meno totem e più palle

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sangiacomo2

scandaolosa  la cifra spesa da Bg2019 per riempire la città di uribili totem di plastica con immagini e frasi insulse fortunatamente destinati a durare poco,

il fatto è che non hanno il coraggio di fare cose che restano,

per esempio: la più bella statua equestre del mondo, il Colleoni by Verrocchio e Leonardo di Venezia, in replica fedele in bronzo, sulle mura…

con un monito duraturo: abbiate più palle!

(imago by Athos Mazzoleni – Food For Eyes)

adv 2019

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cultura in discarica2

il totem cultura-spazzatura: qualsiasi cosa voglia dire,

questa “dimenticanza” di netturbini-artisti vista ieri sotto le mura

è il miglior concept di comunicazione visto finora sul tema bg2019

(photo by J.Gandossi)

4zampe vs 4ruote

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cerchi2

numeri alla mano, il vero pericolo per un cane o un gatto che trotterella a bordo strada è quello di essere decapitato da uno dei 2 milioni di copricerchi che ogni anno vengono sparati sulle strade italiane dalle auto in corsa,

i copricerchi posticci in plastica nascono negli anni Ottanta, e dicono molte cose sulla mentalità italiana:

con l’arrivo delle ruote in lega, più performanti, vistose, delicate e costose, in varie fogge, d’aspetto metallizzato, nella mente dei marketing men (prima ancora che in quella degli utenti) nasce la vergogna per il buon vecchio cerchio nudo in acciaio opaco, o nero, economico e indistruttibile, sostanzialmente simile da 50 anni e per ogni modello d’auto, dalla Renaul4 alla Panda al Land Rover Defender all’Alfetta,

e scatta così l’idea di “camuffarli” ricoprendoli di copricerchi in plastica verniciata, solitamente montati a incastro, a pressione, che scimmiottano la ruota in lega.

Questo “trucco” da “tamarri”, in seguito, è diventato massivo, e le case automobilistiche oggi equipaggiano tutti i loro modelli con questi inutili dischi volanti, trasformando di fatto ogni automobilista in un bipede ignorante e povero:

1) ignorante: perchè non sa che con questi copricerchi assolutamente inutili non solo aumenta il peso delle masse rotolanti (più consumo, meno controllo) e diminuisce la ventilazione dei freni ma si scarrozzano in giro quattro pericolosi dischi posticci uno dei quali matematicamente prima o poi, a seguito di un urto a un marciapiede, o prendendo una buca, verrà “sparato” sulla carreggiata, diventando potenzialmente causa di incidenti tragici, di cui il bipede alla guida sarà ritenuto responsabile.

2) povero:  e non per le ruote “povere” in acciaio, ma perchè sente il bisogno di nasconderle ed esibire finte ruote “ricche” in lega, esattamente come finge di avere la borsetta griffata.

3) in quanto ignorante e povero, non capisce la vera bellezza del design, che consiste nella semplicità della forma-funzione dell’oggetto tecnico: come un grande designer ha spiegato in una lectio magistralis, i nudi cerchioni in acciai, sono “belli” in quanto utili e autentici, così come i nudi caloriferi in ghisa, mentre copricerchi e copricaloriferi, che pretendono di nascondere la “bruttezza” dell’oggetto tecnico sotto un “camuflage” posticcio e falso, di fatto, mettono a nudo l’estetica posticcia e l’etica piccolo-borghese del falso-pudore che vuole “coprire” le “pudendae”.

Perciò io, cane upperdog, quando mi trovo in un parcheggio, e devo scegliere se pisciare sulle ruote in lega, su quelle in acciaio, o su quelle in acciaio con copricerchi in plastica, sceglierò sempre queste ultime,

ci piscio dentro, tra cerchione e copricerchione, e il mio piscio resterà lì a fermentare, a puzzare, ti seguirà in garage a dirti:

apri la mente, liberati da un peso inutile, togli le fette di salame dalle ruote: l’auto a ruote nude sarà più sicura, libera e bella, e l’automobilista anche.

