the gori job

play this post

S/W Ver: 99.21.08R

carte, gori, maratona, scopa, ora sappiamo cosa faceva Gori in quella veranda:

svelato the gori job, the gori revolution: trascinare il paese fuori dal debito-depression della ludopatia, dalla tristezza senza fine del gioco d’azzardo, con un’operazione di sano neo-realitysmo: no Lottomatica, no Sisal, no slot, no poker on line, si Masenghini, si Dal Negro, si briscola, si scopa!

e dunque legalizzazione della scopa e della briscola (oggi vietate nei luoghi pubblici) e contagio del pubblico giovanile attraverso tornei televisivi spettacolari,

una grande operazione culturale, politica ed economica, per riscoprire il piacere stupefacente/narcotico dei giochi autoctoni delle carte, soggettivamente più appaganti e socialmente più sostenibili, come sanno bene i nostri nonni:

quarti di vino, porconi, sigarette, battute volgari, risate, nei circoli dopolavoro, nelle case del popolo, nelle acli i nostri nonni non giocavano responsabilmente, ma come pazzi, facendo follie, rischiando insulti e scherni per fare una scopa, e chi perdeva pagava le consumazioni,

il partito comunista e le parrocchie erano i padroni di queste sale gioco, dove di fatto si cementava una comunità,

poi diventando una società moderna abbiamo vietato il gioco delle carte nei locali pubblici, in quanto “gioco d’azzardo”, e successivamente con totale ipocrisia giuridica di stato abbiamo riempito i luoghi pubblici di slot machine, e pubblicità del gioco on line,

e le10 società finanziarie (Sisal, Lottomatica, etc) che hanno in gestione il gioco in Italia (gratta e vinci, lotto, poker on line, slot, scommesse sportive), sono ormai la prima azienda del paese per fatturato: un fatturato che non ha alcun senso economico se non il dilapidare “direttamente dai cittadini alle multinazionali finanziarie” risorse, risparmi, redditi e rendite che altrimenti investite in imprese o semplicemente spese in consumi sarebbero ossigeno per tutto il sistema-paese (parliamo di un 10% del Pil!)

E inoltre: 7 di queste società hanno sede in Lussemburgo. E inoltre: diversi leader di ogni colore politico, compresi molti del partito democratico, come l’attuale primo ministro Renzi, e il suo predecessore Letta, sono membri della Fondazione Vedrò, il “laboratorio politico” finanziato dalle suddette società. E inoltre: i provvedimenti antislot (come i 1000 euro di bonus fiscale all’esercente che toglie una slot) vengono ridicolizzati da “modifiche unilaterali del contratto come previsto dal contratto” (l’esercito che toglierà una slot dovrà pagare 6000 euro di penalità) apportate 24h ore dopo…

C’è qualcosa di arcaico in un popolo che sacrifica ogni suo bene ammassandolo ai piedi di un dio-tiranno fagocitatore, vorace e crudele, segnala la regressione, il ritorno a quello che in un vecchio trattato di’antropologia è definito come il tipo primitivo, cavernicolo, pre homo sapiens, di società superstiziosa, anteriore non solo alla scrittura, ma alla parola stessa, in grado di emettere solo suoni gutturali associati a gesti elementari, indicativi, induttivi, incapace d’intendere e di volere, totalmente soggiogata da stregoni capaci di spacciare semplici fenomeni naturali come pratiche magiche.

Oltre ogni ipocrisia, il ritorno al gioco vero, a km0, associato alla unica vera forma di finanza etica, il risparmio egoistico (nel progetto si prevede questa doppia terapia: da un lato il piacere del gioco puramente ludico, dall’altro l’eccitazione del risparmio, con versamenti quotidiani sul proprio conto delle somme che oggi si bruciano nell’azzardo)

sarà il cardine di comunicazione di un neo-realitysmo virtuoso:

partendo da Bergamo, questo promo-reality, più scopa meno slot, sarà il modello per la diffusione nazionale del gioco sportivo/spettacolare e della nuova finanza ego-etica;

decisiva sarà la campagna pubblicitaria e d’opinione per la liberalizzazione del gioco delle carte nei locali pubblici, sostenuta da marchi storici di produttori di carte come Masenghini-Bergamo e Dal Negro-Treviso.

Ecco la super-mission di Giorgio Gori, ecco la tv-revolution, il neo-realitysmo etico e autoctono, per scardinare dall’interno la lobby pd-lottomatica e riportare gli italiani a credere in se stessi, godendo del vero spirito del gioco:

“vivi in modo responsabile, gioca liberamente”.

moderati per Grillo

play this post

moderatiGrillo

 

Non ce l’abbiamo fatta. I motivi sono diversi, ci rifletteremo con calma a mente fredda.

Così scrivono in un comunicato stampa i 5stelle Bergamo. La batosta è pesante.

Ancora nel comunicato, si legge: la nostra sfida ripartirà, con stimoli del tutto nuovi.

Ringraziamo gli attivisti, candidati e non, i cittadini che ci hanno accordato la loro preziosissima fiducia, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio senza i quali non saremmo qui».

Ecco, questo no, Grillo non direi che è da ringraziare. Quando è venuto a Bergamo non ha detto una parola sulle amministrative. Di fatto è stato come se avesse detto l’importante è votare 5stelle in Europa.

Renzi, nonostante la carica super partes, è venuto a sponsorizzare Gori; Grillo sé stesso. Questo è un fatto, e anche rilevante. Non saprei se la direzione nazionale 5stelle in questo momento preferis essere disimpegnata dalle amministrazioni locali, so che a Bergamo hanno fatto degli errori, e non serve la mente fredda, si sapevano già a caldo:

davide può abbattere golia, ma deve avere una fionda, e un sasso adeguati all’impresa.

A partire dal budget (adatto a comprare una Fiesta di terza mano) fino alla scelta dei candidati e del tono di comunicazione, i 5stelle bergamo si sono mossi sottotono, low profile, quasi fossero dei… moderati per Grillo!

Grillo ha conquistato consensi unendo alle argomentazioni il carisma, secondo il principio di bucare lo schermo, affascinare, sedurre con mimica, ginnica, vis, voce e volume,

invece il candidato sindaco Zenoni parla a bassa voce; l’architetto Pizzigoni ha la s sifula, l’editore Bramani la r moscia,  l’artista mio amico Athos prima di muoversi sta attento a non disturbare gli insetti…

persone deliziose, delicate, equilibrate, ma inadeguate ad aggredire, a mordere, non abbastanza “ignoranti” per prendere il voto emotivo, non abbastanza “paraculi” per avere l’adesione piccolo-borghese, tutto sommato dei “moderati per Grillo”,

ecco cosa significa il risultato bergamasco per i 5stelle, ecco la risposta a tutti coloro che dicono che i 5stelle dovrebbero superare l’arroganza grillesca: i moderati per Grillo, almeno in questa fase, non con-vincono,

probabilmente adatti a una fase successiva, consolidata, della presenza 5stelle nelle istituzioni, ma poco performanti su un terreno di guerra mediatica, in una fase di conquista.

