tempi gori

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GoriMoto

di questi tempi digitando gori su google la prima voce che impenna è il guru giorgio

ma per chi appartiene alla gori generation il gori è il gori arancione 2 tempi,

alternativa all’ancillotti giallo come enduro must per teenager bergamo vip:

quando al sarpi o al lussana parlando di qualcuno ti dicevano “ha il gori”, erano punti pesanti, le cose erano chiare,

da questa parte del cortile avevi i primini con il Si blu, le ragazze con il PX metallizzato, i maschi con il  Laverda da strada, il Fantic e/o SWM da trial, il KTM, Ancillotti e Gori da enduro e i “nonni” maggiorenni con l’RD o il Morini 3 e 1/2 ;

dall’altra parte del cortile c’erano gli sfigati del Vittorio Emanuele, con i Ciao e gli ET3-Polini, i Cagiva-gengiva e i Gilera-spingi e spera,

il Gori lo vedevano da lontano,

oggi invece il gori è il candidato sindaco di Bergamo del centro sinistra,

con reddito dichiarato oltre il milione, una casa-palazzo sulle mura da 17 milioni (per dire, e magari varrà di più) e altri svariati incommensurabili milioni dalla vendita delle sue società di produzioni televisive,

avendo l’uomo fatto soldi e potere importando dall’estero l’imbecillità suprema dei reality televisivi, madre di tutte le forme di inquinamento mentale e sociale dell’ultimo decennio,

giorgio gori, detto “smiling cobra”, è l’uomo giusto per comprendere i problemi e rappresentare gli interessi di gente come Bombassei, Pesenti e Percassi (per dire);

per loro rappresenta forse l’amore della maturità, basato sul fascino intellettuale, come scriveva anni fa Alfonso Signorini su Sorrisi&Canzoni Tv a proposito della presunta e piccante love story del gori con Simona Ventura

(ma occorre anche considerare che poi la Ventura ne è uscita con le ossa rotte)

che cosa possa invece rappresentare per gli altri 130.000 bergamaschi, è difficile capirlo, specie per il popolo della sinistra,

del resto questo paese assomiglia sempre più a disneyland,

con Berlusconi-Paperone e i rampanti della sinistra come il fighetto Gori, il chierichetto Renzi e l’enrichetto Letta nei panni di Qui, Quo e Qua,

simpatici, svegli, ma pur sempre legati alla famiglia,

se è vero che gori ha fatto in soldi con mediaset

renzi è di formazione parrocchiale e andava in visita privata ad arcore già dal 2009,

dove letta è praticamente di casa, essendo nipote dello spin doctor di Silvio.

E tutti e tre sono uomini “vedrò”, la fondazione finanziata dalle multinazionali del gioco d’azzardo. Vedremo.

Quanto al colore della carrozzeria, il gori è sempre stato arancione.

pro memoria bis

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smemoratoCollegno

due settimane fa il giorno della memoria, oggi il giorno del ricordo,

a chi ha problemi di memoria, ricordo le date istituzionali “per non dimenticare”:

27 gennaio, giorno della memoria del genocidio ebraico (1945, liberazione di Auschwitz)

10 febbraio, giorno del ricordo dei massacri delle foibe (1943-45, Istria)

9 maggio, giornata della memoria delle vittime del terrorismo (1978, uccisione Aldo Moro)

25 maggio, giorno della memoria americana per i caduti in guerra

11 ottobre, giorno della memoria del genocidio dei popoli indigeni

11 novembre, giorno della rimembranza europea (1918, fine prima guerra mondiale)

e inoltre, last but nt least: 21 settembre, giornata mondiale dell’alzheimer

forse la data “summa” sul problema della memoria, che prima di essere una malattia, come ogni malattia,  è un problema filosofico, categoriale, in questi termini:

cosa intendiamo per “memoria”: la facoltà o l’oggetto della memoria?

Dalla scelta che facciamo, derivano conseguenze diversissime.

In metafora, se per memoria intendiamo l’oggetto delle memoria, ovvero i dati, l’archivio, è evidente che un archivio confuso, danneggiato o vuoto, è un minus;

se invece per memoria intendiamo la facoltà di disporre, recuperare e utilizzare dati, allora la memoria non è l’archivio, ma l’archivista, ed è altresì verificato che un vecchio archivista, per quanto smemorato o “sciroccato” o con dei “vuoti di memoria” sia infinitamente più interessante, e utile, di un archivista-computer.

