ma che calepio si fa a pasqua?

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ADCalepioNerd

Il progetto Bergamanent nasce un anno fa, in piazza S.Anna,

dall’incontro con i ragazzi di CTRL magazine, quando scopriamo di aver proposto al comune progetti simili, con grandi idee e piccoli budget, e aver ricevuto risposte simili: “bellissime idee, purtroppo non ci sono soldi” (e in quegli stessi giorni il comune stanziava 800.000 euro per consulenze e comunicazione su Bg2019 “capitale della cultura”).

Noi avevamo proposto un lavoro di rilettura e rivalutazione dei grandi personaggi storici icone della città, creando profili social-historical a partire dai quali far rivivere la storia della città con eventi musicali e teatrali, e la partecipazione di artisti, writer, ricercatori, editori, locali pubblici.

Il comune ha poi preso l’idea di partenza e l’ha realizzata in modo sciatto e a costi altissimi, tirando giù frasi fatte dai libri di storia per poi stamparle su brutti totem, e morta lì.

Nel frattempo noi siamo andati avanti, e abbiamo fatto rivivere queste icone sulle cover di CTRL magazine, cercando l’attualità, il senso di oggi di figure ricoperte dalla polvere del tempo, sconosciute ai più, ignorate dalle nuove generazioni.

E così, per un anno, invece delle rock star, abbiamo messo in copertina, come fossero nuovi divi, i grandi bergamaschi del passato, rappresentati e raccontati come personaggi di rottura, fuori dagli schemi, non ingessati e non istituzionali:

il Beltrami explorer, scopritore del Nord America;  il Che-Nullo, primo dei rivoluzionari moderni; il Colleoni dux, inventore dell’artiglieria mobile; il Natta fetish, creatore della plastica; il Locatelli no limits, pioniere dell’aria; il Quarenghi magut, costruttore di metropoli;

il Galgario gay, maestro del ritratto; il Paciana hacker, re dei banditi;

e infine il Calepio nerd, ideatore del vocabolario, in copertina questo mese, da cui prende nome questo sito e questo editore, che qui vi presento, con un augurio di buona lettura, e di buona pasqua!

Cover story per CTRL magazine n.49, imago by studio Temp, testo by Leone Belotti:

Se vuoi sapere che Calepio ha fatto e chi Calepio è, ti dico che Ambrogio da Calepio è il primo grande nerd della storia, il precursore del web, autore di un libro pazzesco, un’idea folle, che ha cambiato il mondo.

Probabilmente, prendendo in mano un vocabolario, non ci siamo mai posti la domanda: chi è quel fuori di testa che ha avuto l’idea?

Prima esistevano raccolte varie, compilazioni lessicali tematiche, indici di luoghi o gallerie di personaggi storici, ma il grande nerd ebbe il lampo di genio di fare questo lavoro scientificamente su un’intera lingua, in ordine alfabetico: e poi girarla a specchio, tra-ducta in un’altra lingua!

Ci lavorò giorno e notte per 50 anni, 500 anni fa, a Bergamo. Poi diede alle stampe. Boom. L’opera, titolata Lexicon, ribattezzata Calepino, dal nome del suo “consapevole inventore”, ebbe un effetto pari alla scoperta dell’America (che similmente prende nome da Amerigo Vespucci, e non da Colombo, che non si era reso conto).

In pochi anni, il Calepino, come internet, diventa lo strumento di lavoro indispensabile per studiosi, scrittori, scienziati, traduttori di tutto il mondo. La community subito condivide e implementa, e in breve escono decine di versioni in tutte le lingue del mondo.

Calepino alla mano, il popolino illetterato poteva finalmente capire il Latinorum usato da papi e imperatori per imporre leggi assurde con codici astrusi (il latinorum di oggi  è la pubblicità, la tecnologia, le app)

Per 300 anni insieme alla Bibbia è il libro più stampato al mondo (oggi: il catalogo Ikea) ma il suo autore, dopo la prima edizione (pubblicata a sue spese!)  non vide più un tallero: il diritto d’autore non esisteva, e tutti gli stampatori se lo ristampavano allegramente (lezione di storia: il copyleft è nato 3 secoli prima del copyright).

Poi arrivò l’Enciclopedia degli Illuministi, versione moderna del Calepino, e oggi siamo a Wikipedia. La cosa paradossale, è che se cerchi oggi in Wikipedia, su Ambrogio trovi 10 righe da sfigato.

