47 tentativi fallimentari d’impresa culturale – 11

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Pierina

11 Paraletteratura cattolica

Le opportunità dell’iconografia cristiana

Un grande art che mi ha fatto da magister (oltre che farmi lavorare con lui per alcune agenzie storiche) il primo giorno nella grande agenzia mi ha detto:

adesso ti porto in un posto dove ti terrò una lezione sostitutiva dei 4 anni di scienze della comunicazione o similari.

Mi ha portato in una chiesa.

Tra una bestemmia e l’altra, mi ha detto: l’immaginetta della Madonna è la base della pubblicità, qualsiasi foto pubblicitaria si basa sull’arte sacra, qualsiasi spot non è altro che il remake della scena di Adamo ed Eva, dove tu, il pubblicitario, fai la parte del serpente.

Nelle vite dei santi ci sono già tutti i miracoli del nuovo rasoio, del nuovo detersivo, della nuova sottoveste.

Ti serve un nuovo eroe, un testimonail ideale? Cerca il santo giusto, riportalo in vita, efficacia garantita.

Nell’iconografia sacra, composizione, taglio immagine, toni, uso della luce c’è già tutta la pubblicità di moda. D’accordo.

Quello che non ho ancora capito, e che lui si è sempre rifiutato di spiegarmi (lo capirai da solo) è come mai questo ricchissimo patrimonio narrativo-iconografico, sia oggi così poco e male utilizzato dall’azienda in questione (la chiesa).

Mi spiego. Fino al Sette-Ottocento l’iconografia sacra è stata il media-linguaggio leader,  continuamente rinnovato. Con l’arrivo dei linguaggi laici, dell’arte laica, dell’immagine laica, dagli impressionisti in poi fino alla pubblicità, alla fotografia, alla tv e al web, il linguaggio del messaggio-azienda cattolico ha smesso di evolversi.

La mia domanda è: perché l’immagine cattolica è così vecchia, triste, perché le immaginette sono ancora quelle degli anni Cinquanta, perché qualsiasi cosa dal bollettino parrocchiale ai paramenti sacri è rimasta ferma a un gusto superato, poco attraente?

Sono convinto che rinnovare il linguaggio arte sacra-immagine coordinata del leader di mercato religioso – la chiesa cattolica – sia una dei pochi grossi business di comunicazione rimasti.

Ogni volta che mi capita di lavorare per qualche azienda del gruppo Vaticano ci provo.

Così, quando un editore cattolico mi chiede testi e idee per un libro fotografico sulle chiese barocche della diocesi, propongo e realizzo un format inedito, una specie di foto-romanzo devozionale di gusto contemporaneo

(cos’altro sono i servizi moda di Vogue dove un’allucinata anoressica seminuda si aggira con espressione mistica in qualche location straniante?).

Le immagini delle diverse basiliche illustrano brevi “romanzi paralleli” che hanno questo schema: il narratore è un peccatore che in prima persona, in flusso di coscienza-preghiera, tra i banchi della chiesa, confronta le vite dei santi del posto e la sua vita di peccatore moderno.

Il libro viene pubblicato e dato in omaggio a decine di migliaia di persone (non ricordo se correntisti di una certa banca o abbonati di un certo giornale o entrambe le cose).

Vengo a sapere che piace molto al segretario del vescovo, un po’ meno al vescovo.

Accetto di scrivere testi per un Museo Diocesano, ho un mio tavolo nel centro studi che fa parte della struttura, ma dopo due giorni nella cripta circondato da memento mori sono già sessualmente frustrato come quelli che ci vivono da vent’anni.

Esco a bere un caffè e quando rientro scrivo: “Malattie stagionali primaverili/ la città comincia a pullulare di donne mozzafiato e tu soffri d’asma: raffreddore da figa”.

Fine della mia esperienza di Church-writer. E pensare che ero già diventato papista, e propugnavo la Chiesa come committente di ogni opera della spirito.

Crisi.

In seguito, in varie occasioni ho proposto a fotografi amici, sempre in cerca di temi per un calendario fotografico, di realizzare un calendario (con modelle, location, abiti e truccatori) di sante e santi da riscoprire, adatti ai tempi.

Più d’uno si è molto eccitato all’idea, che poi non ha avuto seguito. Troppo difficile.

Crisi.

Più recentemente con Athos Mazzoleni e Mattia Dal Bello, per far vedere questa mia idea dell’attinenza tra arte sacra e fotografia di moda, ho creato una performance e un video dal titolo “Macabre Dance 2011” (visibile in http://vimeo.com/34066507) dove un affresco capolavoro d’arte sacro-funeraria medievale (la Danza Macabra di Clusone) viene affiancato da affissioni di pubblicità moda, con effetto di doppia perversione, per cui le pitture sacre paiono sexy mentre i modelli delle griffe si rivelano macabri.

L’abbiamo mandato al premio arte Laguna, sezione video-art, alla selezione finale la giuria si è divisa, niente premio.

Crisi.

Nel contesto barocco delle basilica, però, mi viene una nuova idea. Creare un gruppetto di musica pop, i cattogay, che sono tre chierichetti, con incenso, campanellino e smorzacandele, che canticchiano un motivetto tecno-dance che ha come testo: mi pento e mi dolgo, o Gesù d’amore acceso, non ti avessi mai offeso, e altri catto-haiku.