(campagna per l’abolizione degli orripilanti copricerchi in plastica)

union jack italy 1861

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bandiera-inglese-italiana

Al di là delle favole, se qualcuno fosse seriamente intenzionato a capire il senso dell’Unità d’Italia, dovrebbe per prima cosa chiedersi  come sia potuto accadere che 1000 “volontari” (quasi la metà bergamaschi, studenti e artigiani) siano riusciti a sconfiggere in pochi giorni uno dei più potenti eserciti dell’epoca, forte di 100.000 uomini,

scoprirà in breve quanto segue:

al di là della favola di un sentimento nazionale del tutto “inventato”, troverà la realtà di un gigantesco investimento finanziario britannico, 3 milioni di franchi francesi in piastre turche, destinati a realizzare uno stato unitario, allo scopo di abbattere i costi doganali per le merci provenienti dall’altra grande opera in costruzione, il canale di Suez,

sarebbe stato inutile “tagliare” l’Africa se poi per attraversare l’Italia fosse stato necessario passare 5 o 6 dogane, con relative imposte,

questi 3 milioni di franchi, cifra enorme, furono destinati in parte a finanziare l’impresa dei Mille, ma soprattutto a “corrompere” a tutti i livelli l’esercito borbonico,

sbarcati i mille (sotto la protezione della flotta inglese…) le armate del regno delle due Sicilie furono richiamate a Palermo e la maggior parte degli ufficiali passarono nelle file garibaldine,

le prove di questo “golpe inglese” giacciono in fondo al mare, a 1000 metri di profondità, tra Capri e Ustica,

l’eroico colonnello garibaldino Ippolito Nievo, scrittore-soldato, che era l’intendente della spedizione dei mille responsabile dell’amministrazione dell’impresa, si imbarcò sul piroscafo Ercole intenzionato a portare a Torino, in parlamento, tutte le “fatture” e i conti della spedizione,

Ippolito Nievo, trentenne, aveva già scritto  le “Confessioni di un italiano”, l’unico grande romanzo italiano di livello europeo a parere di tutti i critici letterari, nel quale si affronta il problema costitutivo del “carattere italiano”, il trasformismo delle elites,

alcuni pescatori testimoniarono di aver visto il piroscafo inseguito da una nave militare inglese,

il piroscafo Ercole fu dato per affondato “causa bufera” con tutto l’equipaggio e il suo carico compromettente,

non fu fatta alcuna ricerca, né si ebbero superstiti,

secondo la ricostruzione di Umberto Eco l’affondamento dell’Ercole fu opera di un “agente segreto” al servizio degli inglesi,

in un sussulto di patriottismo, possiamo considerarla la prima strage di stato,

la vera perdita “Italiana”, oltre alla “verità” sulla spedizione dei Mille, fu la morte precoce (aveva trent’anni) del miglior scrittore italiano dell’Ottocento,

con l’affondamento dell’Ercole e la morte di Nievo, in un colpo solo abbiamo perso le prove del “golpe inglese” e l’autore del grande  “romanzo italiano”

disgraziatamente pochissimi anni dopo la sua morte anche il suo romanzo venne “affondato” a tradimento: il nuovo ministro dell’istruzione della neonata Italia stabiliva (provvedimento ancora oggi in vigore!) come testo unico di lettura per tutte le scuole del Regno, un mediocre romanzo “catto-regimental” appositamente scritto,  “I promessi sposi”, che rese enormemente ricco il suo autore.

Il nome del ministro? Da non credere: Alessandro Manzoni!

E dunque: l’amara lezione di storia patria che prima o poi dovremmo avere il coraggio di affrontare, è questa: ingerenze straniere, stragi di stato e conflitto d’interesse non sono malattie moderne, ma proprio fattori originari, costitutivi dell’Unità d’Italia,

siamo alle origini dello “stile italiano”, in seguito sviluppato dal Fascismo,  come tecnica di costruzione del consenso basata sul “trasformare” i panni sporchi in favole a lieto fine,

con la mitologia del Made in Italy, l’esaltazione della “grande favola” e l’occultamento delle grandi verità scomode, diventeranno il meccanismo base della società dello spettacolo globalizzato.

