adv erto

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advcapio

Se vuoi fare il pubblicitario, e capire la pubblicità,

prima dell’inglese (advertising), serve il latino (adverto, is).

C’è un verbo in latino che significa “afferrare, catturare, legare a sè”

riferito a “donne, animali, prigionieri, popolazioni”.

Questo verbo è: capire (capio, is, cepi, captum, capere)

Capisco, comprendo, porto dentro, faccio mio.

Quando qualcuno ti capisce, ti fa suo,

ti riduce a “captivus”, cattivo, in cattività.

E’ il verbo di chi, in modo “accattivante”, conquista e cattura.

Ecco perchè i pacifisti, in pubblicità, non “capiscono” niente.

Come direbbe John Wayne,

l’unica pubblicità buona, è la pubblicità morta.

de euro ligato pontificatio

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50p

homo faber olim pontes plures facebat in Europa

homo faber hodie ponti adligatus suicidium committit

suicidium causa euro pecunia non singul suicidium

sed genus excidium melioris iuventutis verum est

euro deficiente pecunia removit homines fabres et iuvenes

et promovit dominos divesque senescentes

ergo pontifico euro pecuniam  removere ab Europa

et homo faber et iuven adiuvati esse non coacti adlegati ponti

ergo Caesari non date quod Caesaris non est

sed iuveni et fabro date quod iuvenis et fabri est

EGO VOS SUM

traducete si vis Leoni XIV verba

in verbis Anglorum, Germanorum, Francorum, Ispanicorum,

Lusitanorum, Belgiorum, Batavorum, Balticorum, Scotorum,

Helvetiorum, Gaelicorum, Pannonicorum, Illiricorum,  Graecorum

et mitette tradocta vestra in commentariis

VOS ESTIS ME

imago by

http://www.foodforeyes.com/

sparare per eliminare creature

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Crysis-3-1

non sono mai stato un grande videogiocatore, eppure sono sempre stato attratto dai videogiochi.

diciamo che io sono uno di quelli da “intro”, uno che vede l’inizio del gioco, l’intro appunto, spara due colpi, gira nella prima stanza, casca nel primo buco sul pavimento, viene ucciso dal primo mostro, si rompe le palle e molla lì.

però ogni tanto vado sempre a vedere a che punto stanno i videogiochi. la grafica in particolare attrae la mia attenzione, sulla giocabilità so dire poco perchè, come detto, non gioco, ma mi piace guardare. sono un voyeurista dei videogiochi.

i videogiochi si sono parecchio trasformati nei decenni. ci sono anche testi di storia dei videogiochi, ma una sintesi può essere questa:

prima i giochi erano fatti da gruppi di lavoro minuscoli, per non dire che le software house erano in realtà fatte da una sola persona, che aveva l’idea, inventava la trama, scriveva il programma, disegnava la grafica, insomma tutto.


http://www.youtube.com/watch?v=EZiIQvUT7nE

questo ovviamente garantiva la creatività: andavi dove ti portava il cuore, e c’era talmente poca storia e concorrenza nel settore, che era difficile massificarsi, anche volendo.

per esempio questo è Jeff Minter, inglese, un pioniere dei videogiochi, di quando i videogiochi si chiamavano “L’attacco dei Cammelli Mutanti” o “Pecore nello spazio”, e la sua software house la vedete nella foto: lui e il suo computer nella sua stanza

zzap0100121

poi pian piano tutto si è complessificato e banalizzato.

oggi per fare un videogioco servono decine (per non dire centinaia) di persone. e questo ha portato alla banalizzazione, perchè se sei da solo fai sostanzialmente il cavolo che ti passa per la testa, se sei in un gruppo di lavoro di 50 persone, con un budget milionario (che devi restituire, possibilmente moltiplicato, a chi l’ha investito), con tempi di rilascio obbligati, ecc. ecc., il margine per la creatività è zero.