La differenza fondamentale tra intelligenza artificiale e umana è che questa ha limitate capacità analitiche ma illimitate facoltà sintetiche, e viceversa: l’elaboratore umano può immagazzinare meno dati, ma ha una bacheca “programmi” irraggiungibile dal competitor elettronico.

Il malato d’alzheimer che dà scandalo sparando ricordi random che cosa, o chi, è?

Una macchina-archivio che perde colpi, e non trova i dati, o al contrario un “veggente” che sta creando un nuovo programma?

Diverso è “sentire” il malato come un organismo che regredisce a sub-umano, un ritardato, un mostro addirittura, una specie di Frankestein che perde i pezzi;

oppure un angelo, un artista, un Proust alla ricerca del tempo perduto, un toccato del signore, uno spirito incarnato, un profeta, un essere sovrumano.

Entrambe le visioni sono distorsioni egoistiche dell’osservatore.

Ci si compiace nel dire che l’anziano torna bambino: e quando ha dei “momenti lucidi” allora cos’è, un “enfant prodige”?

In realtà siamo sempre portatori sani di perdita di memoria, anche quando vinciamo i test d’intelligenza.

Tutti i nostri problemi di memoria nascono proprio in quegli anni, tra le seconda rivoluzione industriale e la rivoluzione informatica, nei pressi spazio-temporali di Auschwitz, l’invenzione dell’elaboratore, della logistica, la riduzione dell’uomo a macchina on/off, con dati e numeri memorizzabili,

questa trasformazione degli umani in numeri, in macchine a controllo numerico, riduce il corpo un macchinario idraulico a combustione alimentare dotato di un elaboratore centrale, poco più di una pressa con un software, manovrabile a distanza,

a questa visione “machina” tecno-medica del fattore umano come sistema di corpo e psiche, collaborano la medicina moderna (secondo una logica di bio-ingegneria, con innesti e trapianti) e la neurochirurgia, la psichiatria e la psicanalisi per l’aggiornamento o il reset dell’hardware, del software e della scheda di memoria;

a questo punto, se l’uomo macchina-computer ha ricordi non meccanici, allora ha problemi di memoria…

assumendo un punto di vista pro-memoria, umanistico,

l’alzheimer è il segnale di un rifiuto, è il canto d’addio del fattore umano.

imago: l’annuncio della Domenica del Corriere che nel 1927 diede vita al celebre caso dello smemorato di Collegno: per la prima volta vennero utilizzate in tribunale le impronte digitali e le perizie psichiatriche.

 

 

la giunta Galgario

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GiuntaGalgario

I soliti bergamarci sono quelli che da 300 anni hanno quella faccia da trota-squalo del maschio di soldi o di potere che si dà l’aria del nobile ma è bastardo dentro, e si vede.

Un tipo d’uomo moralmente un po’ suino, mediamente ignorante e piuttosto vanitoso, visibile per strada, nelle aziende, in società, sulle copertine patinate,  sui manifesti elettorali, identico nell’espressione ai vecchi ritratti di Fra Galgario (il frate-pittore dei vip, al secolo Vittore Ghislandi, Bergamo 1655-1743) che si possono vedere alla Carrara (ndr: no, scusate, è chiusa da 5 anni).

Secondo una ricerca #pensacheignoranza, il 69% dei bergamarci  non sa chi sia Fra Galgario, e chi lo sa, crede sia una figura minore. Sui libri di storia dell’arte è il maggior ritrattista del 700 in Europa, l’anello di congiunzione tra la pittura veneta e quella fiamminga, il maestro delle lacche.

Una storia tragicomica la sua, che si presta al gossip e all’amarezza, come i soggetti dei suoi ritratti.

Gossip: ancora ragazzo, mentre sta facendo il ritratto a una prosperosa contessa, quella, insoddisfatta, si apre il corpetto e gli sbatte in faccia il seno chiedendogli: ma perchè voi mi togliete quel che Dio m’ha dato? Il giovane Ghislandi fugge terrorizzato, scappa a Venezia, si fa frate.