(tratto da “Lo stile italiano”, work in progress by Sean Blazer – Calepio Press 2013 )

 

animula vagula blandula

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Antinous

ex voluptatibus omnibus somnium pretiosissimum est

tu quoque nudus omne nocte mergis inermis solusque in misterioso oceano

quo omnia mutant et luces et colores et rerum densitates

animula vagula blandula sumus

ubi mortui nos adeunt

di tutti i piaceri il sonno è il più prezioso

anche tu nudo ogni notte ti immergi inerme e solo in  un oceano msiterioso

dove tutte le cose mutano, anche le luci, e i colori, e la densità delle cose,

siamo piccole anime incerte e desiderose

in un luogo dove i morti ci vengono incontro

(M.Yourcenar “Memorie di Adriano”, trad. in latino by Leone XIV,

imago: Adriano-Antinoo, villa Adriana/Tivoli – Hermitage/S.Pietroburgo)

il parere dell’avvocato

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agnelliJuve

da dieci anni le autorità usano il pretesto della violenza negli stadi per trasformare (senza riuscirci) il calcio in uno spettacolo business-televisivo a beneficio di sponsor e scommettitori,

così, nel tentativo di avere solo spettatori ammaestrati, come quelli delle trasmissioni televisive, ogni coro o striscione  “offensivo” o politicamente scorretto o non approvato dal prefetto comporta provvedimenti disciplinari su singoli (divieto di entrare negli stadi) e su chiunque (chiusura dello stadio al pubblico).

Paradossale quanto accaduto in settimana: avendo i tifosi del Milan cantato il coro “Napoli colera” le autorità, con la motivazione della “discriminazione territoriale”, hanno chiuso  la curva di San Siro: ed ecco che per solidarietà i tifosi del Napoli hanno esposto a loro volta lo striscione “Napoli colera”.

Imbarazzo e disagio delle autorità e dei media. Si può punire qualcuno che insulta sé stesso? Auto-discriminazione? Reato di sarcasmo?

Di fatto la vera “discriminazione territoriale”, come hanno scritto sui loro volantini gli ultras, la fanno le autorità:

infatti oggi un cittadino italiano non può recarsi alla biglietteria ed entrare in un qualsiasi stadio italiano, ma soltanto nello stadio della provincia di residenza

(oppure, dopo una serie complicata di domande,  richieste, documenti, tessere può seguire le partite della propria squadra in trasferta,  ma deve viaggiare su treni o bus scortati dalle forze dell’ordine).

Come cittadino italiano, evidentemente, e paradossalmente, non posso che sostenere gli ultras: e con loro reclamo il diritto a viaggiare liberamente in Italia e ad entrare liberamente in ogni stadio italiano. Un diritto costituzionale!

Come uomo di diritto e di potere, squalificherei le autorità del calcio non solo per “discriminazione territoriale”, ma anche per “ignoranza storica”.

Lo stadio, e lo spettacolo, soprattutto sportivo, è stato inventato 3000 anni fa nella democratica Atene proprio per contenere-comprimere e scaricare-esprimere la violenza in una “rappresentazione” (catarsi).

Nella Roma imperiale, 2000 anni fa, i giochi circensi (e anche il pane) vengono offerti gratuitamente alla plebe, e con ciò alla funzione catartica si assomma una funzione di controllo, consenso e ordine pubblico.

Questo dovrebbe insegnare che per avere stadi pieni di spettatori condiscendenti e festanti c’è un solo modo:  dare come nell’antica Roma lo spettacolo gratuitamente, e anche qualche cosa da mangiare (“panem et circenses”).

Duemila anni dopo, ignorando che lo stadio nasce proprio allo scopo di contenerla ed esprimerla, le autorità pretendono di debellare la violenza dagli stadi,

non solo la violenza fisica, ma perfino la violenza verbale, psicologica, senza la quale non si ha catarsi.

Quando i  tifosi reclamano il diritto a insultarsi tra di  loro la domenica allo stadio, hanno tutte le ragioni, sia giuridiche (possiamo considerarlo come un diritto di una minoranza) che storico-sociali: lo stadio è precisamente il luogo pubblico deputato a “scaricare” la tensione sociale in una “rappresentazione”, cioè la violenza fisica in violenza di comunicazione.

O si preferisce che la violenza si scarichi fuori dallo stadio, per le strade, giorno e notte, come accade nel paese modello degli stadi pon-pon, gli Stati Uniti d’America?