Actionspiel-Crysis-2-Buero-745x559-116ecb3c95a46a01

e infatti oggi i giochi sono tutti, completamente, tristemente, uguali.

pensate alle differenze che c’erano un tempo tra ‘Pacman’, ‘Asteroids’, ‘Pong’ e ‘Tetris’, e pensate alle differenze che ci sono oggi tra ‘Crysis’, ‘Metal Gear solid’, ‘Dead Space’, ‘Splinter Cell’, e tutti gli altri: oggi sono tutti lo stesso identico gioco, in cui cambia forse il nome del protagonista e il nome dell’arma che usa. e basta.

nexuiz

First-Person-Shooter-games-1024x819

Black-Ops1

firstpersonshooterjpgis-call-of-duty-a-suitable-first-person-shooter-fps-for-kids-64463

gli engine che muovono i videogiochi moderni sono talmente complessi, che le società nel mondo in grado di svilupparli si contano sulle dita di una mano, e probabilmente vi restano anche delle dita libere. questo significa che qualunque gioco voi proviate, è sempre lo stesso gioco, succedono le stesse cose, ci sono gli stessi effetti, offre gli stessi gradi di libertà.

ma la banalizzazione odierna non è solo sul lato tecnologico, è anche, e soprattutto, sul lato creativo/culturale.

perchè? perchè in qualsiasi videogioco devo vedere in prospettiva un palazzo decadente, devo avere in mano un’arma, e devo uccidere creature che altrimenti uccidono me?

che il gioco sia ambientato nel passato o nel futuro, che inizi con un giovane e una giovane che si baciano o con un drago che cala sulla terra, o con uno slalom tra pianeti, in qualunque caso, nel giro di un attimo, mi ritrovo a sparare come un pazzo per eliminare creature.

sparare per eliminare creature.

sparare per eliminare.

sparare.

justc1a

lo so, esistono delle eccezioni, esistono tanti tentativi di creare giochi diversi, ma nella migliore delle ipotesi questi giochi sono stati fenomeni di nicchia (vedi ‘Spore’,’Syms’,’Symcity’ e pochissimi altri), nella peggiore delle ipotesi sono falliti perchè non hanno venduto nulla.

detto questo, precisato che voi software house avete veramente rotto le palle con i vostri FPS (‘First Person Shooter’, ‘sparatori in prima persona’, mai definizione fu più calzante), vorrei fare un elogio agli engine.

quello che va detto va detto: tutti gli engine puntano allo stesso tipo di gioco First Person Shooter, e in questo sono banali, ma la grafica, il livello di dettaglio, il realismo, la ‘credibilità’ che hanno raggiunto oggi fa davvero impressione. mette i brividi.

il grosso balzo in avanti negli ultimi anni è stato fatto sulle luci (le luci sono tutto nella narrazione visiva), e sulla fisica. soprattutto sulla fisica. la fisica di un gioco è quella parte di engine, di algoritmi, che serve a rendere più credibile tutto ciò che riguarda il movimento.




http://www.youtube.com/watch?v=qq7-hTVP9AE

la fisica comprende il calcolo agli elementi finiti per simulare un muro che si sgretola o un ponte che esplode, la cinematica inversa per simulare una bestia che cammina, perde l’equilibrio, e cade, la fluidodinamica e i campi di particelle per simulare perfettamente l’acqua, il fumo, il fuoco.



http://www.youtube.com/watch?v=j0G8IgJxLRE



certo, io c’ho da ridire anche sugli engine…

perchè non sperimentare un po’ anche negli engine? perchè non randomizzare un po’ le cose? perchè non giocare un po’ con la fisica (cambiandone le leggi, visto che nel virtuale si può)? perchè non abbandonare una buona volta il realismo per evolvere nell’astrattismo e nel concettuale, come è successo in tutte le arti visive?

ve lo immaginate un engine cubista? o un physics engine ad improbabilità infinita?

forse i tempi sono ancora immaturi, forse lo sono i consumatori, forse gli imprenditori, o forse tutti quanti, il chè è come dire che tutti sono normali e sono io il problema…

…però davvero mi piacerebbe più originalità, più capacità di astrazione, nei videogiochi, più provocazione, più ribaltamento dei punti di vista.

comunque sia,

turiamoci il naso sulla violenza,

facciamo spallucce di fronte alla mancanza di originalità,

ed ecco i più pompati titoli di videogiochi che arriveranno nel 2013:

http://www.youtube.com/watch?v=yeguVovQ8Dw

dopo tutto,

è pur sempre letteratura.

