pro memoria bis

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smemoratoCollegno

due settimane fa il giorno della memoria, oggi il giorno del ricordo,

a chi ha problemi di memoria, ricordo le date istituzionali “per non dimenticare”:

27 gennaio, giorno della memoria del genocidio ebraico (1945, liberazione di Auschwitz)

10 febbraio, giorno del ricordo dei massacri delle foibe (1943-45, Istria)

9 maggio, giornata della memoria delle vittime del terrorismo (1978, uccisione Aldo Moro)

25 maggio, giorno della memoria americana per i caduti in guerra

11 ottobre, giorno della memoria del genocidio dei popoli indigeni

11 novembre, giorno della rimembranza europea (1918, fine prima guerra mondiale)

e inoltre, last but nt least: 21 settembre, giornata mondiale dell’alzheimer

forse la data “summa” sul problema della memoria, che prima di essere una malattia, come ogni malattia,  è un problema filosofico, categoriale, in questi termini:

cosa intendiamo per “memoria”: la facoltà o l’oggetto della memoria?

Dalla scelta che facciamo, derivano conseguenze diversissime.

In metafora, se per memoria intendiamo l’oggetto delle memoria, ovvero i dati, l’archivio, è evidente che un archivio confuso, danneggiato o vuoto, è un minus;

se invece per memoria intendiamo la facoltà di disporre, recuperare e utilizzare dati, allora la memoria non è l’archivio, ma l’archivista, ed è altresì verificato che un vecchio archivista, per quanto smemorato o “sciroccato” o con dei “vuoti di memoria” sia infinitamente più interessante, e utile, di un archivista-computer.

La differenza fondamentale tra intelligenza artificiale e umana è che questa ha limitate capacità analitiche ma illimitate facoltà sintetiche, e viceversa: l’elaboratore umano può immagazzinare meno dati, ma ha una bacheca “programmi” irraggiungibile dal competitor elettronico.

Il malato d’alzheimer che dà scandalo sparando ricordi random che cosa, o chi, è?

Una macchina-archivio che perde colpi, e non trova i dati, o al contrario un “veggente” che sta creando un nuovo programma?

Diverso è “sentire” il malato come un organismo che regredisce a sub-umano, un ritardato, un mostro addirittura, una specie di Frankestein che perde i pezzi;

oppure un angelo, un artista, un Proust alla ricerca del tempo perduto, un toccato del signore, uno spirito incarnato, un profeta, un essere sovrumano.

Entrambe le visioni sono distorsioni egoistiche dell’osservatore.

Ci si compiace nel dire che l’anziano torna bambino: e quando ha dei “momenti lucidi” allora cos’è, un “enfant prodige”?

In realtà siamo sempre portatori sani di perdita di memoria, anche quando vinciamo i test d’intelligenza.

Tutti i nostri problemi di memoria nascono proprio in quegli anni, tra le seconda rivoluzione industriale e la rivoluzione informatica, nei pressi spazio-temporali di Auschwitz, l’invenzione dell’elaboratore, della logistica, la riduzione dell’uomo a macchina on/off, con dati e numeri memorizzabili,

questa trasformazione degli umani in numeri, in macchine a controllo numerico, riduce il corpo un macchinario idraulico a combustione alimentare dotato di un elaboratore centrale, poco più di una pressa con un software, manovrabile a distanza,

a questa visione “machina” tecno-medica del fattore umano come sistema di corpo e psiche, collaborano la medicina moderna (secondo una logica di bio-ingegneria, con innesti e trapianti) e la neurochirurgia, la psichiatria e la psicanalisi per l’aggiornamento o il reset dell’hardware, del software e della scheda di memoria;

a questo punto, se l’uomo macchina-computer ha ricordi non meccanici, allora ha problemi di memoria…

assumendo un punto di vista pro-memoria, umanistico,

l’alzheimer è il segnale di un rifiuto, è il canto d’addio del fattore umano.

imago: l’annuncio della Domenica del Corriere che nel 1927 diede vita al celebre caso dello smemorato di Collegno: per la prima volta vennero utilizzate in tribunale le impronte digitali e le perizie psichiatriche.