La lega dei tempi d’oro, quella dei poster con le galline dalle uova d’ora, lo ha insegnato: la comunicazione aggressiva, infantile-senile, su argomenti condivisi, colpisce e rende.

Zenoni è stato scelto dalla base, ok, questa è democrazia, ma la conquista del potere, anche in democrazia, non si fa con metodi democratici, è questa la morale,

la campagna elettorale è una guerra di comunicazione, e in guerra non vince chi chiede il parere della truppa volontaria, ma chi ha strategia, armi e corpi speciali guidati da condottieri mercenari superfigli di puttana, cioè i tanto vituperati professionisti della comunicazione, a cui si affidano tutte le imprese che vogliono conquistare il mercato.

Zenoni è una persona che mi piace molto, è preparato, riflessivo, educato, intellettualmente vivace, un giorno magari faremo un libro insieme, ma sarebbe andato meglio un candidato più scenografico, istintivo e pop-seducente…

penso alla responsabile dell’organizzazione 5stelle, la Carminati, la quale, oltre a essere sveglia e super efficiente (dietro le quinte ha curato la logistica, l’organizzazione dei banchetti, delle affissioni, dei social, etc) è anche una super bionda alta magra e dotata, una bomba a immagine, con capello ondulato e fluente, e una gran bella risata solare, una che appena ti dice “ciao!” la voti,

Una valkiria in grado (senza tacchi) di guardare gori e tentorio dall’alto e… ridere!

Poteva essere la faccia-immagine vincente, la faccia del cambiamento, una donna sindaco di Bergamo!

(testo by Sean Blazer, photo: i moderati per Grillo)

il parco che non c’è

play this post

montelungoZampogna

il progetto più semplice per l’ex Caserma Montelungo,  la più grande, più centrale, più sprecata area pubblica di Bergamo Bassa, è farne subito un parco, il Parco Montelungo,

e costituire il polmone verde che risulterebbe dall’unione con gli adiacenti parchi Suardi e Marenzi

nella prospettiva di farne la cascina urbana della città, la Cascina Montelungo, con orti, frutteti, galline, oche, caseificio, scuola civica per contadini urbani, punto vendita sementi autoctone…

(e poi magari la riapertura delle rogge, e un mercato permanente del km0 urbano nel Palazzetto dello Sport, aperto, e alleggerito delle tribune)

ma la prima cosa, il primo passo, sarebbe appunto fare il Parco Montelungo, cioè abbattere 3/4 degli edifici perimetrali (giudicati insanabili), tenendo solo l’edificio centrale, e forse anche la quinta scenografica sulla piazzetta-ingresso,

abbattuti i muri, tirare via il catrame, il cemento, seminare prato, piantare alberi, e aprire il percorso pedonale verde Accademia Carrara – Sentierone,

il cosiddetto “passante verde”  via Gamec – parco Suardi – parco Montelungo – Marenzi – Caprotti – via Tasso, un progetto che c’è già, dimenticato in qualche cassetto di qualche assessorato,

un progetto a basso costo, in grado di migliorare la fruibilità della città per tutti e sul quale è il momento di impegnare i futuri amministratori in scelte chiare:

ancora poco tempo fa si parlava di farne spazi commerciali + residenze di pregio + posti auto. All’epoca scrivevo: basta posti auto, è ora di pensare ai posti uomo!

(nella photo aerea by Gianluca Zampogna: il parco che non c’è, nella sua chiusa immensità)

i creativi e le briciole

play this post

foto-2-2

la solita storia, grandi budget, grandi progetti, grandi idee,  un grande magna magna, e ai creativi, forse, restano le briciole,

nei grandi giornali, nelle grandi agenzie, i capoccia (spesso ex sessantottini progressisti e di mentalità aperta) guadagnano 200.000 euro l’anno, i creativi che producono idee, scrivono articoli e slogan vengono ricompensati, forse, con 20 euro,

Ad esempio: il giovane giornalista si fa il mazzo giorno e notte, correndo ai 4 angoli della città (con la sua macchina) facendo anche le foto (con la sua macchina fotografica) scrivendo e mandando l’articolo (col suo portatile e la sua connessione) e alla fine del mese L’Eco di Bergamo per 21 articoli pubblicati gli riconosce 375 euro (praticamente… le spese): come potrà mai campare?

negli altri giornali o periodici, la stessa cosa,  cioè meno di 20 euro ad articolo (quello stesso spazio all’inserzionista costa 50 volte tanto)

Altra testimonianza, il graphic designer incaricato di creare il logo e l’immagine coordinata da una grande associazione di categoria, dopo settimane di sbattimento, riesce a far approvare la sua proposta ai dirigenti competenti (riunioni multiple di dirigenti e responsabili comunicazione con adeguati stipendi)

manda la fattura per il compenso concordato (200 euro!) e dopo 3 settimane di telefonate si sente dire dal dirigente amministrativo: la sua fattura è stata respinta, 200 euro si intendevano iva compresa, ripresenti la fattura decurtata il mese prossimo, e andrà in pagamento a 90 giorni.

Sempre la solita storia, ai creativi le briciole.

Un’intera generazione di giovani menti illuse di poter lavorare nel terziario avanzato (pubblicità, moda, design, comunicazione, uffici stampa) oggi si sta rendendo conto della realtà, il sogno di diventare direttore di Vogue o art director di Kartell, in base al quale tutti si sono laureati in scienze della comunicazione, diventerà realtà per 1 su 1000 (solitamente: il nipote del signor Vogue, o la figlia della signora Kartell)

tutti gli altri per strada, o nel sottobosco, facendo lavori freelance, in gara con altri 18 aspiranti, alcuni dei quali dispostissimi a lavorare gratis, o anche a pagare per fare il lavoro (per fare curriculum…)

alle nuove generazioni, agli adolescenti: mollate subito certe scuole, certe facoltà, iscrivetevi alla scuola del futuro, l’unica scuola sensata da fare oggi in Italia (e infatti non esiste): il Liceo Agricolo

(photo: creativi si nutrono di briciole di pane secco regalato dal fornaio a mensa te!) 

l’architetto extraterrestre

play this post

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Ho conosciuto l’architetto extraterrestre Attilio Pizzigoni alla fine di una bottiglia di whisky una notte d’inverno anni fa in un bar del viale con Gigi Lubrina. Si parlava di fare un libro su Guglielmo il Taciturno (un libro che farà rumore…)

Extraterrestre perché è stato l’unico membro della commissione di collaudo del nuovo ospedale capace a suo tempo di dire no, e bocciare.

Lo incontro per caso sul Sentierone, e sapendo che si è candidato al comune di Bergamo, gli chiedo di spararmi sui due piedi un decalogo delle cose da fare per la prossima giunta. E lui spara:

1) La prima cosa è aprire uno sportello per ascoltare i cittadini con l’impegno del sindaco di dare una risposta a tutti (l’aveva fatto in passato anche il sindacoZaccarelli)

2) Quindi “operazione trasparenza”: nominare una commissione di verifica su: a) la gestione degli immobili pubblici b) l’assegnazione degli alloggi alle famiglie bisognose c) il funzionamento delle società partecipate e delle fondazioni

3) tutti gli incarichi, lavori e manutenzioni e altro, affidati in base a concorsi pubblici veri, aperti, pubblicizzati, e in grado di favorire la partecipazione dei cittadini.