Starà a Venezia 25 anni, imparando i segreti del colore dai grandi maestri. Nella Venezia barocca sarà il frate pittore amante del ritrarre orfanelli, speculare al prete-rosso Vivaldi che adorava far suonare le orfanelle.

Tornato a Bergamo, diventerà il ritrattista dei vip, lavorando fino a 90 anni, e facendo sempre e solo ritratti di 3 tipi: 1) bellissimi, di fanciulli bellissimi 2) bellissimi, di committenti orrendi 3) orrendi, di donne orrende.

Dal che derivano: 1) la fama di frate-pittore gay, con preferenze teen (il Cerighetto, il chierichetto, l’assistente più ritratto nella storia dell’arte, incarna per Zeri il modello ideale dai grandi occhioni e dalle labbra carnose e ricurve) 2) la fama di misogino 3) la vergogna-ignoranza dei bg b.got + ostracismo chiesa + iconoclastia femminista (le donne si vendicheranno).

Amarezza. Il corpus delle sue opere raccolte dal conte Carrara per la futura Pinacoteca, appena morto il conte, è smembrato e svenduto dalle nobildonne della commissione. Da lì in poi, l’oblio.

Fu il Longhi, già “scopritore” del Lotto, a spiegare il senso  di Fra Galgario ai moderni: distraendo committenti e spettatori con le magie del colore di vesti e tessuti, denudava le anime nei volti.

Pietro Citati scrive: non si rendevano conto, mentre posavano, che il loro demoniaco ritrattista penetrava dentro di loro, e frugava nelle anime, o nelle contraffazioni delle anime.

Gli aristocratici e i ricchi borghesi di Bergamo hanno gli sguardi rivolti verso sé stessi, in laghi di ansia e apprensione, forse nascondono follie; altri sono impavidi, arroganti, stolidi, immersi in tutto ciò che di equivoco e losco offre la vita. 

Un grande maestro, un minore nella sua città. Anche il Fra Galgario appeso nell’ufficio di presidenza della Ubi è stato sostituito con un’opera più glamour, optical, di un artista donna.

Tra gossip e amarezza, Fra Galgario continua ad aggirarsi inquieto tra i corridoi chiusi della Carrara (dove hanno messo i miei quadri?) e gli stanzoni dell’ex convento del Galgario dove posavano i vip, oggi dormitorio per extracomunitari dai grandi occhi e dalle labbra carnose.

(editoriale by Leone Belotti per il nuovo numero di CTRL, il magazine che “va a ruba pur essendo gratuito”, in distribuzione da oggi nei locali giusti con il titolo “i soliti bergamarci” partorito del duo Postini e Fennino, editore e direttore. L’immagine di copertina, elaborazione di un celebre ritratto doppio by Fra Galgario, è stata realizzata dai goodfellas dello Studio Temp)

facebook esiste dal 1929

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fbfriends

noi usiamo facebook e ne vediamo ogni pregio ma dobbiamo anche dire che in realtà facebook è un’idea nata in Italia, 85 anni fa, con il nome di ovra,  per

monitorare opinioni, viaggi e attività sociali dei singoli, cosa pensano, cosa fanno, dove vanno, quando, con chi; e attraverso fotografie, registrazioni e resoconti scritti creare, aggiornare e archiviare i profili dei soggetti.

L’ovra (Organizzazione Vigilianza Repressione Antifascismo) nasce nel 1929 come polizia segreta del regime fascista.

Occupava migliaia di informatori e teneva aggiornate le schede, i profili, di 200.000 italiani.

La stessa funzione oggi svolta gratuitamente da facebook su/da 25 milioni di utenti/informatori, ognuno dei quali è in primis delatore efficientissimo di sé stesso,

si scheda da solo, gratis, e offre i suoi dati a un invisibile server (controllato dalla Cia? dalle multinazionali?)

L’ovra era una polizia segreta, pagata, e rispondeva direttamente al duce, una sorta di emanazione fisica del duce, allo stesso tempo megafono e spione del paese, vocione, orecchione, occhioni,

polizia segreta e mass media nascono infatti col fascismo,  come tecniche di irregimentazione mediatica, per quelle funzioni complementari di consenso globale e controllo massivo che sono oggi svolte da un unico soggetto auto-riferito: i social network.

