fino a pochi mesi fa l’uomo di cui parlo ha una bella moglie e vive in una cascina upper class piena di libri e opere d’arte, con una bella mezza collina di parco intorno, e tante belle cose non esibite ma ben presenti, la piscina, l’orto, il pollaio, il canneto, il vigneto, il frutteto, il dehor con le frasche e il forno a legna, i cani, i gatti e in mezzo al bosco uno studio-hangar in vetro, tek e alluminio, come da rivista d’architettura, dove il pover’uomo svolge un lavoro prestigioso e appagante, il fotografo di moda, industria, arte e reportage;
l’uomo ha sessant’anni ma ne dimostra dieci di meno, e con quel suo fascino brizzolato un po’ richard gere un pò sean connery le donne gli cadono ai piedi come non mai, incredibilmente piace anche agli uomini, perchè è simpatico e diretto,
tiene corsi nelle più importanti accademie d’arte, note gallerie gli organizzano mostre personali e grandi editori pubblicano i suoi libri,
dovrebbe andare in chiesa tutte le mattine a ringraziare il Signore, invece è ateo e un bel giorno di punto in bianco molla moglie, cascina e piscina e va a vivere da solo, in una casetta in un paesino isolato trai monti, con un grazioso giardinetto da meditazione, grande forse 1/1000 della tenuta in cui ha vissuto per decenni,
tutti gli danno del pazzo, dell’immaturo, compatiscono la sua ingenuità, fondamentalmente non capiscono la sua scelta, sono troppo civilizzati per sentire ancora quel bisogno primario dell’homo sapiens chiamato libertà,
questo di cui parlo è Virgilio Fidanza, il posto in cui è andato a “nascondersi per liberarsi”, seguendo il dogma Bernhard, è Lonno, quattro case e un pizzeria tra Nembro e Selvino,
il dogma Bernhard dice: “devi essere completamente e fisicamente solo, isolato, e abbandonato da tutti per poter anche solo concepire, se non iniziare, un qualsiasi progetto intellettuale”
ci conosciamo da 15 o forse 20 anni, ricordo il nostro primo incontro, in chiesa, a Clusone, lui autore delle foto e io dei testi di un librone serissimo sulle basiliche barocche,
me lo ritrovo poi a Milano, a sbevazzare con Jean Baudrillard nella redazione chic di un amico comune, l’editore Fausto Lupetti, lo specialista dell’editoria di comunicazione… si lavorava per grandi clienti, Coca-Cola, Citroen, ultimi strascichi della Milano da bere, modelle e martini, jazz e design, e i due mi confessano senza vergogna e quasi con orgoglio che 20 anni prima erano compagni attivisti del PDUP o del PSIUP, partiti marxisti leninisti extraparlamentari, per la rivoluzione proletaria…
ogni due o tre anni ci capita di lavorare insieme, in posti strani, cimiteri, fabbriche chimiche, piazzole d’autostrada, “non luoghi” che lui fotografa e io racconto,
ci prendiamo per il culo con affetto, lui fa delle foto “artistiche” mosse e sfuocate, che io definisco lo stile alzheimer, lui mi dice “sei bravo a far poesia col tasto dell’a capo” oppure “cosa avresti fatto senza Ungaretti?”
qualche giorno fa l’uomo mi chiama e mi dice: senti Leone, dammi un tuo parere, stavo pensando di organizzare delle serate in giardino per parlare di fotografia, pensavo di fare la prima mercoledi prossimo, con questo tema: “ma siamo davvero sicuri che l’invenzione della fotografia abbia giovato all’umanità?”
gli dico: bellissimo tema, sottotitolo: affermato professionista aspirante pensionato cerca buona scusa per cambiare mestiere (e infatti sta scrivendo un libro),
comunque gli dico: ti appoggio (ho imparato a dire ti appoggio dalle nuove generazioni, ma non me lo sento proprio naturale)
e lui: pensi di venire, dai vieni! e io: ma certo, vengo volentieri, se c’è qualcosa da bere anche più volentieri,
poi ieri mi arriva l’invito di cui sopra, che inizia con un obbiettivo con 2b, che io detesto, anche se è ammesso, e finisce col mio nome e cognome con l’infamante qualifica di scrittore,
dovrei chiamarlo e dirgli sei pazzo, cos’hai capito, in quel mentre lui mi chiama, se la ride, mi dice che sono arrivate tantissime adesioni, e a questo punto potrei ancora dirgli sei pazzo, cos’hai capito, io non ho niente da dire sulla fotografia, tantomeno ai tuoi amici sessantottini, ma lui capisce senza che io abbia bisogno di parlare, e mi dice ma dai Leone, tu vieni a parlare con me come facciamo sempre davanti a un bicchiere, cosa te ne frega se ci sono intorno trenta persone, e a quel punto no nce l’ho più fatta a dirgli sei pazzo, non vengo,
dunque gli ho detto che ci andrò, e ci andrò, e così pubblico questo post come un invito-appello, una richiesta di solidarietà, d’aiuto: quello che chiedo è:
1) risposte, anche brevi, alla domanda oggetto della serata: siamo sicuri che l’invenzione della fotografia… le potete pubblicare qui come commento, o sul fb calepiopress, o mandandomi mail a l.belotti@multi-consult.it: così io leggerò le risposte arrivate, citando l’autore, e avrò così dato un contributo di “reporter”
2) una persona caritatevole automunita che oggi verso le h17 mi accompagni da Bergamo centro al Fidanza garden a Lonno (12km c.ca) come da invito (please sms a 349.4015089)
3) eventualmente, arditamente, una persona interessata al tema, che mi sostituisca, facendo finta di essere me, o un altro scrittore in mia vece, dal momento che io ho una gamba rotta e difficoltà a muovermi (e anche a parlare in pubblico).