 

 

se Telecom ha l’alzheimer

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gandhi

(mentre gli preparo la cena, Il signor Dante A., 93 anni, intende dimostrarmi la sua teoria sui disturbi della memoria come malattie di origine sociale, causate dai mass media e dall’eccesso di informazioni “cretine” che cancellano la memoria personale)

La mia vera solitudine, non è fisica, ma psicologica,

io non mi angoscio per il mio alzheimer, ma per l’alzheimer di massa,

i primi malati di alzheimer in Italia sono le grandi istituzioni e le grandi aziende,

ti ricordi il Gandhi Telecom immagina il mondo di oggi se avesse potuto comunicare così?

oggi Telecom è in crisi, lascia a casa 5000 persone in Italia, paga 2 euro l’ora gli schiavi dei call center nell’est, e per svenderla ai cinesi di vuole la banca SachsmannGold,

io ti dimostrerò che Telecom ha da anni grossi problemi di alzheimer, di memoria e coscienza storica,

già nella Telecom-Gandhi c’erano due evidentissimi sintomi di grave alzheimer mediatico.

Il primo: se oggi viviamo nel più violento dei mondi possibili, è proprio perchè si può comunicare così!  La dittatura globale, le riunioni oceaniche di folla e la loro trasmissione audio e video, come tutti sanno, non le ha inventate nè Gandhi nè la Telecom, ma Mussolini: e questo è pacifico.

Il secondo: invece di immaginare cosa avrebbe detto Gandhi, sarebbe meglio ricordare cosa disse realmente Gandhi, quando ebbe la possibilità di comunicare così, e invece del testo cucito su misura dai pubblicitari Telecom, utilizzare le dichiarazioni ufficiali rese da Gandhi alla stampa internazionale in occasione della sua visita a Roma, nel dicembre 1931,

io allora vivevo a Roma, ed ero un undicenne e fascistissimo Balilla, e quel giorno della visita di Gandhi alla Legione Caio Duilio me lo ricordo come fosse oggi, e ne conservo i ritagli di giornale. Gandhi disse esattamente:

L’attenzione ai poveri, lo sforzo per una coordinazione tra il capitale e il lavoro, l’opposizione alla superurbanizzazione.

Ciò che mi colpisce, dietro l’implacabilità, è il disegno di servire il proprio popolo.

Mussolini è un superuomo. Alla sua presenza si viene storditi.

Capisci? No, non capisci! Occorrerebbe un intero corso di storia per farti capire un solo spot, e ne vedi duecento al giorno!

La pubblicità, soprattutto quella che sembra intelligente,  giorno dopo giorno cancella la memoria storica, e al suo posto impone immagini di fantasia che alla fine ti fanno perdere il senso della realtà! Ecco cosa intendo per alzheimer di massa!  Cosa dice la tabula rasa su Gandhi, Mussolini e la Telecom?

ndr: per tabula rasa il signor Dante intende in genere i tablet, smart, iphone, etc, e considera i risultati delle ricerche web, google, wikipedia con la curiosità di oracoli, cui concedere al massimo tre minuti. 

Da una ricerca on line in 3 minuti troviamo:

1) le dichiarazioni di Gandhi su Mussolini esattamente citate dal signor Dante

2) la notizia che al tempo dello spot Gandhi-Telecom  la nipote di Gandhi sedeva nel consiglio d’amministrazione Telecom

3) una foto come quella che il signor Dante ha in cornice su un tavolino, che ritrae Gandhi insieme a un undicenne signor Dante, in divisa da Balilla

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tu sei giovane non sai come la vita sia bella