L’idea ovra di una polizia preventiva che controlla i pensieri, le opinioni, una “polizia del pensiero” è stata poi adottata dalla germania di hitler e dall’urss di stalin, fino a trovare la sua massima applicazione nella DDR della guerra fredda, dove la stasi aveva già realizzato prima di facebook l’ideale di schedare tutti i cittadini.

In realtà un filo rosso-nero collega i regimi totalitari del novecento (nazifascismo e comunismo) e l’attuale società dello spettacolo, post-industriale e post-democratica.

Camuffare, omologare, esibire. Fascismo, facebook.  Ecco il made in Italy.

Il fascismo ha creato (o assecondato) un popolo di coatti, succubi e furbetti

Il made in Italy ha prodotto generazioni di snobisti di massa e fashion-victim,

Facebook ha reso endemica e pandemica la pulsione esibizionista,

e la conseguente psico-dipendenza dal pubblico, dal consenso del pubblico,

nevrosi un tempo riservata a vip, star, attori, cantanti, uomini politici, artisti, scrittori, oggi a portata di chiunque, e devastante.

Quando ogni esperienza viene vissuta all’unico scopo di essere pubblicata, la propria vita reale perde di significato  e autonomia,

ci si riduce di fatto a fare i turisti di sé stessi, sempre stanchi, nauseati, infine svuotati.

Inizialmente esaltante, la propria visibilità col tempo diventa un supplizio, umanamente insostenibile, è questo che rende pazzi i dittatori,

tutta quella massa che potrebbe amarti e invece non ti ama, ti crea una pressione, ti dà una solitudine che è la solitudine del dittatore, o anche dell’attore e dell’artista.

Oggi comprendiamo il finale tragico della profezia di Warhol su un mondo in cui tutti avranno il loro quarto d’ora di celebrità: e il resto della vita vissuto a quello scopo.

Come è successo? I social ci hanno dato la possibilità di pubblicare gratis, e noi gli abbiamo regalato con gioia tutto di noi,

dati, contenuti, pensieri, foto, poesie,

ma alla fine ce ne accorgiamo, lo percepisci, ti sei privato di qualcosa di molto importante che prima avevi e adesso non hai più: la dimensione del privato, che è una dimensione di tipo “sacro”, inviolabile.

La questione vera, filosofica, è: di cosa è privato, il privato, nel momento in cui viene reso pubblico? Di senso, di verità, di autenticità, di valore.

Con arroganza, chiamiamo primitivi e ingenui i popoli convinti che una fotografia possa rubare l’anima. In realtà gli ingenui siamo noi.

Quel che ogni giorno ci capita sui social network dovrebbe aprirci gli occhi.

Se facciamo una gita romantica in barca e appena tornati tu posti foto e sensazioni, in quel momento tra noi è tutto finito (oppure era già tutto falso fin dall’inizio).

Viene al pettine il famoso nodo parmenideo all’origine della filosofia occidentale, e del nostro modo di essere:“noi diciamo le cose come sono, o le cose sono come le diciamo?”

Il mondo non esiste sino a quando c’è qualcuno che “lo” dice: ma nel momento stesso in cui ne fai parola, o immagine, quel mondo, che prima era tuo, diventa di tutti,

e siamo nel tunnel di Aristotele, un mondo dominato da filosofi, profeti, dittatori, pubblicità e opinion leader.

Nei social network, sintesi di mass media e polizia segreta, in realtà ci giochiamo i nostri rapporti umani, i nostri rapporti col potere, e anche i nostri rapporti con noi stessi.

Nella versione ovra, il potere cerca gli oppositori, li identifica, li conta, ne ha bisogno per alimentare la sua ideologia sintetizzata dallo slogan molti nemici, molto onore.

Nella versione 2.0 la dinamica è speculare, sono i sudditi che cercano il potere, lo desiderano, ne hanno bisogno per alimentare il credo molti amici , con quel che ne comporta (molto disonore).

Il consumo della parola amici, amicizia, è forse il vero danno sociale prodotto da facebook in questi dieci anni.

Puoi avere uno, due, tre, dieci amici, o anche nessuno, e sei un essere umano.