4) per questo aprire tavoli di partecipazione nei quartieri e in ogni settore per condividere con la cittadinanza ogni tipo di scelta che deve essere posta sul tavolo prima e non dopo aver assunto una decisione.

5) attivare il processo per “rifiuti zero”, gestione ecologica nettezza urbana.

6) fare tre parchi: uno alla Montelungo, uno a bergamo Sud , e il terzo quello delle Mura Venete, con anello pedonale completo alla base delle mura.

6) promuovere una gestione aperta e intelligente degli spazi per giovani (Polaresco, Edonè, via Pilo, etc) non solo per il tempo libero ma anche di avviamento al lavoro

7)  migliorare da ogni punto di vista ( accessibilità. mense, orari, e ampliamenti) le scuole comunali e soprattutto gli asili nido e le scuole materne.

8) viabilità urbana e suburbana, progetti sostanziali,  dai collegamenti sul sedime ferroviario (seriate-ponte san pietro con fermata al nuovo ospedale) al trasporto Orio-Stazione in tempo  con EXPO alla manutenzione e miglioramento delle piste ciclabili e alla loro interconnessione e inoltre aumentare le navette di trasporto gratuito tra i parcheggi periferici e il centro cittadino e/o l’università e città alta (aumentare le licenze di Taxi, e/o promuovere car sharing)

9) potenziare le istituzioni culturali cittadine mantenendole in stretto rapporto di servizio con la Città ( Biblioteca Maj, Accademia Carrara e Scuola D’arte, Conservatorio Donizetti, etc)

10)  mettere in rete  tutte le delibere comunali in modo accessibile e trasparente, e al contempo attivare un WI-FI libero e gratuito nei borghi,  nelle piazze dei quartieri periferici, nel centro piacentiniano e in piazza vecchia, ma soprattutto nei centri periferici di Redona,  Colognola, Campagnola, Longuelo e Loreto- Piazza Varsavia, Santa Lucia, Ospedali Riuniti e  Hospital Street del Saint John Twenty Three)

e poi ci sarebbero anche altre cose, forse sono troppe cose? o forse è il minimo che non è mai stato fatto?

Ok, architetto, gli rispondo, tutto condivisibile, ma dimmi una cosa, cosa ci fai nei 5 stelle, tu non eri uno di sinistra?

Scusa, ribatte, ti sembra di sinistra Gori?

Hai ragione Attilio, in realtà se ci pensi bene Gori è più un tipo da 5 stelle che un compagno.  Vedrai che al ballottaggio contro la destra vi appoggerà.

(photo ET: l’arch. Attilio Pizzigoni) 

il sentiero delle Rocca e delle Mura Venete

play this post

StefanoBombardieri

il sentiero della Rocca e delle Mura Venete è un progetto a basso costo e alto gradimento,

si tratta di aprire e minimamente infrastrutturare ad uso di sentieri pubblici super-suggestivi e connessi tra loro 1) il camminamento paesaggisticamente più pregiato e panoramico della città, ai piedi dei bastioni della Rocca 2) il percorso completo ai piedi delle Mura Venete, la fantastica passeggiata storica circum-veneta;

attualmente questi percorsi sono impossibili per basse ragioni amministrative e/o di ristrettezza mentale:

1) il sentiero bastioni Rocca, in foto,  è spezzato in tre tronconi:

> il tratto est, di pubblico dominio, ex bosco faunistico, parte dalla scaletta del condannato-chiostro San Francesco e corre sopra la voragine-scavopark (a centro/ds nella foto);

> il tratto che guarda a sud (a centro/sn nella foto, il più panoramico) fa parte del parco di Palazzo Moroni, la più grande area verde di città alta, gestita dall’omonima Fondazione che nel suo statuto prevede  “la conservazione, il restauro e la condivisione delle bellezze di Palazzo Moroni” (e dunque, considerando anche la liberalità dell’attuale conte, sempre disponibile ad aprire al pubblico la proprietà, non dovrebbero esserci problemi)

> il tratto nord (nn visibile in foto, sull’altro lato della rocca) che unisce l’ingresso di via della Rocca con la scaletta del condannato di San Francesco, e corre parallelo a via Solata, sopraelevato, è strutturato in orti terrazzati, perfettamente e piacevolmente camminabile, e fa parte del convitto delle suore Orsoline (dalle quali abbiamo tutto da imparare: il convitto infatti è “una struttura in autogestione” e “un luogo dove studiare, camminare e dormire!”)

realizzare l’anello pedonale ai piedi dei bastioni, con 3-4 accessi (da San Francesco, da via della Rocca, dalla Fara, dal Pozzo Bianco, passando per villa Gori) consentirebbe a ogni bergamasco di salire in Rocca da ogni versante della città per la propria mezzh di footing o passeggio psico-relax,

2)  lo stesso progetto, lo stesso discorso è praticabile ai piedi delle Mura Venete, un percorso ad anello completo, fantastico, attualmente spezzato in 3 tronconi,

percorribile oggi è solo il tratto porta S.Giacomo-Colle Aperto (via Tre armi, dove però passano anche le auto)

e volendo anche nel tratto porta S.Lorenzo – S.Agostino (anche se a volte ci sono cartelli ambigui, tipo “zona protetta”, e nessuno lo percorre: ma basta scendere da porta S.Lorenzo, prendere subito a destra dopo la porta, e seguire le mura fino alla proprietà Pesenti, dove si è costretti a scendere sulla ciclabile via Baioni-Sport+)

il tratto più scenografico, dallo spalto Pesenti- Fara -S.Agostino a porta S.Giacomo, invece, è completamente inaccessibile, in proprietà privata, tenuto a giardini (nei quali non si è mai vista anima viva)

> poiché non c’è nessun problema nell’espropriare terreni agricoli e cascine per fare nuove strade (vedi bre-be-mi) per cause di viabilità pubblica,

non ci dovrebbe essere alcun problema a espropriare, per lo stesso motivo, pochi metri quadri di parchi nobiliari, giardini borghesi e orti curiali. O no?

vogliamo che le Mura Venete siano riconosciute patrimonio  Unesco e non abbiamo la possibilità di ammirarle in tutto il loro imponente splendore camminando nel verde alla base dei bastioni, cosa fattibile in qualsiasi altro borgo o città murata?

per realizzare un percorso completo sotto le Mura Venete, con alcuni punti di risalita non invasivi, non occorrono grandi progetti, né grandi budget,

e così pure per aprire un sentiero super-panoramico intorno alla Rocca:

basterebbe un minimo di visione, e di volontà politica.

