Mi chiamo Bea Lee e sono nata in Manciuria.
Fin dalla nascita mi hanno addestrata a correre sull’acqua.
Per tutta l’età dello sviluppo le mie zampe sono state fasciate molto strette tra due tavolette di legno.
Lo scopo era quello di costringere le mie zampe a diventare simili a quelle delle anatre. Con me c’erano altri cani di ogni razza.
La selezione è stata durissima. Dopo tre anni di esercizi quotidiani riuscivo a fare più di cinquanta metri di corsa sull’acqua.
Il mio maestro lanciava un bastoncino nel lago io correvo a prenderlo e glielo riportavo.
La difficoltà più grande è nel momento dell’inversione di marcia.
E’ lì che rischi di andare a fondo.
Un bel giorno è arrivato un uomo d’affari italiano.
Dopo aver visto quello che sapevo fare mi ha comprata.
Mi ha portata a casa sua, a Sarnico.
Il sabato mattina ci siamo recati sul molo.
Il mio nuovo padrone ha lanciato un bastoncino nel lago e io sono andata a prenderlo di corsa.
Un vecchietto dell’associazione marinai di Sarnico era sul molo a guardare e scuoteva la testa.
Allora il mio padrone ha lanciato di nuovo il bastoncino e io di nuovo sono corsa a prenderlo e a riportarlo. Ma il vecchietto scuoteva ancora la testa.
Per la terza volta ho dovuto correre sulle acque del lago.
Quando sono arrivata sul molo, il vecchietto, scuotendo la testa ha detto:
“Quel cane lì non impara più a nuotare”.
tratto da “Upper Dog – Le avventure di Otto e Bea” Calepio Press 2008
disegno di http://www.jennifergandossi.it/home.html