Ma se hai mille amici, sei un burattino. L’amicizia non è un click.

tratto da: Sean Blazer, Lo stile italiano, inedito CalepioPress©, precedenti uscite:

https://calepiopress.it/2013/03/25/lo-stile-italiano/

https://calepiopress.it/2013/05/29/un-fantasma-si-aggira-per-leuropa-litalia/

https://calepiopress.it/2013/10/25/union-jack-italy-1861/

 

 

 

dum aedificaturus sensim evanescit

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ecomostroazzanojpg

… mesta oscenità della nazione che abbiamo costruito negli ultimi cinquant’anni.

È un luogo che sparisce. Mano a mano che viene costruito.

(Franco Arminio – Terracarne. Imago: centro servizi tributari, località Azzano San Paolo, Bergamo, ecomostro 140.000 mq costato 100 miliardi mai inaugurato, doveva servire a conservare i nostri 740, reso inutile dalla rivoluzione informatica, in abbandono da 25 anni). PS: la Guardia di Finanza avrebbe dato un bell’esempio riprendendosi questo spazio, non gli Ospedali Riuniti.

1 storia in 2 libri

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2pecore

1 storia in 2 libri è un’idea per dare valore  e superare la solitudine dei libri usati: venderli come libri sposati, accoppiati, 2X1,

si tratta in pratica di un’agenzia matrimoniale per libri, ecco cosa dovrebbe fare il bravo libraio remainders, invece di limitarsi a ritirare e rivendere,

(ho sempre accoppiato libri, ma inconsapevolmente, è stata Anna Bonaccorsi a spiegarmi che stavo facendo l’agente matrimoniale dei libri)

> libro1: “Essere due” è un testo filosofico-poetico del 1994 sulla condizione umana come esistenza “a due”: “con la riduzione all’uguaglianza, uno specchio invisibile cancella l’identità vivente di ciascuno e paralizza la fecondità dei rapporti umani. Questo “ideale” è quello delle scienze del non-vivente e assomiglia allo zero di tensione sessuale di cui parla Freud. Senza alterità e senza differenza, non è possibile alcun pensiero, nè alcun amore

L’autrice è la mitica Luce Irigary, la super femminista, madre della filosofia della differenza sessuale (e non solo), espulsa dalla società freudiana per aver dimostrato che la psicanalisi altro non è che una forma evoluta (e menosa) di maschilismo.

> libro 2: nell’anno in cui Luce veniva alla luce, il 1930, a Londra, George Warwick Deeping  all’età di 53 anni pubblicava “Two black sheep”, suo 42esimo romanzo.

Incipit: “Sembrava desiderasse parlare e non riuscisse a spiccicare parola, perchè il suo io segreto aveva taciuto per tanti anni. Perfino i suoi movimenti parevano obbedire a qualcuno. Blagden si rese conto di quel silenzio, capì che toccava a lui romperlo senza mandarlo in frantumi”

George Orwell, in veste di critico sul News English Weekly lo stroncava così: letteratura di serie B,  a base di intrecci melodrammatici.

Alla fine dell’anno nella top ten dei best seller c’erano sono ben 7 libri di Warwick Deeping, comprese le “due pecore nere” (e nello stesso anno Orwell pubblicava il suo primo romanzo dal titolo: “Senza un soldo a Parigi e Londra”).

> proposta matrimoniale: essere due, due pecore nere

> trait d’union: tutte le pecore di notte sono nere (Hegel in versione pecorina)

stampato a 4 zampe

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BergamoProgress

Stampato a 4 zampe il giornalino “impresentabile” del Comune di Bergamo,

dopo 5 anni, in vista delle elezioni, ecco che la giunta si scopre editore col nobile intento di informare la cittadinanza,

e così mettono in piedi una redazione di 4 persone (con i nomi stampati 2 volte, nel colophon e in quarta di copertina, perché quando fai un lavoro così pregiato meglio farlo sapere in giro)

per fare un’orribile pubblicazione patinata stampata da cani e progettata peggio, dove troviamo una misera e sgrammaticata letterina di Tentorio (dove il nostro si lamenta con Roma ladrona che “ci impedisce di usare i nostri soldi” causa patto di stabilità)

poi abbiamo le foto della giunta, ripetute due volte (in seconda e in quarta di copertina, meglio farsi vedere bene)

poi gli auguri di buon anno (al primo febbraio!)

e per il resto 12 pagine terrificanti di mega-calendario photo-berghem 4 stagioni, da mezzo metro di lato, per aspiranti suicidi, con disegnato il buco per appenderlo e altre amenità, come la stampa su due tipi di carta diversa (giusto, Dicembre è più freddo di Agosto, ci vuole carta più pesante!).