(photo by Stefano Bombardieri)

casa di pena Tentorio

play this post

CasaTentorioPR

guardando Tentorio inaugurare casa Tentorio, pensavo: ha il doppio di grinta dei suoi avversari, anche di quelli che hanno la metà dei suoi anni,

ero attorniato da una piccola folla di over 70 in tiro, nonne col tacco e la louis vuitton, nonni coi rayban in doppiopetto, tutti molto carichi, si divertivano un mondo a sfottere gori, noi non ci vergogniamo a girare col suv, dicevano,

più distanti, distaccati, i nipoti, i coatti di lusso di bergamo centro, con adolescenze spese in piazzette come questa, con finte aiuole per poveri alberi costretti a reggere diktat di cellophane per giovani di cellophane,

e pensavo: questa è la destra, è uguale a quella di 20, 30, 40 anni fa, anzi, è proprio la stessa gente di allora,

e poi pensavo agli altri due posti dove ero appena stato, al centro congressi della curia, dove si esibivano gori&friends, e all’auditorium di piazza libertà, dove c’era la convention grillini;

e guardando la gori people, le facce, i tipi umani, l’impressione che avevo avuto era evidente: questi sono i democristiani, è chiarissimo;

e guardando i grillini, invece: questo è il popolo di sinistra, ecologista, egualitario, ma non lo può dire, perchè ripudiato dalla sinistra ufficiale,

da questi problemi d’identità, pensavo, viene forse la mancanza di aggressività degli sfidanti di Tentorio: la città sta andando per altri 5 anni alla destra deleteria, e gli sfidanti  sembrano dei gentiluomini al campo da golf,

la campagna elettorale, se sei uno sfidante, non è un dibattito da salotto, ma una guerra di piazza, fatta anche di colpi bassi, di notizie-bomba  e attacchi frontali, anche personali,

se i grillini bg avessero nei confronti di gori e tentorio 1/10 della vis polemica che grillo usa contro renzi e berlusconi, triplicherebbero i loro consensi, ad oggi al 10-15% (i più bassi d’italia), e magari andrebbero al ballottaggio,

se gori non vince con 200 candidati 7 liste 6 addetti stampa e tot milioni di budget, non gli resta che fare il presidente dell’Inter,

gori ha i soldi, i grillini hanno gli argomenti, ma nessuno dei due ha davvero voglia di vincere, e usano le loro armi al peggio possibile,

sarebbe logico per i grillini attaccare i rivali sia da destra che da sinistra, per accalappiarsi i voti di protesta leghisti e sel, che non si sentono rappresentati dai propri candidati,

sarebbe facile per gori, con la potenza di fuoco mediatico di cui dispone, demolire la simpatia di Tentorio sparando un paio di semplici verità storiche devastanti, in grado di colpire tutto l’elettorato, come queste:

1) tentorio è oggi l’amministratore politicamente più vecchio di tutta italia: è in consiglio comunale ininterrottamente dal 1970, quando era capogruppo del Movimento Sociale Italiano, è l’unica icona della vecchia politica, pre-tangentopoli, tuttora in carica

2) tentorio è stato arrestato per falsa testimonianza e reticenza in relazione a un caso di corruzione con tangenti, accadeva più di 20 anni fa, forse sul web non trovi traccia, ma negli archivi del Corriere si:

> dal Corriere della Sera del 10 giugno 1993:

“Franco Tentorio, capogruppo del Msi in consiglio comunale, e’ stato arrestato per aver reso false attestazioni al pubblico ministero.

L’inchiesta riguarda le mazzette per la vendita del bar “Nazionale”, sul Sentierone. Tentorio era stato ascoltato come testimone venti giorni fa dichiarando che non era al corrente delle trattative sotto banco, cioè delle bustarelle per sottostimare il bar pasticceria e quindi pagare meno tasse. I giudici non gli hanno creduto. Poi una telefonata a casa e il trasferimento in carcere, dove ora è in isolamento. In caso di ritrattazione, riacquisterebbe automaticamente la liberta’ .

> dal Corriere della Sera del 11 giugno 1993:

Il commercialista missino Franco Tentorio ritratta e torna in libertà: ieri in carcere il professionista ha ammesso di aver reso dichiarazioni false e reticenti ai magistrati che lo avevano convocato come teste sulle tangenti pagate per la compravendita del bar Nazionale.

Aveva dichiarato di avere appreso dai giornali della tangente versata al direttore dell’ufficio del Registro, Vittorio Leonzio, per sottostimare il valore del “Nazionale”, venduto da Giulio Benigna al ristoratore Tino Fontana. Ma ieri Franco Tentorio, pentito della testimonianza reticente, ha dichiarato di essere stato messo al corrente, a cose fatte, della mazzetta versata al direttore dell’ufficio del Registro”

Allora, come fai a votare sindaco uno che, “pentitosi” dopo qualche ora di carcere, ha ammesso di aver mentito su una cosa del genere?

Semplice, basta non saperlo, e che nessuno te lo dica.

E alla fine si capisce perché rischia di vincere ancora tentorio, cioè un rappresentante della vecchia destra elitaria: sarà anche falso e reticente sulle tangenti, ma non sulla propria identità politica.

nella ph. postini-reuters: piazzetta bg, inauguraz casa Tentorio. 

Industria Madre

play this post

confindustria

> intendiamo restituire un’accezione positiva generale, nuova e antica, alla parola stessa “industria”, parola latina e dunque internazionale, progressivamente associata a significati sempre più negativi per l’uomo e l’ambiente, in opposizione a natura, biologia, sostenibilità.

> per questo creiamo INDUSTRIA MADRE  come nuova espressione rivoluzionaria, una nuova piattaforma operativa, un nuovo modello di filiera per la creazione eco sostenibile o la riconversione di insediamenti industriali, ovvero industrie che non solo non inquinano, ma migliorano l’ambiente, l’economia, la qualità della vita con nuovi prodotti naturali sostituitivi della plastica.

> a 5 lustri dal brevetto del bergamasco Natta che ha “inventato” la plastica, in un territorio-distretto specializzato nelle lavorazioni plastiche,

in un’epoca di scelte radicali per un’economia sostenibile, riconosciamo che la madre di ogni possibile industria futura è la terra.

> chiamiamo INDUSTRIA MADRE un nuovo modello di insediamento industriale  in grado di avere immediato consenso di media, operatori, consumatori tendenzialmente ostili o rassegnati al declino della civiltà industriale.

> INDUSTRIA MADRE è un insediamento bio-industriale a impatto e km zero, per  la trasformazione di energia solare e fibre vegetali locali in materiali biodegradabili e prodotti eco-compatibili sostitutivi di prodotti e materiali derivati dalla plastica, in ogni settore di largo consumo (packaging alimentare, abbigliamento, arredamento, edilizia)

> tessile, edilizia, plastica, agroalimentare: tre di questi quattro settori sono oggi in crisi strutturale-d’identità. Il quarto, l’agroalimentare, deve avere la capacità di riconvertire a sé gli altri tre.