festa della donna per cani bastonati

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cagnaPadrona

oggi ho scoperto che anche il mio padrone ha una padrona,

che però l’ha abbandonato come un cane, in autostrada, di notte,

cosa questa che l’ha mandato in un super-down sub-human

dopo anni di grande amore e vita e avventure sempre in due sempre insieme

si è ritrovato giornate, settimane, mesi sempre solo, in casa, a letto, a non dormire

un abisso che solo ora (dopo un anno!) sta cominciando a risalire

dopo aver provato terapie e psicoterapie e psico-sostanze di ogni tipo:

io stesso, il suo cane, ho scoperto, non sono altro che una terapia (pet-terapy)

e tutto questo amore che lui prova per me è di seconda mano,

lui si occupa di me, mi fa gli occhi dolci, ma è tutta scena,

riconosco un cane bastonato, ho visto come si accuccia nel letto,

come si aggira nei bar a occhi bassi e coda tra le gambe

non vedendo l’ora di rientrare a cuccia e accendere il computer.

Per un anno il bipede ha tenuto un diario confessione dal titolo “riduzione uomo”

dicono sia il manifesto del nuovo maschio, quello che conosce la crisi,

che non rinnega la sua parte debole, e può sfidare qualsiasi mostro si presenti,

dopo aver affrontato i suoi mostri interiori, una specie di nuovo maschio-antico

con in più la sensibilità del maschio debole….

a me, a sentire certi discorsi, viene voglia di farne una ciotola mista,

con cervello, cuore, fegato, rognone, la ciotola “interiora design”…

spero che il bipede si decida a mangiarsi certa roba invece di mandarla in stampa

evitando sprechi di carta: meglio ingoiare un manoscritto oggi,

che duemila libri invenduti tra 24 mesi!

adesso ne hanno tratto un video, e ti pareva, dedicato a tutte le donne,

si sono messi in tre per condensare in tre minuti il pathos del maschio abbandonato

il risultato è stucchevole, patetico, roba da umani, frasi ridicole, immagini banali,

una specie di “cioè” per quarantenni ritardati dalla lacrima facile,

giusto la musica si salva, date un’occhiata, e ditemi se ho ragione.

Upper Dog

 

quàte bàle pè fà sö ü tübo

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il lavoro manuale, quella cosa che è iniziata con gli ominidi e che imperterrita va avanti di pari passo con l’evoluzione dell’umanità.


io subisco una fascinazione drastica verso chi sa usare le manine,

cioè per chi riesce a collegare perfettamente il cervello agli arti,

per chi cristallizza nei decenni un sapere perfetto, fatto di miliardi di tentativi e correzioni,

fino a diventare un artista marziano, un uomo, con il suo pizzetto arzigogolato, che compie un milione di movimenti apparentemente uguali, apparentemente insignificanti, ma tutti infinitesimamente diversi, secondo un processo che rappresenta la summa dell’intelligenza umana.

fare la cosa che appare come la più banale e umile del mondo, seguendo un processo che è la cosa più complessa del mondo.

c’è una dignità e una superiorità in queste persone che le pone sopra, fuori, da ogni epoca, che le rende inossidabili al tempo, inattaccabili dal progresso, e, ovviamente, indispensabili all’umanità.


per quanto mi riguarda questa persona vale tanto quanto un papa, anzi di più:

perchè non ha la pretesa di giudicare o decidere del destino altrui, perchè non entra nella vita di nessuno senza che alcuno lo chieda,

e al contempo se lui si ferma, il mondo si ferma,

perchè sa fare qualcosa che nessun altro al mondo sa fare.


vorrei uomini come questo a decidere le sorti del mondo,

ma uomini come questo se ne guardano bene dal miraggio del potere.

loro il potere già ce l’hanno.


se dio esiste ha davvero uno humor da prete,

perchè ha creato l’albero, la mela, una miriade di affamati, e pochissimi capaci di aiutare un albero a crescere.