Essendo la terra dei tipografi (tra l’altro) fa veramente impressione questo obbrobrio firmato dal Comune,

in fede mia conosco quasi tutti gli stampatori bergamaschi, nessuno avrebbe stampato una porcata del genere:

e infatti l’hanno stampato…a Roma!

Bravo Tentorio, fai bene a lamentarti di Roma ladrona:

ma è un tuo amico lo stampatore di Roma, o sei stato obbligato dal patto di stabilità?

eversione 1929-2014

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parlamentofascista

Quando una figura istituzionale usa una parola come “eversione”, io mi spavento.

Il reato di eversione (dal latino “evertere”, rovesciare, ribaltare) è stato introdotto nel 1929 dalla dittatura fascista (art.270 codice Rocco) per sopprimere l’opposizione socialista e comunista.

Da allora, attraverso gli anni di piombo, si ha un progressivo inasprimento, per cui le leggi attuali sono in realtà più repressive di quanto lo fossero sotto il fascismo.

Il meccanismo principale di inasprimento consiste nell’introduzione di leggi speciali per situazioni di “emergenza”, che non vengono mai abrogate quando termina l’emergenza.

Paradossale, preoccupante che oggi una figura istituzionale, esponente della sinistra, si appelli al reato di “eversione”  nei confronti di un partito dell’opposizione (tacciato di “fascismo” dal partito… che è stato più di 50 anni all’opposizione).

Chi ha qualche decennio di memoria, ricorderà che la “strategia della tensione” nasce proprio da questo tipo di atteggiamento: bollare l’opposizione come eversiva, metterla fuori legge, e di fatto innescare il terrorismo; che poi viene alimentato dai servizi segreti con puntuali stragi di stato, così da giustificare la repressione.

E intanto il capo del governo (che rappresenta la lobby “vedrò”, che rappresenta le multinazionali del gioco d’azzardo che stanno mangiandosi vivo il paese) dice:

la crisi è superata, puntate sull’Italia!

(imago:  il governo Mussolini in piedi mentre il parlamento fascista approva l’art. 270 che istituisce  il reato di eversione)

spirito duende

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FedericoDuende2

Una volta Federico García Lorca parlò del duende: uno stato emotivo topico, vortice interiore di sensazioni che conduce all’autentica espressione artistica.

Il termine è prettamente musicale, indica l’animo gitano del flamenco, ma è riferibile ad ogni forma di arte e dunque ad ogni artista che crea con questo spirito.

Poi esiste un altro Federico che fa Duende di cognome, e il musicista di professione.

Non lo vedevo da un decennio, o più.

L’ho rivisto ieri per caso. Gli ho detto: raccontami la tua storia.

La storia è semplice, ti racconto quello che m’ha cambiato la vita in 3 movimenti,

1 intro adagio in crescendo, cioè è come sono arrivato alla musica,

la voglia di suonare mi è venuta all’inizio delle superiori,

prima giocavo a calcio, sciavo, rugby, basket,

dopo non andavo più in curva, cominciavo a stare meno con gli amici, più con la musica, con le ragazze,

la mia prima batteria, usata, 150.000 lire

con gli amici del liceo tentavamo di suonare il punk rock, clash, sex pistols, led zepelin, iron maiden

dopo un paio d’anni ascoltavo il jazz, il blues, anche il blues elettronico, ero più curioso, cercavo le radici, john lee hooker, steve ray waughan,

a un certo punto mi iscrivo in accademia della musica, il mio maestro è Vittorio Marinoni, che suonava con Trovesi, e nell’orchestra Rai,

a un certo punto mi ha fatto capire questo: per suonare il rock non serve andare a lezione, ascolti i rolling alla radio, i cure, fai come faceva come jimy hendrix, impari anche senza saper leggere la musica,

in quel periodo ho cominciato a sentire la fusion, weather report, jaco pastorius, diijawan, la musica brasiliana,