> la terra, madre di ogni vera industria, ci suggerisce la riconversione dell’industria della plastica in  bio-industria per produrre nuovi materiali e prodotti sostitutivi della plastica e delle fibre sintetiche nei settori dell’eco-tessile, della bio-edilizia e del bio-packaging alimentare.

> INDUSTRIA MADRE è un insediamento bio-industriale inserito in modo organico e sinergico in un ambito di trasformazione più ampio: tutti i materiali e i prodotti derivano da coltura a rotazione di mais e canapa nell’ambito territoriale; tutte le funzioni/servizi sono orientati al benessere  della persona e alla diffusione di una nuova coscienza sociale e ambientale

INDUSTRIA MADRE è un polo-struttura nel quale prodotti e servizi di nuovo benessere sono organizzati in 4 organi/funzioni (aree/edifici):

A produzione > B vendita  > C ospitalità  > D ricerca (lab, factory, store, host)

Un eco-eco/sistema che affronta la crisi e il crollo dell’impero con aggregazioni basiche, molecolari, di bisogni e opportunità.

LAB > un centro ricerca che studia, sperimenta e brevetta materie prime, derivati e prodotti in fibre vegetali canapa/mais + un ufficio commerciale per la promozione e diffusione del modello di riconversione e dei suoi prodotti: immagine, comunicazione, copyright web-reputation, e-commerce

FACTORY > tre reparti di bio-produzione di materie prime e derivati (canapa tessile, materB, paglia edilizia) e prodotti (t-shirt, felpe e biancheria in canapa naturale 100%; food packaging – pellicole, sacchetti, vaschette – e food accessories – piatti, bicchieri, posate – in materB 100%; coperture e pannelli fonoassorbenti e termoisolanti in paglia 100% bio-edilizia)  biodegrdabile;

STORE > uno spazio vendita aperto al pubblico – dal produttore al consumatore – per la vendita di:

materie prime: fibre vegetali da coltivazioni bio di canapa tessile e mais, prodotte in loco (ambito di trasformazione) o da fornitori a km/equo (0-50 km)

prodotti da mais > packaging alimentare (sostitutivo di sacchetti, piatti, bicchieri, vaschette plastica/polistirolo)

prodotti da canapa > abbigliamento sportivo (t-shirt, felpe) e della salute, biancheria, tessuti per arredamento/tappezz

prodotti da mais e canapa> biopaglia edilizia: sostitutiva di coperture eternit e pareti fono/assorbenti e termo/isolanti in polistirolo/polimeri in ogni tipologia edilizia.

HOST > struttura ricettiva per la ristorazione e l’alloggio.

> struttura/numeri dell’insediamento tipo: 3 officine bio-industriali 3 laboratori ricerca e sviluppo 3 negozi prodotti eco-eccellenza 1 bar-ristorante prodotti bio territorio 1 casa di riposo – residence – ostello  30 squadre-team 4-5 persone, piccole aziende “esemplari” – 150 posti lavoro settori innovazione-ambiente,

Utenti: 50000 consumatori consapevoli/evoluti presenti sul territorio a km “serenissimo” (0-50 km) interessati ai prodotti/servizi  industria madre; 5000 aziende, artigiani, commercianti, addetti ai lavori presenti sul territorio a km “serenissimo” (0-50 km) interessati al know-how, licenze, materie prime  industria madre.

Coraggio, Confindustria!

(INDUSTRIA MADRE è un progetto copyright CalepioPress 2014)

> Appendice: approfondimenti/schede:

Canapa, un’alternativa ecologica

Quasi tutti i materiali e prodotti inquinanti che ci circondano potrebbero essere sostituiti da derivati naturali dallacanapa:

Alimentazione. Olio di canapa, con una percentuale ottima dei preziosi acidi grassi omega 3 e omega 6. Semi di canapa (da cui si ricava anche la farina) ricchissimi in proteine, vitamine e minerali. Birra. Bibite energetiche. Alternative alla petrolchimica. Solventi non inquinanti per le vernici. Carrozzerie per auto. Plastiche resistenti ma biodegradabili.

Carta per giornali e libri. Prodotti durevoli e resistenti, con rese in fibra per ettaro 4 volte superiori a quella di alberi da cellulosa.

Bioedilizia. Sostituzione non tossica di cemento (il canapolo dagli scarti), mattoni, legno, intonaco, materiali isolanti.

Energia. Si può gassificare lo scarto degli steli per alimentare generatori. L’etanolo di canapa può alimentare motori a scoppio.

Fibre tessili. Tessuti resistenti e sani per i capi di abbigliamento e l’arredo per la casa. Storici le vele, i cordami, le tele per dipingere.

Igiene. Fitocosmesi, saponi, dentifrici.

Medicina. Dalla canapa si estrasse il primo analgesico. La cannabis ha valore terapeutico per molte malattie.

Protezione del suolo. Fitodepurazione dei terreni contaminati da metalli pesanti, fertilizzante e antierosiva. Coltivabile in modo ecologico.

CANAPA TESSILE: La canapa è una fibra naturale, 100% riciclabile, i tessuti ottenuti dalla fibra di canapa sono molto morbidi e piacevoli al tatto. La canapa viene coltivata senza l’ uso di pesticidi e con una quantità moderata di acqua, estremamente inferiore a quella utilizzata nelle colture di cotone.

Rispetto al cotone è cinque volte più resistente: una felpa di canapa dura più a lungo di una felpa di cotone, non teme i lavaggi e non sgualcisce facilmente. Per la sua stessa struttura la fibra di canapa ripara efficacemente dal freddo e dall’eccesso di calore: vestirsi di canapa significa stare caldi d’inverno e freschi d’estate. Morbida, traspirante e confortevole, la fibra di canapa è ottima per la regolazione termica e per l’assorbimento del sudore.

La canapa è inattaccabile da acari, muffe, funghi e tarme; è anallergica e inoltre non conduce energia elettrica per cui non si carica di elettricità statica. La non tossicità dei tessuti fa sì che gli indumenti in canapa biologica siano altamente tollerati anche da chi ha problemi dermatologici di allergie o ipersensibilità ai trattamenti chimici cui sono sottoposti i tessuti “convenzionali” che normalmente utilizziamo, o più semplicemente persone che risentono della scarsa traspirazione della pelle vestita di fibre sintetiche (problema spesso sentito, ad esempio, dalle “taglie forti”).

MAIS – MATER B:  La bioplastica è un tipo di plastica biodegradabile in quanto derivante da materie prime vegetali rinnovabili annualmente. Il tempo di decomposizione è di qualche mese in compostaggio contro i 1000 anni richiesti dalle materie plastiche sintetiche derivate dal petrolio.

La bioplastica, in agricoltura per la pacciamatura sotto forma di biotelo, risolve il problema dello smaltimento in quanto la pellicola è lasciata a decomporsi naturalmente sul terreno.

Riduce gli oneri di gestione dei rifiuti nel caso in cui i materiali bio inizino a sostituire vetro, plastiche e rifiuti riciclabili; ovvero nel caso in cui produttori di generi alimentari utilizzino materiali bio per gli imballaggi e i produttori di plastiche immettano in commercio plastiche biodegradabili. Ciò consente di diminuire i contenitori dei rifiuti sul territorio  e i costi logistici di deposito.