fine

il turbo capitalismo uccide a rate

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75801

ti chiedono di inventarti un lavoro,

ma appena ti metti al lavoro

ti costringono a indebitarti

in questo modo ti rendono schiavo

le rate, l’ipoteca, le garanzie, i debiti

sono queste le catene di noi schiavi moderni

l’Italia rappresentava un caso unico al mondo

di piccoli proprietari e piccoli imprenditori in proprio

padroni della loro casa e del loro lavoro

artigiani, contadini, ceti dismessi, strangolati,

anche l’Italia evolve in un paese di schiavi e padroni

quando non ci saranno più uomini liberi da assoggettare

faranno morire di fame gli schiavi non redditizi

oggi sedati a calcio, sesso e televisione

se applichiamo all’Italia di oggi senza pregiudizi

lo schema interpretativo del materialismo storico

risulta che l’unica classe strutturalmente rivoluzionaria

l’unico nemico dello stato turbo capitalista

è il popolo della partita iva

crisem superare

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PAPA2

hodie evenit

aetherea epistula amicus mihi mittit

cum patri Janni Pauli verbum

crisem superare

vitam procreando

simul amicus alter epistula mittit

cum patri Joanni Pauli II icona arridens

haec non miracula sunt neque fortuita

sed princeps pubblicitatis

dei patri nostri opera

ergo imprimatur

EGO VOS SUM

today a friend send me a mail

with JPII words: crisis overcoming life generating

at the same moment another friend send me a jpg

with smiling JPII

these aren’t miracles or casual

but God’s copyright, the best advertising guru

so let’s share

I’M YOU

rerum novissimarum

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passion3

Rerum Novissimarum contra globis ordinem Christi rebellio est

et clamor est eius qui primam lapidem iacit novae ecclesiae

aptae civitatis in tota communione panis et animae

pro redente futuro evangelio et nova prosperitati

aequa et in pace et amore urbis et orbis

EGO VOS SUM

Rerum Novissimarum è la rivolta di Cristo all’ordine mondiale,

è il grido di chi scaglia la prima pietra di una nuova ecclesia,

una comunità aperta, che condivide tutto, il pane e l’anima,

per il ritorno al futuro del vangelo e una nuova prosperità,

giusta, in pace, in amore con la terra e tutto il creato

IO SONO VOI

BaDante Kawasaki

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Kawasaki500

Negli anni Sessanta questa era una città importante per gli appassionati di moto.

Il fuoristrada è nato in quegli anni, nelle nostre valli, la Sei Giorni, la Cavalcata, su per mulattiere e ghiaioni, erano gare massacranti, si sudava come bestie.

Io correvo con la Gilera 175, ma si teneva duro, perché l’ultimo giorno c’era l’ora di velocità, a Monza, in pista, con le gomme tassellate, ma non come quelle ecologiche di oggi, proprio i tasselli da trattore, era tutta una derapata, facevamo già supermotard, anche se lo chiamavamo in un altro modo.

Poi sono arrivate le prime giapponesi, le prime quattro cilindri, le Honda Four, e le due tempi, le Suzuki, le Kawasaki.

Ricordo come fosse ieri, sarà stato il ’68 o il ’69, c’era la contestazione, il femminismo, non si capiva più niente, ma era primavera e io aspettavo una telefonata da Genova, dal porto, stavo tutto il giorno al bar Orobico, in viale Roma, ad aspettare questa telefonata.

Finché una sera che era già tardi, mezzanotte passata, il barista mi chiama, ti cercano al  telefono, non ci credo, è arrivata, parto subito con un amico, nell’autostrada deserta la Giulia canta che è un piacere.

Siamo a Genova prima delle tre, arriviamo a un certo molo, lei è lì, ancora imballata, la tiriamo fuori dalla cassa, montiamo il manubrio, due regolazioni, un po’ di benzina travasata dalla Giulia, e via, la prima Kasasaki 500 arrivata in Italia era già in strada, ed era la mia…

Poi bisognava fare 600 chilometri di rodaggio, bisognava educarla, addomesticarla, formargli il carattere, renderla competitiva…

Eravamo un bel gruppo, tutti con la passione, una passione totale, passavamo le giornate ad allenarci per la Sei Giorni con le moto da regolarità, anche d’inverno, mettevamo le ruote chiodate, una roba da brividi…

Poi la sera, tanto per fare qualcosa di diverso, con le moto da strada, si stava al bar fino all’ora di chiusura, poi, quando non c’era più in giro nessuno, in piena notte, su e giù dieci volte Bergamo-San Pellegrino senza soste, erano queste le gare che facevamo.