(imago: l’avvocato scende in campo)

 

claudia, chicca e milly

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sartirani

tre notizie del giorno (da Bergamo News), tre donne che fanno cultura a Bergamo:

1)   la Claudia (Sartirani, assessore alla cultura): “mi piacerebbe organizzare un concerto dedicato e offerto ai bergamaschi. Un nome? Claudio Baglioni sarebbe molto bello… un sogno…manca poco”.

Un dubbio: quando dice “offerto ai bergamaschi” cosa intende, che paga di tasca sua, o che paga il Comune, cioè i bergamaschi?

2)   la Chicca (Federica Oivares) ha reso noti i costi della candidatura di Bergamo a capitale della cultura: per il 2013 sono 825.000 euro, di cui 487.000 già spesi, di cui 300.000 per il “team di progetto”, il quale progetto non è stato reso pubblico.

Mitica, quasi un milione di euro di soldi pubblici a scatola chiusa.

3)   la Milly, dell’omonimo negozio, “sfida la Bergamo bigotta”, presentando in un ristorante cittadino a 50 donne bergamasche i vibratori di “ultimissima generazione”, andati a ruba.

Forza amiche, il sogno si sta avverando, tutte insieme al concerto di Baglioni, vibratore alla mano, nella capitale della cultura!

(imago: l’ass alla cult di bergamo Claudia Sartirani)

il maschio anti-virus

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federico-carrara

nella lingua latina la parola “homo” indica l’essere umano a prescindere dal genere, mentre “uomo” nel senso del maschio è “vir”, da cui l’italiano “virile”,

la parola “vir” appartiene alla seconda declinazione, che normalmente ha il nominativo in   -us, ad esempio: lupus. Quindi la definizione corretta dovrebbe essere “virus”, ma evidentemente il maschio latino, il vir, colui che dà verbo e senso alle imprese umane,  è qualcosa di eccezionale,  che sfugge alla regola, e traccia percorsi fuori dall’ordinario,

d’altra parte, come qualsiasi donna può sperimentare, il “maschio regolare” alla lunga si rivela a tutti gli effetti un vero e proprio  “virus”.

La grossa questione del “maschio debole”, nato dalla soppressione del “maschio antico” operata dalla rivoluzione femminista, vero e proprio “mascolicidio” generazionale, ci porta a chiederci se la fenomenologia del “femminicidio” sia una tragedia ininterrotta che viene da lontano, o piuttosto una nuova reazione del “maschio isterico” al “mascolicidio” sociale avvenuto negli ultimi 30 anni, con totale perdita di ruolo del “vir” e soprattutto del “pater familias”.

Il movimento neo-maschilista “homo sapiens” da anni studia queste dinamiche nel tentativo di costruire un “nuovo maschio” che sia in grado allo stesso tempo di conservare i plus-vir del “maschio antico” (e cioè: capacità virile di guidare, proteggere, prendere decisioni, etc) e i plus-virus del “maschio debole” (capacità di comunicare, accettare sconfitte, rifiuti, consapevolezza della sfera affettiva, sensibilità psicologica, etc).

Questo tipo nuovo di maschio, antico e moderno, eccezionale e serafico, neo-selvatico e post-industriale, è capace di difendere sé stesso e i suoi dal conformismo coatto della società unisex e sarà prossimamente  protagonista della nuova ribellione maschile, che ha le stesse istanze libertarie della rivolta femminista del secolo scorso.

Questo nuovo tipo di maschio è il maschio anti-virus.

(imago: un esemplare di maschio anti-virus allo stato brado)

5 sensi e 1 anima

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Burroughs with gun

la configurazione naturale dell’essere umano, la dotazione di cinque sensi e un’anima,

oggi è ormai compromessa in favore dell’ipertrofia di due sensi, vista e udito,

ciò che porta inevitabilmente alla disattivazione dell’anima, ridotta a ricettore audio-video,

oggi non parliamo più di uomini, ma di periferiche umane, prive di memorie, di elaboratore, di processore, questa è la realtà portata dalla rivoluzione tecnologica.