Producibilità di concime in quanto la sostanza è fertilizzante. Ad esempio, la frazione umida dei rifiuti casalinghi può essere raccolta in sacchetti di bioplastica, e messa in compostiera.

Minori emissioni di fumi tossici nel caso di incenerimento.

Igiene dei contenitori alimentari: in particolare le bevande corrodono col trascorrere del tempo parti della confezione e assorbono sostanze nocive di cui è composto il contenitore (ad esempio, acqua minerale col PET, bibite in lattina). Per questo motivo (evitare il contatto con le sostanze del contenitore), più che per una scadenza della bevanda, è prevista una data di scadenza delle confezioni; nel caso di contenitori bio, nel caso peggiore la bevanda assorbirebbe degli amidi, sostanze non tossiche, che le toglierebbero sapore senza creare però pericoli di intossicazione.

È un’alternativa a riciclaggio e reimpiego senza compiti ulteriori per i consumatori: i rifiuti bio teoricamente possono essere depositati tutti in discarica, data la loro rapida biodegradabilità.

 L’impatto ambientale di tale scelta di smaltimento è inferiore sia alla termovalorizzazione di rifiuti bio, sia al compostaggio, in termini di energia richiesta ed emissioni dei processi.

BIO PAGLIA – edilpaglia:  6 buoni motivi

1 efficienza energ La paglia è un sottoprodotto della produzione dei cereali; non occorre quindi dispendio di energia per produrla. Così come il legno, la paglia è una sequestratrice di CO2 e permette quindi di sottrarre anidride carbonica all’atmosfera.

2 isol termico Le murature in balle di paglia provvedono ad un ottimo isolamento termico che è quasi tre volte quello normalmente richiesto per edifici costruiti con materiali convenzionali; la trasmittanza termica è dell’ordine di 0.039-0.045 W/mK, è quindi possibile ottenere prestazioni termiche da edificio passivo.
Inoltre, grazie al minimo fabbisogno energetico si hanno bassissime emissioni nocive.

3 trasp Le murature in balle di paglia intonacate in terra cruda e calce sono altamente traspiranti e consentono il passaggio del vapore dall’interno verso l’esterno; si evitano così la formazione di umidità e condensa all’interno dell’edificio.

4 portante: e balle di paglia possono anche da sole costituire la struttura portante dell’edificio (tipologia “Load Bearing” vedi nella sezione tecniche costruttive) perché le murature in balle di paglia compresse hanno la capacità di portare i carichi relativi ad edifici di 2-3 piani fuori terra.
Al momento in cui scriviamo (giugno 2012), tuttavia, le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) italiane non prevedono l’utilizzo della paglia come materiale portante.

5sismico: Una casa con murature in balle di paglia ha un ottimo comportamento sotto l’azione del sisma. Il sisma infatti eccita le masse dell’edificio ed essendo un edificio costruito in balle di paglia estremamente più leggero di un edificio convenzionale, le forze in gioco risultano essere inferiori. Inoltre una casa costruita in balle di paglia è molto flessibile e come tale “si sottrae” al terremoto. È un po’ come abitare in una casa di gomma che con il terremoto si deforma ma non crolla.

6 semplicità Una casa in balle di paglia è semplice da costruire – ancorché non banale – e si adatta molto bene all’autocostruzione. Costruire la propria casa con l’aiuto di amici e parenti può essere un’esperienza entusiasmante e di grande crescita personale per tutti coloro che sono coinvolti.

 

 

mensa te!

play this post

Stampa

mensa te! è un concept sperimentale di mensa popolare/fabbrica delle idee

con una proposta molto basica (1 idea x 1 pasto) per cervelli precari, in esubero, in fallimento, disoccupati, disabili,

il progetto è una contaminazione molto terra terra di format eleganti come il food sharing e l’incubatore d’impresa,

qui si parla di fame, di mancanza di soldi per mangiare, un fenomeno che riguarda anche la classe creativa, i produttori di comunicazone, gli idealisti (intesi come piastrellisti o elettricisti, produttori di idee)

l’idea di una mensa popolare per creativi è in primo luogo un richiamo alla creatività vera, affamata, e anche un modo per sdoganare, spudorare, esibire lo stato di bisogno che spinge le persone alla caritas in cerca di cibo, stante la vergognosa latitanza dello stato

(la social card, strumento pensato e dotato a questo scopo già da due anni, non ha ancora erogato 1 euro dei 50mln stanziati: comuni e inps stanno ancora elaborando le graduatorie… ma devono prima uniformare i sistemi informatici…)

mensa te!  nasce per caso quando un amico mi dice: ho un sacco di idee, e non 5 euro per mangiare. Gli ho risposto: vieni da me in pausa pranzo, mi porti 1 idea, e io ti offro un piatto di pasta. Poi sono diventati due, poi tre. Poi è arrivato un quarto (santo) che ha detto: venite da me, che ho più spazio.

Dunque: ristorazione corroborante, fornita a idealisti affamati, in cambio merce: 1 pasto, per 1 idea. Il menù tipico consta di 1 piatto forte molto calorico e 1 beverino alc o superalc.

L’idea che vale come buono-pasto,  può essere un progetto, un brevetto, un’idea d’impresa, un’idea politica, un’idea commerciale, un’idea publlicitaria,

un concept sintetizzato min in 1 frase max 1 pagina, o in 1 immagine.

mensa te! è un modulo nella prospettiva di un “cascinone” sociale che svolga funzione di centro accoglienza per cittadini no reddito no casa (manodopera generica / specializz /artigiani potranno pagare l’ospitalità svolgendo lavori pubblici)

ma anche una formula un logo uno standard social utilizzabile chiunque per condivisione pasti (food sharing) in abitazioni private,

e forse potrebbe anche essere una “convenzione” con locali pubblici che espongono il marchio, dove chiunque può offrire la pausa pranzo a un amico a un prezzo scontato, con la partecipazione dell’esercizio.

Sfamare idealisti, artisti, progettisti, fotocine op, writers è la migliore impresa a scopo di lucro comune possibile,

mensa te! è un fabbrica di idee a bassissimo costo di produzione.

Pubblicheremo le idee , e tra queste idee ci saranno delle idee jackpot capaci di cambiare la mente della gente,  e quindi lo stato delle cose:

a un certo punto le idee di chi ha fame diventano più forti dei soldi di chi ha la pancia piena

mensa te! è un presidio di riqualificazione urbana itinerante in aree pubbliche momentaneamente occupate dallo spettacolo del pane comune che fabbrica idee.

Occorrono volontari, sostenitori, fornitori di cibo.

il gruppo Mensa te! al momento è composto da 4 creativi/imprese individuali: Daniele Lussana (Piedi per terra) Athos Mazzoleni (Food for eyes) Leone Belotti (Calepio Press) Matteo Cremaschi (Il crema)

Chi è interessato a partecipare al progetto scriva a info@calepiopress.it , la location del prox Mensa te! gli sarà comunicata via mail,

è ben accetto sia chi viene a mangiare (portando 1 idea) sia chi porta food (panini, birrette, bocie de vin)

Lunedì prossimo 7 aprile h12-14 Mensa te! all’aperto, modalità pic nic, in località pubblica en plein air.