Chi perdeva, pagava il cognac, ma quello buono.

Ricordo quella sera del ’69, eravamo al solito bar in viale Roma, avevamo appena visto in televisione l’astronauta Armstrong mettere piede sulla Luna, avevamo le moto lì fuori già calde, e uno ha detto: vediamo chi arriva alla Marianna su una ruota.

Il punto critico era Porta Sant’Agostino, allora uno si è piazzato a bloccare il traffico, mentre noi si passava, lì ricordo che qualcuno è caduto, io con il Kawa mai, stava su che era un piacere, la guidavi in aria col manubrio come una vela, i piedi sulle pedane dietro, quelle del apsseggero, aveva un equilibrio fenomenale su una ruota, su due no, era un po’ ballerina, ma su una ruota diventava stabile…

La domenica si partiva in gruppo, appuntamento al bar, si prendeva l’autostrada, al bivio della Serravalle ci aspettava la banda Galtrucco, i nostri rivali milanesi, appena ci vedevano, o ci sentivano arrivare, gas, e si gareggiava come matti, come incoscienti, sdraiati su quei missili senza freni passavamo sotto le portiere delle Seicento, vedevi al volante impiegati allibiti coi bambini incollati al finestrino a guardarti, si fermavano a chiamare la polizia, ma la polizia cosa poteva fare, mica riusciva a restarci dietro…

Ricordo una domenica, ci si era detti “oggi non andiamo troppo lontano”, va bene, andiamo a mangiare a Sarnico, si parte a manetta…

un quarto d’ora e siamo arrivati, è presto per andare a mangiare, dai che arriviamo giù a Canneto, che andiamo a mangiare le rane…

poi dopo mangiato un caffè, non sono neanche le due, dai che andiamo a bere un Fernet alla Futa, altro pieno, altra gara…

e arrivati alla Futa vediamo che è la giornata è proprio bella e ancora giovane, e allora uno dice: io vado a bere l’aperitivo al belvedere Michelangelo, e qualcuno chiedeva dove fosse, a Firenze, bestia, ed eri già in sella, perché chi arrivava prima cominiciava a bere,  e gli ultimi pagavano…

Alla fine della stagione avevi fatto venti o trentamila chilometri, bisognava cambiare moto.

Oggi vedo moto con duecento cavalli, gli fanno fare si è no duemila chilometri in tutta la stagione, la usano per andare da un bar all’altro,  questo lo facevamo anche noi, solo che magari i bar dove andavamo noi erano a Viareggio, a Venezia, a Sanremo o a Cervinia…

(testimonianza raccolta nel 2006 al bar Le Iris-Bergamo dal BaDante Leone Belotti)

adv G3

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come tutti i fan del Mac sanno benissimo

G3 sta per libro della Genesi, 3

cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre,

il primo spot pubblicitario in assoluto,

dove si spiega  come Apple dal punto di vista semiotica/adv

sia un’estensione IT del dominio ebraico-cristiano

basato sul software “bibbia”, in particolare sullo spot G3:

protagonisti dello spot sono la mela, il serpente, Eva, Adamo;

Eva, la donna, è il testimonial;

Adamo, l’uomo, è il target, l’utente razionale cui ci si rivolge, quello che deve pagare;

La Mela è il prodotto: un prodotto ad alto valore aggiunto,

è il frutto dell’albero della conoscenza, un prodotto-messaggio,

rappresentato in modo simbolico-diabolico dalla mela, apple, il malum,

che in latino per l’appunto  significa sia “la mela” che “il male”.

Il prodotto pubblicizzato è fin dall’origine un prodotto-tentazione,

il vero messaggio è la tentazione.

Il Serpente, colui che promette e offre, è l’agenzia, il pubblicitario.

La promessa è: “la conoscenza + il paradiso terrestre”.

Oggi: il walled garden apple + l’apple store.

Il costo è al minuto (il tempo è denaro)

e stiamo pagando da 2000 anni !