Oggi vediamo oggi sappiamo che si trattava di menzogne, parliamo del progresso tecnico, della democrazia, dei miracoli della medicina e delle telecomunicazioni,

oggi sperimentiamo che tutte queste cosiddette conquiste altro non sono che strumenti di ulteriori sopraffazioni dell’uomo sull’uomo, cioè: dell’uomo bianco turbo-capitalista sul resto dell’umanità,

– l’uomo bianco dominatore nasce dal commercialista,

dopo la laurea la casa il cane la seconda casa come bene di lusso supremo si programma un figlio,

questo figlio nasce in seguito a dei test con utlizzo di tecnologia medica, appena nato è sottoposto a riprogrammazione chimica,

all’ingresso in età scolare è già stato trattato ad antidepressivi ed eccitanti ed è titolare di almeno quattro polizze assicurative,

entro la pubertà riceve i sacramenti della telefonia mobile e del pago bancomat –

l’uomo schiavo non bianco nasce dal coito sessuale,

la sua prima speranza di vita è quella di sopravvivere ai cacciatori d’organi,  il sogno ultimo è quello di ricevere un giorno dalla DHL un paio di Nike spedite direttamente dal paradiso da un fratello spacciatore o una sorella prostituta

è questa realtà –

dal basso, dalla strada viene la vita; dall’alto, dai palazzi di vetro viene la morte –

dagli strati bassi, dai poveri viene il gesto, la vita, l’innovazione, la materia prima della società della comunicazione;

gli espedienti, i segni, i modi,  i rimedi, le trovate, gli aggeggi, i suoni, le vesti, le musiche, tutto quel che i poveri inventano e creano diventa prodotto e merce e feticcio e packaging e moda attraverso l’industria occidentale e attraverso la mediazione degli artisti della classe creatrice-ricreatrice

c’è una precisa responsabilità di un’intera generazione di viaggiatori in cerca di sé stessi in realtà importatori di look e altri consumi ingranaggi fondamentali dell’economia degli stili di vita vero motore del mega-consumismo

ogni merce occidentale altro non è che sangue cavato ai poveri

col sangue dei poveri e la merda dei ricchi si inventano nuovi stili di vita, linee di prodotto e strategie di comunicazione

questo in ogni settore  dell’economia

e questo è il migliore dei mondi possibili, secondo loro

(Manifesto Turbo-Comunista by Sean Blazer, art.6 e 7, imago: il poeta Burroughs)

snoopy vs berghem gnorantù

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snoopy sopwith camel

oggi sono un pilota della prima guerra mondiale,

500 missioni di ricognizione in solitaria, 3 medaglie d’oro al valor militare,

il primo aviatore a sorvolare le Ande, e anche l’Atlantico,

io sono quello che guidava l’aereo e faceva le foto mentre  D’Annunzio bombardava Vienna di volantini in italiano,

io sono l’unico che durante il fascismo ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente la corruzione del regime in parlamento,

io sono l’unico che da primo cittadino ha avuto il coraggio a Bergamo di andare contro i grandi proprietari immobiliari laici e non,

io sono quello che ha creato la Rocca e il Museo delle Rimembranze,

io sono quello che ha regalato il suo aereo alla sua città

io, il più grande aviatore italiano mai esistito, sono sempre stato e sempre sarò un personaggio scomodo,

per questo alla fine mi hanno mandato in una missione suicida in Etiopia, e io ci sono andato,

doveva essere una missione di pace, invece era un tranello, mi hanno fatto a pezzi quel giorno, in Africa Orientale,

poi il regime mi ha usato come eroe nazionale, perché io ero davvero quell’eroe intrepido e integerrimo che il Duce e il Vate e tutti gli italiani sognavano di essere,

e poi  caduto il fascismo hanno ricominciato a farmi a pezzi, a darmi del porco guerrafondaio fascista, a me,

eppure tutti quelli che mi conoscevano sanno che le mie armi preferite sono sempre state la fotografia e il lapis, i miei disegni hanno ancora oggi un certo valore,

sono praticamente l’unico eroe italiano senza macchia e senza paura,

mi conoscono e ammirano in tutto il mondo, a prescindere dal periodo storico nel quale sono vissuto,

soltanto nella mia città tutti, ma proprio tutti, mi trattano come un cane appestato!

agli amici antifascisti che da sempre insozzano il mio busto e insultano la mia memoria vorrei senza acredine solo ricordare alcuni “particolari”:

