamo giocato a esagerare, a fare 8 grandi spot elav, scegliendo come testimonial Elav i grandi personaggi storici del territorio,

Colleoni, Nullo, Paci Paciana, il Quarenghi, il Beltrami, Fra Galgario, Fra Calepio, la Monaca di Monza, personaggi assolutamente Elaviani, oltre che hollywoodiani, ognuno a suo modo,

con la pubblicazione dei ritratti “bg-bastards” in 2000 battute che da alcuni anni sto scrivendo  (alcuni già pubblicati nelle cover “bergamanent” di CTRLmagazine, altri inediti).

Ogni testimonielav, come ad esempio Francesco Nullo, è “brutalmente” associato a un valore del brand (l’indipendendenza) e a un prodotto (birra Indie). Facciamo come loro, ragioniamo da giganti, da scienziati del marketing e comunicazione.

Il poster centrale è dedicatato all’atlantelav, con tutti i pianeti e i satelliti dell’universo elav.

ELAV_4_PREV_TOT_3_Luglio_B_Pagina_08

 

Il legame con il prodotto, le birre, come sempre è di pura ispirazione (“questo testo è stato scritto bevendo questa birra”) ma qui diventa anche iper o meta-pubblicitario, in modo esibito: però la cosa assurda, esagerata, e più sovversiva, è che questo Osservatore dedicato all’auto-pubblicità, super ridondante e auto riferito, finalizzato alla mitologia del marchio, non riporta in alcuna pagina, neanche microbo, il marchio Elav!

In origine le indicazioni allo studio Temp erano esattamente opposte, mettiamo il marchio ovunque, anche nella filigrana, rendiamo il marchio assordante! Ma i geni devono aver pensato bene che il silenzio è il suono più assordante,  e facendo finta di niente mi hanno proposto un lay-out senza alcun marchio, e io facendo finta di niente  l’ho accettato, e così Antonio. Parafrasando il Croce, “non possiamo non dirci no logo”.

L’Osservatore Elaviano è reperibile gratuitamente agli eventi e nei pub Elav – a Bg: Osteria della Birra di piazza Mascheroni, città alta; o al Monastero di Astino, o alla sede del  birrificio, a Comun Nuovo.

via le slot

play this post

viaslot

Via le slot dai locali mettiamole in chiesa negli ospizi negli ospedali a finanziare le opere pie direttamente in circolo dal vizioso al virtuoso.

Via le slot dai locali pubblici, dai bar, dai ristoranti, dalle edicole, dal momento che le società concessionarie sono per la maggior parte multinazionali con sede in Lussemburgo e lo stato incassa solo una minima parte del lucro è interesse della collettività far rifluire il fiume di denaro slot (il gioco d’azzardo nel suo complesso è ormai prima azienda italiana per fatturato) in settori di pubblica utilità

e dunque oltre ogni ipocrisia mettiamo le slot in chiesa, santa slot (sicché le chiese tornerebbero a riempirsi, e con animo più lieto il giocatore perderebbe denari a favore delle attività parrocchiali, mensa dei poveri, etc) e negli ospizi, dove i giocatori e gli anziani si potrebbero dare reciproco conforto e sollazzo, o negli ospedali, e in generale in tutti quei luoghi e strutture onlus, no profit, dediti al sociale, alla tutela ambientale, etc.

così se vuoi giocare se vuoi bruciarti cervello nervi e stipendio ci vai a testa alta con l’animo in pace tu metti il tuo vizio al servizio di chi ha bisogno tu vai a fare del bene e quando ti capita di vincere, in chiesa, quel risuonar di monete prenderà il senso del miracolo: e vincerai con le tre Madonne, e sbancherai con la Trinità Divina (Pater, Filius, Spiritus S.)

Via le slot dai locali di consumo, dagli spazi laici, si alle slot negli spazi religiosi, solidali, il gioco è una forma di preghiera, richiede luoghi sacri, e finalità adeguate, dunque basta regalare il sangue alle elites finanziarie, si alla redenzione km0, si al gioco solidale, si alle slot a sostegno del terzo settore, carità pubblica, mense popolari, dormitori pubblici,  volontariato, tutela patrimonio artistico e beni ambientali: e chi più ne ha, ne metta!

A quel punto la cura della ludopatia è immediata, i costi sociali si tramutano in risorse, l’apatico che riversa il suo capitale emotivo in una slot, un benefattore, un filantropo, uno che disperde e dilapida pro bono, ecco il vero altruismo, il gioco del dare, l’economia del dono.

Ecco cosa significa il miracolo dei pani e dei pesci, ecco il miracolo fatto quel giorno da ns. Signore Gesù Cristo: una lotteria di beneficenza, la pesca di beneficenza, ecco l’appiglio, il precedente, ecco la vera via cattolica per affrontare il peccato della slot: non allontanarla dalla comunità, ma riportarla dentro la chiesa.

(editoriale de L’Osservatore Elaviano n.3, foglio di contro-sub cultura luppolacea del Birrificio Indipendente Elav. Una nota avverte: questo editoriale è stato selezionato da 7 elaborati prodotti sul tema da 7 autori di diversa estrazione culturale dopo aver bevuto diverse 7 birre)