Nato nobile nel 1435 in un castello al centro del feudo di famiglia (Castelli Calepio, in Val Calepio) il giovane conte Calepio si trasferì a studiare a Bergamo a Palazzo Calepio, in zona Fara, e passò tutta la vita nel convento di fronte a casa (S.Agostino). Probabilmente pagando, prese i voti, e il nome Ambrogio (di battesimo faceva Giacomo) con una dispensa “per motivi di studio” che lo liberava dal peso di dire messa, confessare o vedere gente.

Per tutta la vita non fece mai altro che ilfiglio di papà nerd, uscendo solo per attraversare la Fara (casa-studio) e tuffarsi nel suo lavoro titanico in S.Agostino, dove morì (1510) e fu sepolto senza nemmeno una lapide, nello stile NOLOGO degli eremitani agostiniani (seconda cappella a destra in S.Agostino).

Nell’aldilà, ha ripreso il nome di Giacomo, e passa le giornate in Purgatorio nel gruppo master nerd, molestato da fan insospettabili come gli eretici Giordano Bruno ed Erasmo da Rotterdam (che lo chiamano joker)  gli esplosivi D’Annunzio e Alfred Nobel (che lo chiamano bomba carta) e l’odioso Steve Jobs (che usa wikalepio al posto di wikipedia).

Intanto nell’aldiquà i vip del comitato cultura Bg2019 hanno blaterato per mesi e speso milionate in consulenze, totem e testimonial “lustra Berghem”, senza accorgersi che avevano in mano il jack pot della cultura, capace da solo di far saltare il banco.

E così si capisce anche perchè Calepio abbiano bocciato Bergamo capitale della cultura. Come se al Comune di Firenze, assessorato alla cultura, ti rispondessero: Dante chi?

 

 

loqui vel ipsa saxa docet

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AmbrogioDaCalepio

oggi usiamo google e wikipedia,

ieri usavamo l’enciclopedia,

ma per tre secoli, dall’invenzione della stampa fino a ieri, letterati, ricercatori e scrittori di tutto il mondo hanno usato il Calepino,

ossia il vocabolario, il libro più stampato dopo la bibbia, che prende nome dal suo inventore, il frate bergamasco Ambrogio da Calepio,

uno che nell’aldilà dà del tu ai giganti della comunicazione di ogni epoca, Gutenberg, D’Alembert e Steve Jobs,

uno che ha capito nel 1500 l’importanza del link, cioè dell’agganciare tra loro in una rete  parole di lingue diverse e significato comune, il precursore del web, il padre della comunicazione,

per la prima volta, grazie al Calepino, il popolino illetterato poteva capire il Latinorum usato da papi e imperatori per imporre leggi astruse,

omaggiato nei secoli da autori di ogni tipo e cultura come Rabelais, Giordano Bruno, Luigi Pirandello e molti altri che gli hanno dedicato parole solenni,

un genio che ha passato tutta la vita lavorando alla sua creazione, nel convento di Sant’Agostino, a Bergamo, dove è sepolto senza alcuna lapide, senza alcuna targa, nell’ignoranza totale dei suoi concittadini,

un’iscrizione sepolcrale mai realizzata, tramandata a memoria, recita:

SEPULCRALEM HUNC LAPIDEM QUISQUIS OFFENDIS

VOCALEM ESSE NE STUPEAS LOQUI VEL IPSA SAXA DOCET

PER QUEM LITERAE VIVUNT AMBROSIUS CALEPINUS

o tu, chiunque tu sia, che ti imbatti in questa pietra sepolcrale,

non ti meravigliare che sia dotata di voce: persino ai sassi insegna a parlare

Ambrogio da Calepio, grazie al quale la cultura letteraria è viva.

Post Scriptum: Ambrogio da Calepio è un gigante che poteva da solo sostenere la candidatura di Bergamo a capitale della cultura, ma evidentemente nel team Sartirani-Olivares non sanno nemmeno chi sia, e infatti il suo nome non è mai apparso nelle varie gallery e totem di  bergamaschi illustri scelti a testimonial dal comitato.