1)    quando il Fascismo ha preso il potere, io ero in Himalaya a scalare l’Everest;

2)    già nel 1930 venivo “esiliato” a Bergamo dopo essermi inimicato tutti i gerarchi per aver pubblicato sul giornale antifascista stampato a Parigi  La Libertà una lettera in cui denunciavo la corruzione dell’aeronautica e del regime,

3)    nel 1936, ben prima delle leggi razziali e dell’alleanza con la Germania nazista, io ero già morto,

mentre molti che in seguito fecero carriera come antifascisti restarono servi fedeli al regime fino all’ultimo momento utile:

Elio Vittorini ancora nel 1942 andava ai convegni degli intellettuali nazisti con Goebbels;

l’attuale presidente Napolitano ancora nel 44 era iscritto al partito fascista,

e il premio nobel Dario Fo era addirittura nelle camicie nere di Salò!

Eppure questi non li insultate, anzi, li fate presidenti e gli date il Nobel!

Sappiate inoltre che io, a differenza del Barone Rosso e di altri grandi aviatori, sono nato da famiglia povera, e bambino ho iniziato a lavorare, prima di volare!

Dunque, amici, compagni, concittadini cercate altri bersagli, e abbiate un minimo di rispetto per la storia, la città, la memoria:

non abbiate paura di Antonio Locatelli! volate più alto!

e voi, amministratori pubblici e uomini di cultura, studiate la storia, e superate la vostra ignoranza e le vostre paure, e risolvete, o spiegatemi, queste assurdità che ancora oggi continuate a fare contro la mia figura e il mio nome:

1)   vi parlo come fotografo e amante dell’arte e del cinema: cari amici cinefili, che  da sempre entrate dall’ingresso laterale dell’Auditorium (ex Palazzo della Rivoluzione Fascista)

non abbiate paura del grande affresco del Santagata che mi ritrae nell’atrio con tutti gli eroi bergamaschi, un affresco gigantesco, notevolissimo, perfetto per una manifestazione cinematografica:

abbiate il coraggio di entrare in quel palazzo dall’ingresso principale, o abbattetelo!

Abbiate il coraggio di guardare quell’affresco, o strappatelo!

2)  cari amici del Comune e della Fondazione Bergamo nella Storia, rimettete a posto la Rocca, che io ho creato come acropoli della città per ricordare tutti gli eroi,

e  rimettete al suo posto l’aereo Ansaldo Balilla,  che io ho donato alla città, non al sindaco Bruni, che ha quasi fatto crollare la Rocca per fare un parcheggio per i suv dei vip,

e tra una cosa e l’altra ha sloggiato il mio aereo dalla Rocca – esemplare unico al mondo richiesto da tutti i musei del mondo – oggi “ospitato temporaneamente” (dal 2006!)  al… Museo del Falegname di Almenno !?!

(Non ce ne voglia il falegname, anzi, un grazie a lui che se ne prende cura… ma con tutto il rispetto per la falegnameria… stiamo parlando dell’aereo del più grande aviatore italiano mai esistito!)

3)    cari  presidenti di provincia e regione, Pirovano e Formigoni,  che avete pensato bene di cambiare nome all’aeroporto della mia città, che si chiamava col mio nome dal 1937, e per dargli più “appetibilità internazionale” l’avete ribattezzato “Caravaggio”,

cercate per Dio di trovare cose più sensate nelle quali spendere il vostro tempo!

Magari adesso daranno il mio nome alla Pinacoteca?

Sono uscito indenne da duelli aerei con il Barone Rosso e con Goering, per essere massacrato da oscuri posteri in giacca e cravatta!

Il verde lega  Pirovano, il bianco chiesa Formigoni, il rosso democratico Bruni,

uniti per fare a pezzi un vero, grande bergamasco, un vero, grande italiano!

Sono queste cose che ti fanno sentire veramente morto, di un’altra epoca…

L’altro giorno sono sceso planando in Purgatorio,

ho incontrato il grande Gaetano, era in preda all’angoscia,

cosa c’è Tano, gli ho chiesto,

ho  fatto un brutto sogno, mi ha detto,

ho sognato che cambiavano nome al Donizetti

e lo chiamavano Gimondi.