Mensa te!

il padrino risponde all’invito del santo padre

play this post

marlon-brando-giulio-cesare-oratore

avvertenza: questo testo è opera di fantasia, tratto dalla sceneggiatura di un film di prossima realizzazione, nel quale un grande boss di mafia si rivolge al Santo Padre. 

«Caro Francesco, mi inviti ad accogliere la parola di Dio, ad aprire il cuore… ed io sento la forza della tua richiesta, e il suo vero senso oltre la facile retorica mediatica: il ritorno alle origini, alla missione sociale da cui nasce la mafia»

«Tu punti il dito su quel che è oggi la mafia, ma devi considerare la sua radice storica, e il suo sviluppo nell’Italia di oggi, se vuoi capire come e perchè la mafia potrebbe convertirsi, se davvero vuoi che qualcosa possa cambiare…

Quel che ci portiamo dentro, noi siciliani, è la nostalgia dell’età dell’oro, quando tutto era in armonia tra gli uomini e la natura, e l’ozio era l’espressione suprema dell’arte di vivere, quasi una forma di vita religiosa»

«Per sopportare le invasioni, le diverse culture, abbiamo un’anima tenace, capace di resistere passivamente nei secoli, e conservare un nocciolo divino intangibile, barbarico, violento, primitivo»

«La questione meridionale è connaturata all’Unità d’Italia: quando nel 1860 vennero i piemontesi promettendo la distribuzione della terra ai contadini, per poi invece vendere quelle terre, che erano comuni, a quegli stessi baroni latifondisti che rappresentavano la zavorra secolare dell’isola…

allora il sentimento popolare si rivoltò al nuovo stato… quando poi fu stabilita la leva militare obbligatoria, che sotto i Borboni non esisteva, e i capifamiglia furono mandati a “servire la patria” con ferma di cinque e anche sette anni, costretti ad abbandonare il podere, e a vedere le proprie mogli e i propri figli ridotti a fare i braccianti a giornata, con paghe e trattamento da schiavi, per i grandi latifondisti, come servi della gleba, anziché lavorare il proprio appezzamento e realizzare il sogno di ogni contadino, la piccola proprietà, ebbene, allora il futuro del sud Italia era già scritto…

per 15 anni una guerra civile, che sui libri di storia è liquidata come “brigantaggio”, incendiò l’isola, con centinaia di migliaia di morti, ed esecuzioni sommarie, interi villaggi rasi al suolo dall’esercito, deportazioni, impiccagioni esemplari, fucilazioni di massa nelle piazze… »

«Stroncato nel sangue il “brigantaggio”, cioè la rivolta in armi, ecco un nuovo atteggiamento, di rifiuto, dettato dalla fierezza…

la mafia in Sicilia nacque allora, come la ‘ndrangheta in Calabria e la camorra in Campania, come forma di resistenza passiva agli “invasori”, proprio come in seguito farà Gandhi in India contro gli inglesi…»

«Per questo la mafia è così radicata, per questo la mafia e le famiglie, e non le istituzioni o lo stato, hanno il consenso e l’identità storica dei siciliani»

«La famiglia è la base della mafia. Anche al nord vige la mafia, soltanto che la famiglia è più ristretta. Ogni piccola impresa del nord, ogni piccola bottega, artigiano, è un’impresa basata su fedeltà, sacrificio e vincolo di sangue, tacito patto d’onore, e d’amore, tra padri e figli, e tra fratelli… »

«Poi venne il fascismo, e il fascismo, anche secondo i libri di storia “antifascisti”, stroncò la mafia col pugno di ferro…

ma se alziamo lo sguardo vediamo che in realtà il fascismo non eliminò, ma subentrò alla mafia, essendo l’apoteosi del sistema mafioso, la nazione un’unica grande famiglia, la famiglia italiana, totalitaria, con il duce che è il padrino della patria…

e lo stesso sistema, se guarda oltre le apparenze e le ideologie di facciata, è stato quello sovietico…

Stalin aveva più cose in comune con Don Vito  Corleone, che con Togliatti… »

«Il crollo del fascismo non fu il crollo della mafia, al contrario, la mafia rientrò in Sicilia dall’America, grazie a voi…

lo sbarco in Sicilia degli americani fu organizzato dalla mafia siciliana di Nuova York, questo si sa, e già due mesi dopo l’occupazione americana tutti i vecchi capiclan erano diventati prefetti… »

«Ed ora ascoltami bene, Santo Padre: con la repubblica italiana, nel dopoguerra, la mafia cambia anima…

c’è un romanzo del grande Malaparte, “la pelle” si intitola, o forse “kaputt”, dove dice proprio questo: gli americani pareva portassero cioccolato e sigarette, birra e carne in scatola, e invece portavano la peste…

la peste si diffuse in tutto il sud…

la “peste” è l’economia monetaria, il meccanismo del guadagno, del fare soldi, del vendere tutto, anche l’anima, pur di fare soldi…

oggi si chiama marketing, Malaparte lo chiamava la peste… »

«Per fare soldi, la mafia divenne il socio occulto dello stato italiano, si vendette come una donna di strada, in cambio di soldi e favori, e parlo di favori come  la cassa del mezzogiorno e gli impieghi statali distribuiti come “regalie”…

la mafia offrì il suo consenso, e cioè il voto dei siciliani, a deputati e partiti di governo, che poi restituivano alla Sicilia opere pubbliche, cioè finanziamenti, e posti di lavoro, cioè stipendi… intere regioni divennero così stabilmente zavorre passive, dove la legalità è un’apparenza, e il vincolo mafioso la vera struttura sociale, dal capoclan ai picciotto, dal sindaco allo spazzino…»

«E così, risolto il problema del pane grazie al tacito accordo con lo stato, la mafia si è potuta dedicare a business di grado più evoluto…

per una società sazia e bisognosa di distrazioni, come ormai era l’Italia del boom economico…

ed ecco il mercato della droga, della prostituzione e del gioco d’azzardo…

e il mercato nero, niente leggi, niente tasse…

oggi queste attività costituiscono il 30% del prodotto interno del nostro Paese, e tengono in piedi il sistema, per questo il gioco d’azzardo è ormai legale, e controllato dai monopoli di stato…

e non solo il gioco d’azzardo»

«Oggi noi abbiamo raccolto i frutti di decenni di attività criminose di ogni tipo, abbiamo concentrato proprietà, partecipazioni e profitti…

abbiamo ripulito le nostre fosse, le nostre acque nere allacciandoci all’acquedotto, facendo passare i denari nelle banche per poi riversarli nell’economia legale, nelle grandi imprese del nord…

nella moda, nelle telecomunicazioni, nell’industria del mobile, nella grande distribuzione…»