Commento Calepio Press sul comitato Bg2019: #pensacheignoranza

(Calepio Press est 1504 nel nome e nello spirito di Ambrogio da Calepio: Press, prima che inglese, è abbrev. latina di pressio, pressionis, il gesto dello stampatore sul torchio, a creare impressiones)

Imago: A. da Calepio svegliatosi nella tomba viola di rabbia alla notizia che in un museo cittadino le didascalie sono state sostituite da astrusi codici QR

47 tentativi fallimentari d’impresa culturale – 2

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imperodelsole 001

2 paraletteratura puberale – la scoperta del fantastico

Dopo il maggio 68, d’inverno, col riflusso, passavo tutti i pomeriggi studiando l’Atlante, e già in terza elementare la maestra segnalava con preoccupazione il fatto che io sapessi a memoria tutti gli stati del mondo, superficie, capitale, n. di abitanti.

In quarta mi regalarono un Atlante storico. Dopo pochi mesi sapevo a memoria tutti i papi da S.Pietro a Paolo VI e gli imperatori romani da Augusto a Romolo Augustolo, con tanto di date.

D’estate, dopo la scuola, partivo con la saltafoss (la mountain bike degli anni settanta, sella lunga, ammortizzatori, ruote artigliate, cambio a leva sul telaio) dicevo che andavo all’oratorio e invece mi inoltravo in stradine misteriose tra campi, vigneti, boschi, canali e ferrovie.

La Val Calepio è un distretto pedecollinare tra la Val Cavallina, il lago d’Iseo e la Franciacorta, sulla via che da Bergamo porta a Brescia, città che per me, allora come oggi, rappresenta l’oriente (essendo Venezia l’estremo oriente).

Un giorno con grande eccitazione scopro un passaggio molto avventuroso: entrato clandestinamente, nella scia di un camion, nell’area del cotonificio Niggler&Kupfer in località Capriolo, avevo seguito il sentiero lungo il canale fino alla diga pedalando a rotta di collo per sfuggire al guardiano che mi inseguiva.

Mi ero così ritrovato, con l’adrenalina a mille, a imboccare e percorrere in bici la sommità del muro diga, larga meno di mezzo metro, senza possibilità di posare i piedi, con le acque gonfie e rapidissime del canale da un lato, e lo strapiombo di una decina di metri sulle basse acque ferme dell’Oglio con spuntoni rocciosi  affioranti sull’altro lato.

Arrivato sull’altra sponda dell’Oglio, le gambe mi tremavano.

Poco dopo mi ero fermato presso un rudere medioevale che un cartello indicava come l’antico Porto Calepio.

Nascosto dalla vegetazione, notai un passaggio scavato nella roccia. Lo imboccai. Con grande meraviglia sopra di me apparve un castello in piena regola, mura, merli, torrioni, ponte levatoio.

Nascosta la bici, mi intrufolo nel castello, mi ritrovo in un salone con grandi vetrate dove un comitiva di persone è tutta presa dal panorama mentre una guida racconta che “qui, il giovane Ambrogio da Calepio, immerso nei libri, fantasticava sul suo futuro..”.

Quell’estate tornai quasi ogni giorno al castello dei conti Calepio a picco sull’Oglio, inespugnabile, e immaginavo il giovane Ambrogio, e mi immedesimavo,

mi calavo nel fossato del castello con una corda per campane che avevo rubato in sagrestia a mio zio prete, quindi prendevo il ripido viottolo che scendeva al porto, e m’imbarcavo raggiungendo Venezia per via d’acqua…

Ripresa la scuola (quinta elementare) passo i pomeriggi scrivendo in bella calligrafia il mio primo romanzo d’avventura e d’amore, “L’impero del sole”,

un intero quadernetto a righe con tanto di illustrazioni dell’autore, copertina, indice, trama nel risvolto (praticamente l’Eneide in versione Val Calepio), colophon della “casa editrice Belotti”, prezzo di copertina (L.600) e biografia dell’autore che suonava così:

“Leone Belotti nacque in Valle del Fico nel 1966 d.C. ed è tuttora vivente. Questo è il suo primo romanzo e lo scrisse a undici anni”.

Ti parlo di questa prima esperienza di baby-romanziere perché si è rivelata fondamentale per farmi capire fin dall’infanzia le potenzialità dei linguaggi creativi:

ero sempre stato un bambino timido e introverso, segretamente innamorato della mia compagna di banco, Lilli, bella ed estroversa.

Prima potenzialità dei linguaggi creativi: vedere la Lilli che legge il mio romanzo con gli occhi illuminati.

Seconda potenzialità: imitare il protagonista del mio libro, e baciare la Lilli.

Terza potenzialità: mettere al lavoro la Lilli, che “copia” il romanzo in cinque copie e le vende alle sue amiche.