la tecnica diventa più una questione di sensibilità sullo strumento, lo sviluppare capacità lessicale ti permette di non aver paura della musica, e cominci a divertirti, come quando impari una lingua, e prendi una scioltezza che ti rende estroverso,

stavo tutte le sere quattro ore in questo scantinato sotto casa mia a provare, suonare, riprovare, è stata questa la mia formazione,

a diciotto anni con la patente la macchina gli amici andavo a vedere i concerti jazz-blues,

da tre metri di distanza imparavamo come si suona, senza tanti microfoni, mettendo giù chitarra basso e batteria in piccoli locali, tassino, mentafredda, reef, caribe,

posti dove ho sentito suonare i miei maestri, e dove poi ho cominciato a suonare io,

intanto facevo il liceo, a scuola conosciuta questa ragazza australiana, oriunda italiana, in Italia per gemellaggio culturale, siamo nel 1990,

nella sala prove con la stufetta elettrica e il freddo porco scatta la love story,

restiamo in contatto per lettera,

dopo la maturità, mi regalo viaggio in australia per andarla a trovare, due mesi, western australia, a perth, scopro un mondo diverso, nel distretto ristoranti e locali tanta vita notturna e tantissima musica dal vivo, conosciuti tantissimi musicisti, specialmente italo-australiani,

mi avevano adottato,  mi portavano in giro in harley, mangiare, bere, suonare,

cominciato a suonare, andavo a genio a tutti, nessuno mi aveva mai cacciato da una band,

tornato in italia mi iscrivo al dams, corso di musicologia, due anni, la mattina studiavo e il pomeriggio una ragazza del centro di bologna mi affittava una stanzetta con una batteria per 50.000 lire a settimana, andavo a scuola col piatto, poi a suonare,

a 20 anni avevo la mia reputation di batterista capace, avevo suonato con un pò di gente, per caso o per fortuna mi chiamano i reggae national ticket, conoscevo il saxofonista, finisco a suonare con loro che cercavano un batterista,

loro avevano appena vinto arezzo wave emergenti, siamo nel 1995, facciamo una tournèè di un mese tutta italia con arezzo wave festival inverno, prima esperienza da musicista professionista,

ricordo un concerto a torino al palastampa,  dicembre 95, dovevamo aprire il concerto degli africa unite, 7000 persone,  poi registriamo il cd, “squali”,  oramai lavoriamo insieme da 6 mesi, le cose vanno bene

2 andante con brio, cioè come ho cambiato tonalità e continenti

a quel tempo la mia ragazza australiana si era trasferita in italia da me, ma dopo un po’ lei qui aveva problemi con i documenti, deve rientrare,

comunque là c’era lavoro, e possibilità di stare insieme,

decido, vado in australia, per stare con lei,

così prendo la decisione definitiva, a 22 anni, mi trasferisco in australia,

a 22 anni pensi di poter fare tutto, non ci pensi più di tanto, vuoi andare,

stupidamente magari li ho mollati, i reggae national ticket (loro poi sono andati in jamaica) ma volevo di più come solista, solo quando sono arrivato là mi sono reso conto di quello che ho perso, una carriera,

dovuto ricominciare tutto da capo, da zero, piano piano, subito a lavorare, impresa di pulizie, e cinque mesi di inglese corso per immigrati, gratuito, anzi mi sovvenzionavano, ma già al primo anno mi inserisco in una band di cover, andiamo a fare un capodanno, creatività poca, ma energia ok,

il pub rock austrialno era ancora fermo ai kiss agli anni 80, decido di evolvermi,

prendo un diploma per avere accesso all’università, e poi vado a fare l’audizione al conservatorio di perth, corso di batteria jazz,

anche se non sapevo molto di teoria, sono passato, poi sono fatto quattro anni regolari, e mi sono diplomato al conservatorio,

e intanto suonavo sempre più, anche due spettacoli a sera il venerdì sera, matrimoni, feste, in trio, quartetto, con cantanti donne, facendo pop, jazz, blues, di tutto,

siamo nel 2000, il mio socio un anglo-indiano, chitarrista, kim, lui portava lavori, io portavo lavori cominciavano a girare bei soldi in tasca, lavoravamo 5 – 6 sera la settimana, a volte vampate di cash di mancia ai matrimoni,