«Un grande, lungo cammino, da mio nonno, che fu “brigante”, a mio padre, che fu “caporale”, a me, che sono “imprenditore”…

poi penso a mia figlia, ai nipoti…

e allora mi guardo intorno, e quello che vedo sono giovani allo sbando, senza futuro, e famiglie distrutte, e monumenti in rovina, e campi abbandonati, terre inquinate, e ovunque persone senza speranza, e senza grazia, senza fierezza, e pure senza umiltà…

la peste è ormai penetrata nella pelle, nel sangue, nell’aria che respiriamo»

«Siamo nati centocinquant’anni fa con il nobile intento di ogni criminale gentiluomo, rubare ai ricchi per dare ai poveri, difendere i deboli, le donne, i fanciulli dalle sopraffazioni del potere costituito…

una lunga strada è stata percorsa… e oggi siamo diventati noi stessi il potere costituito, il moloch, il mostruoso leviathano che si nutre del sangue dei suoi figli…»

«Mia figlia è sempre stata la mia spina nel cuore…

il suo rifiuto a riconoscermi, il disprezzo, forse anche l’odio verso di me, fin da bambina, quando pretendeva di avere gli stessi diritti dei maschi… »

«Per la prima volta da decenni, in questi giorni, sono riuscito ad abbracciare mia figlia, e lei finalmente è riuscita a parlarmi, ed io ad ascoltarla, nel rispetto, senza astio, senza rancore…

e parlando con mia figlia, e guardando a me stesso, a quello che rappresento, che ho fatto, agli interessi che servo mi sono visto per quello che sono…

io sono un morto che cammina, Santo Padre»

«L’ultima fase del programma della lavatrice, per avere il pulito più pulito del pulito, prevede l’eliminazione del padrino, proprio l’eliminazione fisica, il padrino nella mafia evoluta deve scomparire, essere eliminato, come una macchia di sporco… »

«Lei forse conosce il nostro grande commediografo, premio Nobel, che pure in America riscosse grande successo, Luigi Pirandello, il cantore dell’assurdo, e del gioco delle parti…

c’è una sua famosa novella, “Il fu Mattia Pascal”, che racconta di quest’uomo che andò al proprio funerale, e offre una grande lezione: si può cambiare vita; ma soltanto se si cambia identità»

«Ebbene, ho stabilito che fare, come spendere quel che resta della mia vita, e come usare le mie ricchezze e il mio potere o una parte importante di essi. La spinta, me l’ha data mia figlia, dicendomi, chiedendomi, un giorno: “papà,  se tu fossi un ragazzino affamato del terzo mondo, qual è la mafia che vorresti?” E si riferiva all’aspetto nobile di quella parola, alla voglia di giustizia e bene che l’avevano ispirata alle origini…

ci ho pensato molto e allora mi è venuto in mente il Mattia Pascal, Intendo fare proprio come lui: da un lato, morire; dall’altro, rivivere»

«Sarò a capo di una gigantesca operazione, senza nome, senza identità, una nuova pagina, un modo futuro di riprendere l’antica missione: rubare ai ricchi, per distribuire ai poveri»

«Oggi questo significa, caro Francesco, organizzare su scala globale una nuova mafia sovversiva, radicale, terzomondista, con l’alleanza tra gli hacker, giovani americani ed europei esperti nel furto informatico, che sono i nostri nuovi “picciotti”; e i programmatori e i produttori di software, che sono i nostri “fattori”; per servire sottocosto i governi dei paesi poveri, cioè tutti i paesi del mondo esclusi i G8, nonché le grandi masse dei poveri del mondo, cioè i 3/4 dell’umanità.

Potremo dare telefonia gratuita, internet gratuito, medicinali e cure a costi reali, così come tutte le più importanti tecnologie per risolvere il problema alimentare e al contempo preservare le risorse della terra… è questo il rubare ai ricchi per dare ai poveri del futuro…

Una grande impresa di contraffazione informatica, caro Francesco, è la chiave di volta per cambiare il mondo, e salvare il pianeta dal collasso sociale-finanziario-ecologico, mi creda, glielo dice un lettore affezionato del Gattopardo che giunto a 83 anni d’età ha improvvisamente voglia di gettare quel libro, per iniziarne uno nuovo, con un nuovo finale, smascherando e gettando a mare i tanti, troppi Quaqquaraquà che parlano, promettono, dibattono e mandano il mondo sempre più a fondo…»

«Gli americani impazziranno, le major dell’informatica, della farmaceutica, della chimica alimentare, le grandi banche d’affari, le grandi multinazionali saranno i nostri nemici mortali: ma noi non esisteremo, saremo ovunque, con mille identità virtuali…

useremo la gigantesca rete social marketing, face book, google e tutte le piattaforme al servizio del marketing dei grandi gruppi per sovvertire ogni cosa…

il rispetto del copyright, con l’informatica, è una barzelletta, nemmeno con un miliardo di poliziotti in rete riusciranno a fermare i nostri contrabbandieri, se questi agiranno in modo coordinato…»

«In realtà c’è già tutto, ci sono i pirati del web in grado di rubare ogni cosa su commissione, ci sono i clienti, ci sono i prodotti da rubare…quello che manca è l’organizzazione, la struttura, l’impresa: ecco cosa può dare la mafia al terzo mondo, l’organizzazione scientifica del crimine informatico di massa, ai danni dei grandi gruppi, il vertice di comando, la struttura operativa, pragmatica, pochi uomini, di tempra militare, e grandi risorse…»

«La mafia, caro Francesco, come sempre nei momenti di crisi, è l’unica impresa che fa investimenti»

«Un quaqquaraqua, un mezzo uomo, investe in beni immobili, in paradisi fiscali, si compra la casa a Dubai, a Montecarlo, ha un conto alle Caymans… il suo orizzonte è limitato ai suoi anni, a godere immediatamente agi e sicurezze… io voglio investire a 50 anni, a 100, nel terzo mondo…

io voglio rispondere alla domanda di mia figlia: quale mafia vorresti se fossi un ragazzino affamato del terzo mondo?»

«La prima missione che ho in mente, ridurrebbe la mortalità infantile in Tanzania, Mozambico, Ruanda e Burundi del 70% in due anni. Si tratta di rubare i brevetti di una lista di medicinali e tecnologie da produrre poi clandestinamente su vasta scala e distribuire ai paesi suddetti.

Ho pensato di cominciare la guerra alle multinazionale dai medicinali, per avere il consenso dell’opinione pubblica. Subito dopo, il grande sabotaggio riguarderà il pane, le colture alimentari, le sementi che i grandi gruppi hanno monopolizzato e fatto proprie come diritti regali, mentre sono beni del Signore, e dunque di tutti gli uomini…

che dici, Francesco, ti pare cosa buona e giusta? Chi altri potrà combattere lo strapotere demoniaco delle grandi multinazionali, se non la mafia? O davvero preferisci che ciascuno di noi si limiti a occuparsi della salvezza della propria anima?»

(Imago: Marlon Brando interpreta Giulio Cesare)