Stimolato dal successo, scrivo subito un secondo romanzo, ispirato al film di Hawks “Eroi dell’aria”, visto in televisione.

Un flop totale. Lilli, la mia musa, disse: “Il primo era più bello”. La mia prima stroncatura.

Crisi.

(imago: copia fotostatica tratta da “l’impero del sole” by Leone Belotti, edizioni Belotti 1977, trascritta a mano in 5 copie su quaderni Pigna a righe)

nemo propheta in patria

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AmbrogioDaCalepio2

(de Ambrosii Calepinii Lexicon in patria oblitteratus / latina – italica – anglica versio)

nemo propheta in patria est in specie si mala tempora currunt

sicut Ambrosius noster conditor Calepinus a Bergomi MMXIX comitato oblitteratus

quamvis Ambrosius magnificus antenatus internet sit cum anno domine MDII primus lexicon creavit

et populus statim intelligere potuit in vulgari latinam missam et  legem Ambrosio gratias

postea multiplas editiones fecerunt in globis linguisque terrarum et omnes linguae mundi in coniunctione semiotica omnibus fuerunt

ergo Ambrosii supulchro epigramma recitat  eum loqui vel ipsa saxa docet

sed Bergomi rectores saxorum stolidiores manifesto videntur

LEONE XIV – ANNO DOMINE MMXIII DIXIT – EGO VOS SUM

nessuno è profeta in patria specie se corrono tempi cupi

è il caso del nostro fondatore Ambrogio da Calepio dimenticato dal comitato Bergamo2019

nonostante sia il magnifico precusore di internet  avendo inventato nel 1502 il primo vocabolario che permise al popolo di comprendere direttamente in volgare le parole latine delle funzioni religiose e degli editti legislativi;

in seguito il Calepino fu il primo best seller della storia, stampato in moltissime versioni e tutte le lingue del mondo  furono interconnesse per tutti;

ecco perché sulla tomba di Ambrogio da Calepio un’epigrafe recita

che Ambrogio da Calepio insegna a comunicare perfino ai sassi,

ma evidentemente i rettori di Bergamo sono più stolidi dei sassi.

LEONE XIV – proprietà letteraria 2013 – IO SONO VOI

nobody is prophet in fatherland, especially in badtimes

so our founder Ambrogio da Calepio is forgotten by Bergamo2019 committee

in spite of he is the magnificent precursor of world wide web since he created the first dictionary in 1502 so that common people could understand in italian church’s and king’s latin language;

then many editions were made all in the world and every language’s meanings were linked each others;

that’s why on Ambrogio’s tomb an epigraph says: also to stones he teaches how to communicate;

but obviously Bergamo’s leaders are stubborner than stones.

LEONE XIV – copyright  2013 – I’M YOU

imago: Ambrosius Calepinus Lexicon auctor et Calepio Pressiones conditor in MDII

io sui totem ci piscio

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BelTramìOK

stamattina stavo pisciando su un totem di arredo-marketing urbano

quando la pedata è arrivata puntuale, dio uomo!, cai cai,

mi ero dimenticato che  sul totem della memoria non si piscia

(uno strano totem-pedana dedicato ad anna frank sdraiata,

il padrone aveva detto: non sono riusciti i nazisti a sdraiarla,

ci volevano i creativi del comune, tu comunque su anna frank non ci pisci)

così balzellon balzelloni ho arato due aiuole e ho finito di pisciare

sul totem 2019 Bergamo capitale della cultura

poi ho pisciato anche sul totem del Museo della Curia

quindi una sbroffatina sul totem della Gamec

e per finire, anche se non mi scappava più, vedendo un  nuovo totem

dedicato a un certo Costantino Beltrami a grandezza reale,

sono andato alla fontanella a bere per poi innaffiarlo,

e a quel punto mi sono preso una seconda pedata dal padrone,

e ho perso le staffe, e digrignato i denti, e allora il padrone ha detto:

pisciare sul Beltrami è come pisciare su un cane randagio!

Io non capivo bene il nesso, e tutto sommato non ero così interessato,

ormai la pedata avendola presa, invece il padrone “takes himself down”

(si e preso giù, lo so taduco da cani),

si è seduto sulla panchina, e ha iniziato a pontificare:

non devi pisciare sul Beltrami, uno che qui nella sua città

i preti l’hanno perseguitato e arrestato 

per le sue idee di uomo libero,

finché a 40 anni s’è rotto le scatole di questa città di bigotti,

ha attraversato l’oceano, ha preso una canoa, un ombrello,

e ha scoperto un nuovo mondo, e un’antica civiltà!