Lo proponiamo a Gian Franco Bortolotti, già produttore di hit dance come “Touch me” con la sua etichetta “media records”.

A Bortolotti l’idea piace, mi chiede di scrivere il testo definitivo mentre lui cerca gli interpreti adatti. Sul più bello un giorno leggiamo sul Corriere: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati”, recita Madonna nel suo nuovo album in un brano-confiteor che si intitola non a caso «I’ m a sinner» («Sono una peccatrice»). Il disco esce il 26 marzo in tutto il mondo. Promette faville, anzi di più, visto che ha totalizzato il più alto numero di prenotazioni della storia di iTunes.

Fine del progetto “mi pento e mi dolgo”.

Crisi.

Dopo quest’ulteriore delusione, ho scavalcato il fosso, mi sono immedesimato nel prossimo papa, Leone XIV, e ho scritto un’enciclica, la Rerum Novissimarum, versione turbo della Rerum Novarum ottocentesca di LeoneXIII, sorta di manifesto degli indignati cattolici, in opposizione al conservatorismo destrorso di Papa Razzi.

Chi poteva prevedere di essere scavalcato dalla realtà, e ritrovarsi un vero papa super-sovversivo come il mitico Cecco della Pampa?

Crisi.

(imago: Anima Virgo-Pierina Morosini by Athos Mazzoleni,

prove d’immaginetta per NaturalMente2013)

adv bambini

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ModaChiama

sul viale del cimitero, al posto della donna dalle perle in bocca che ci invitava bassamente allo shopping selvaggio a Oriocenter, è apparso un nuovo mega-manifesto, di tono più elevato,

(e più grande, in metri quadrati, dei bilocali in cui viviamo noi comuni mortali);

da un telefono azzurro, è la moda che vi chiama, bambini, al Franciacorta Outlet Village,

un borgo agricolo ricostruito finto, tipo parco giochi per bambini, con parcheggi, parquet e telecamere,

e tutte le boutique e i negozi monomarca al posto delle stalle, dei pollai, dei fienili,

e le commesse di marca al posto dei contadini,

e la security con gli auricolari al posto del fattore col frustino;

e quello che vuole dirvi la Moda, bambine e bambini di 6-60 anni, è che voi siete le mucche, le galline, i conigli, i maiali, carne da macello, da latte, da ingrasso, capite,

la Aberdeen Asset Management, proprietaria dell’Outlet, amministra 250 miliardi di euro, e può mangiarsi interi stati africani a colazione,

perciò all’outlet troverete anche i comici di sinistra, di Zelig, di Colorado caffè, pagati per farvi divertire

e non farvi pensare cosa è davvero oggi il Made in Italy,  la punta dell’iceberg del più insostenibile e deleterio assetto sociale possibile, con la miseria di moltissimi asservita al lusso di pochissimi;

ridete, e non ascoltate le prediche  dei vetero-sociologi

(abbiamo inventato la democrazia, l’industria, il socialismo, l’informatica per ridurci a un nuovo medioevo

dove la massa schiavizzata, succube della superstizione e adoratrice di feticci – moda, calcio, lotterie – permette alla nobiltà il potere assoluto e la dissipazione vistosa del bene pubblico);

venite al’outlet, bambini, poveri e numerosi,

qui potete pagare una polo o un jeans costati 5€ in produzione fino a 20, 50, 100 volte tanto, ma pur sempre meno di quel che li paghereste nel quadrilatero della moda,

in via della Spiga, in via Montenapoleone, lì sarebbe meglio che voi non ci andaste, non sono posti per voi, sono posti per adulti,

voialtri, bambini, ascoltate il telefono azzurro, venite a giocare con i vestitini e le bambole, e portate pure qui, all’outlet, il vostro piccolo contributo al Made in Italy,

al nobile scopo di arricchire sempre più un’esigua minoranza di grandi parassiti che hanno finanziamenti record dalle banche e impiegano i loro utili record per costruire alberghi a Dubai

mentre in Italia i pensionati si suicidano a causa dell’inps, gli artigiani a causa di equitalia, i disoccupati, i precari, gli esodati a causa dell’euro,

il vero problema, bambini, è che l’eleganza e lo stile che aveva vostra nonna, che in quelle cascine dove oggi venite a fare shopping  era la matrona del focolare, voi ve la sognate;

e la grinta e il fascino che avevano vostra madre e vostro padre, quando negli anni settanta interpretavano davvero lo spirito ribelle oggi ricotto a pura immagine di moda, voi ve lo sognate;

perciò, visto che vi piace tanto sognare, bambine e bambini, e nella realtà non valete niente, venite a sognare al Franciacorta Outlet:

se invece vi svegliate, quando la moda vi chiama da Dubai o da Rodengo Saiano, ditele di andare a quel paese,

e se poi osservate la location dell’affissione (affacciata sul cimitero, forse l’unico spazio urbano rimasto senza pubblicità) capirete che è meglio non alzare proprio quella cornetta,

perché quando la Moda vi telefona promettendovi sconti del 70%,

state pur certi che poi vi passa sua sorella, la Morte

che non fa sconti.

(tratto da: seminari di decontminazione adv;  esercizi DDD  denigrazione d’assalto difensivo; Sean Blazer: “La nuova pubblicità per bambini”,

post sponsored by Just Leopardi Baby, competitor di Just Cavalli nel jeans maculato,

 pubblicato su licenza Leopardi Moon Fashion Group by Calepio Press )