la mattina libero, dormivo, tutti i giorni in spiaggia nudista, corsa, bagno, poi andavo a comprare 2-3 cd, andavo al dely italiano, pecorino, carne,

il pomeriggio prove, la sera suonare,

a un certo punto succede che ci lasciamo, la storia era finita, vado a vivere da solo, e divento un iper-nomade, col gruppo partivamo per 3 mesi, andavano in corea a lavorare negli hotel, singapore, dubai, negli hotel 5 stelle, nel loft garden, bei soldi, tutto pagato, colazione, pranzo, cena, tutto 5 stelle, aerei prima classe, verdure fresche, pesce fresco, sushi,

di giorno in giro, poi in albergo relax e prove, la sera pop internazionale, avevamo 200 brani in repertorio, m.jackson eagles madonna frank sinatra tutto, la cantante una bella ragazza, kim alla chitarra, il suo amico al basso, io alla batteria, 4 ore a sera, 7 sere la settimana, dopo 3 mesi così suonare diventa il tuo gesto naturale, suoni a occhi chiusi qualsiasi cosa,

oppure tournè in east australia, sidney, melbourne,

registravo cd con artisti che mi chiamavano per registrare cd di musica originale australiana, anche le percussioni, le congas,

poi per un anno insegno in un college anglicano privato, insegno batteria ai ragazzi delle superiori, si guadagnava bene, poi lo mollo per le tournee,

andava tutto bene,

fondo la mia band, il mio primo disco da solo, genere jungle-dub e jazz,

per un paio di anni prendo la nomination per la musica awards in west australia come best batterista, poi mi butto sul latin jazz, creo una band “federico duende collettivo latino”

io percussioni, alla batteria un altro italo-australiano, contrabbasso e chitarra,

facevo trasmissioni in radio, siamo nel 2005, e sta finendo tutto,

m avevano proposto 9 mesi allo sheraton di bangkok a scatola chiusa

un pacco di soldi, un paese pieno di tranelli droghe ragazze

quello prima di me di stanza allo sheraton mi diceva: troie superlusso gratis tutte le sere ti entrano in camera diventano tue amiche

3 il ritorno della tonica,  cioè come ho ripreso le mie radici

intanto quando potevo un mesetto l’anno tornavo qui in italia a scanzo a trovare i miei, facevo qualche spettacolo, al tagliere, al paprika,

mi rendevo conto di non saper più, non riuscire più a parlare italiano,

quasi per caso succede che in australia non potevo più guidare per tre mesi,

un semaforo rosso, una sera per andare a suonare un matrimonio dove si guadagnava bene, un controllo, alcool ok ma patente sospesa, e vengo arrestato con due accuse,

4 giorni dopo in tribunale ho pagato l’avvocato d’ufficio 100 dollari mi sono dichiarato colpevole mi hanno dato 500 dollari di multa e tolta la patente 9 mesi,

in australia non puoi farti venire a prendere tutte le sere, intanto ero cittadino australiano dal 2001, siamo  ad agosto 2006, e torno in italia,

vado a stare da una ragazza, ci sto due anni, , ormai ero madre lingua inglese, e ho insegnato inglese per 4 anni

e dopo più di 10 anni ho ripreso a suonare in giro, druso, bopo, polaresco, col jazz club di bg, col mio maestro,

qualche volta ho suonato con carotone, sostituivo il batterista degli arpioni, grandi concerti a barcellona, a palermo, belle date,

ho fatto le percussioni per il nuovo disco roby zonca,

adesso con dudu e tommaso lando lavoriamo a progetto nuovo,  i “duende kangaroos” un collettivo intercambiabile di musica  jazz improvvisazione

facciamo 1h di musica nostra e poi 1h con tutti gli ospiti facciamo la jam, una volta al mese, al bopo ponteranica,

creato un mio set particolare di batteria e percussioni,

adesso insegno batteria nella scuola dove ho imparato, c’è l’attrezzatura giusta, e buone soddisfazioni, ho tanti ragazzi, ed esperienze da trasmettere,

non sono diventato una grande star, ma chi vuol fare questo mestiere adesso mi vede come io vedevo il mio maestro, e questo è appagante.

(storia di Federico Duende raccolta da Leone Belotti)