Io lo guardavo orecchie basse, occhio spento: Beltrami chi?

Ma lui, alzando la voce, aveva attirato l’attenzione

dl un vecchiaccio avvinazzato, di due studentelli di passaggio

e di una badante boliviana con tanto di cliente (carrozzina + alzheimer).

Ormai, avendo un pubblico, si era levato come un oratore:

Colombo avrà anche scoperto l’America, ma l’America del Nord

l’ha scoperta Beltrami, uno di Bergamo alta!

questo gli Americani lo sanno bene, a differenza dei bergamaschi, 

gli hanno intitolato le montagne da cui nasce il Mississipi, in America,

non un viottolo,  come hanno fatto qui, i suoi concittadini ingrati!

A quel punto come sempre si era radunata una piccola folla,

e il padrone è salito in piedi sulla panchina.

Con 200 anni di ritardo mettono il totem per far conoscere il Beltrami!

E non sanno nemmeno che il totem l’ha fatto conoscere il Beltrami!

Beltrami è stato il primo indiano metropolitano della storia!

A quel punto i due ragazzini che stavano ascoltando il padrone blaterare

gli hanno chiesto di scrivere la storia del Beltrami per il loro giornalino CTRL.

Finalmente il padrone si è calmato, è sceso dalla panchina, ha detto:

ma certo, mi sembra proprio una bella idea, ve la scrivo stanotte,

e domani ve la mando, la vera storia di un grande incompreso!

Ma lo sapete voi che il Beltrami è il vero autore de “l’ultimo dei mohicani”

che sarebbe l’Eneide degli Americani?  Altro che Bill Gates e Steve Jobs!

Costantino Beltrami!

Nel frattempo io per sbaglio stavo di nuovo pisciando sull’anna frank sdraiata,

e quasi ci rimetto la zampa, perché un pischello lanciato su MBX

l’ha presa per un trampolino, dio bambino!

                                                                                       Upper Dog 

NB: la vera storia del Beltrami, domani su BaDante e CTRL magazine

> imago: copertina n39 di CTRL magazine

http://issuu.com/ctrl/docs/ctrl-number39

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regola delle Maddalene Scalze

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madadlena

1) ricorda che Cristo risorge come la vita dal battito del tuo seno – ogni santa domenica, donandoti a lui, a ogni ora.

2) ricorda la nobiltà del suo gesto e lo scandalo quando si inginocchiò lavandoti i piedi ogni lunedì, in ginocchio, in cella, ai vespri

3) ricorda l’incanto e l’amore di quel mattino di maggio, al discorso della montagna ogni martedì, promettendoti a lui, in cella, al matutino, sulla nuda terra

4) ricorda il corpo di atleta e lo spirito di guerriero quando cacciò i mercanti dal tempio ogni mercoledì, digiunando per lui, dall’alba al tramonto

5) legato e dannato, l’anima e soprattutto le membra tue siano ardenti d’amore per lui ogni giovedì, col flagello, a ora terza, sesta e nona

6) al pianto della Madonna, sia libera la passione, e un urlo al cielo la tua estasi mistica ogni venerdì santo, accogliendolo in te, a ogni ora

7) entra in comunione carnale, il corpo e il sangue, con il Signore tuo crocefisso  ogni sabato, concedendoti totalmente a lui, a ogni ora

Dal battito del tuo seno, egli risorgerà.

(Manoscritto ritrovato alla Mandalossa da Amborgio da Calepio nel 1492, con la seguene nota:  poi che  ex-acto dieci lustri orsono il capitano generale della Serenissima Bartolomeo Colleoni con atto di saccheggio, spoglio et rapina in Senigallia fece sua la santa reliquia del corpo di Maria Maddalena, et la condusse seco in Mapaga et Martinengo, ove per dissidio tra i campanili di S.Marco et S.Giovanni Battista egli infine statuì donarla al canonico di Romano cum dote di 1000 ducati d’oro ad aedificanda chiesa et conventu dedicata a Maria Maddalena, cum ordine di sorelle minori dette Maddalene Scalze, cum regola di Maddalena che ivi in Mandalossa fussi da me ritrovata –  presso loco che quivi non clarifico – poscia scomunica, clausura et destruxio reliquia et conventu della Maddalena ipsa –  Maxima humilitas filum logica me duxit  sic ex latino traduxit in lingua vulgari)