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ho riferito al signor Dante A., 93 anni, del grande riscontro suscitato dal suo j’accuse alla capitale della cultura lanciato da queste colonne con  il post-intervista “Bergamo commedia dell’assurdo”,

per provocarlo, ho aggiunto: «milioni di budget, centinaia di totem, schiere di project manager e assessori, mesi di lavoro, viaggi, riunioni, comunicati stampa: tutto mandato in fumo da un pensionato che su un blog dice le cose come stanno!»

nell’occasione, il signor Dante ha emesso un grugnito;

poco dopo, la maschera incartapecorita del suo viso si è distesa quasi magicamente nei tratti di un sorriso, ed è stato quando gli ho letto un commento pubblicato da un lettore: “dietro la Capitale della Cultura imperversa la Cultura del Capitale, ma di notte, dalle mura di S.Giacomo, come ne “L’orologio”, si sente il ruggito dei Leoni”

«questo è un mio ex alunno!» ha affermato il signor Dante.

Il commento in questione  (il cui autore è risultato poi essere un noto architetto e accademico) ha ricordato  al signor Dante una sua lezione (di mezzo secolo fa) sul romanzo “L’orologio” di Carlo Levi,

libro che il signor Dante mi ha subito chiesto di prendere indicando col dito-artiglio un settore in alto a sinistra della sua gigantesca biblioteca (il signor Dante possiede più di 5000 libri, ognuno dei quali contiene una serie di foglietti-segnalibro-citazioni).

salito sulla scala pericolante, esattamente dove mi ha detto la mia guida,  tra “Cristo si è fermato ad Eboli” e il “Programma rivoluzionario di giustizia e libertà” (Levi, Lussu, Nitti, Rosselli, Salvemini) ho trovato “L’orologio” di Carlo Levi.

«Leggi l’incipit» mi ha chiesto il signor Dante.

La notte, a Roma, par di sentire ruggire leoni.

Un mormorio indistinto è il respiro della città, fra le sue cupole nere e i colli lontani, nell’ombra qua e là scintillante.

E poi quel suono, insieme vago e selvatico, crudele ma non privo di una strana dolcezza, il ruggito dei leoni, nel deserto notturno delle case.

«Attento!» mi ha intimato il mio duce: dalle pagine del libro aveva preso il volo un foglietto color vinaccia che infine sono riuscito ad afferrare, non senza pericolo, ritrovandomi tra le dita una una vecchia etichetta di “Amaro Strega”:

sul retro, a penna, la scritta “Roma, Ninfeo Villa Giulia, Luglio 1951”, e gli autografi di Carlo Levi, Corrado Alvaro, Domenico Rea, Alberto Moravia e Mario Soldati.

A quel punto il signor Dante ha emesso un altro grugnito, e con gesto inequivocabile ha voluto tra le mani il libro, ricercando a memoria la pagina dove quel segnalibro stava da più di 60 anni.

Dopo meno di un minuto, trovata la pagina, un secondo sorriso, rapido, ha illuminato i suoi occhi. Prima di rimettere a posto libro e segnalibro, ho naturalmente preteso di leggere la pagina de “L’orologio”  nella quale una sera d’estate romana di 62 anni prima il signor Dante aveva “lasciato il segno”:

Tu non sai, perché sei giovane, come, a mano a mano che ci si avvicina alla morte, la vita sia bella;

come si accresca, si illumini in ogni sua minima cosa, di verità e di ragione;

è come se si salisse su un monte, e l’orizzonte, a ogni passo, si allargasse sotto di noi.

A un certo momento, quando la morte è dietro le spalle, pare di camminare in un mondo fatto, da ogni parte, di infinite verità…

Forse, quando si arriva in cima, l’orizzonte sarà così vasto e lontano che si confonderà in tutto col cielo; e forse questa è la morte.

«o forse» ha chiosato il signor Dante «è l’alzheimer»

Quindi, afferrata con gesto grifagno la ruota della carrozzina, mi ha dato le spalle.

imago: bozzetti “Dante” by Fratelli Mattioli http://www.fratellimattioli.it/