l’eco in fallimento

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30_aprile_1983_-_1

Come disse Hegel, il quotidiano è la Bibbia dell’uomo moderno,

la sua sacralità viene dalla data in testata: se è di oggi, è verità nero su bianco,

se di ieri, di settimana scorsa, è vecchio, sorpassato, carta straccia.

Immaginatevi dunque la sorpresa ieri, domenica 21Aprile, nel salotto della città, il quadriportico del Sentierone,

dove da sempre il gioiello quotidiano della città, L’eco di Bergamo, fa mostra di sé ordinatamente affisso nella sua propria bacheca di pubblica lettura,

e tutti, passando, danno un’occhiata ai titoli, allo sport, ai cinema,

ma ecco qualcosa d’inquietante, le persone, fermandosi alla bacheca, dopo poco se ne vanno scuotendo la testa, con espressione affranta, delusa, dicendo cose come “non c’è più religione!”,

l’occhio corre alla data stampata a fianco della testata, e solo dopo ripetuti strabuzzamenti si constata che la copia de L’Eco di Bergamo ivi appesa, è  vecchia non di un giorno, o due, ma di due settimane, risalendo al 7 Aprile,

la peggior pubblicità che un organo d’informazione possa fare,

esibirsi vecchio di due settimane nel cuore della comunità dei propri lettori,

in un sol colpo tutta l’autorevolezza, la serietà la sacralità della testata è perduta,

tutto l’impegno profuso da anni nel guadagnare lettori è vanificato,

triste veder persone che si accorgono della cosa solo dopo parecchi minuti di lettura, e hanno in viso la vergogna di chi è derubato della fiducia,

una signora d’una certa età chiede al marito: ma è andato in fallimento anche il l’Eco?!

Sarebbe meglio lasciarla vuota, quella bacheca,

un giornale vecchio è un giornale morto,

un’incuria, un’offesa davvero inspiegabile, come una bestemmia in chiesa,

e proferita dal parroco:

i dirigenti marketing de L’Eco, e di tutto il gruppo editoriale, dovrebbero alzare il culo dalle loro poltrone, e scendere a osservare sul campo le reazioni degli ex lettori,

e magari portarsi dietro la propria copia de L’Eco, che certo hanno fresca di stampa sulla scrivania ogni mattina, e pubblicarla,

e magari tornando in sede potrebbero anche ripassarsi un minimo di storia aziendale:

ci sono stati tempi in cui l’Eco, con Don Valoti (giusto oggi sono 50 anni che è morto), era una voce antifascista, e gli squadristi bruciavano l’Eco sul Sentierone,

oggi queste intimidazioni non avrebbero senso, dal momento che la voce della Curia si zittisce da sé.