Grillo scoop esclusivo per Calepio Press e CTRL magazine

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Leone:Grillo

Dopo una rapida riflessione, il capo Grillo ha dato ieri sera il suo assenso alla proposta di accordo 5stelle-Gori formulatagli sui due piedi in piazza V.Veneto/Sentierone  dal vostro blogger.

Pur stremato da una giornata terribile, segnata dall’incontro scontro con Renzi sull’Expo, e dopo aver arringato senza risparmiarsi il popolo bergamasco, il leader 5stelle ha trovato il tempo di ascoltare e approvare il progetto Gori uomo 5 stelle.

Premessa al progetto: considerato che Tentorio è più che bollito e soffre di piaghe da decubito (siede ininterrottamente da 44 anni a Palazzo Frizzoni!) che Gori è più che depresso ed è già stanco di passare le serate in attività verbose (ed è ormai evidente che la leadership politica non è la sua vocazione) e che i 5stelle sono la formazione più adatta a governare una città 5 stelle come Bergamo (ma avrebbero bisogno del sostegno e del voto di quella “buona metà” dell’elettorato pd&soci fatto di compagni capaci e onesti che tuttora sono nei ranghi della sinistra)

ecco il progetto esposto a Grillo: Gori annuncia il suo ritiro dalla corsa a palazzo Frizzoni, e indica al popolo pd di votare compatti 5stelle, e in cambio i 5 stelle gli danno l’esclusiva per produrrre e trasmettere il nuovo reality “Palazzo Frizzoni”,

> format sperimentale di video-democracy con Consiglio Comunale e Giunta in diretta (si vota da casa con un sms, come al grande fratello) da lanciare poi in ogni città

fino ad arrivare al power reality supremo, il “Montecitorio Show”,

e dunque a una nuova forma di governo, rilanciando in forma tecnologica l’unica vera forma di democrazia, la democrazia  diretta, così come è nata nell’antica Atene, con la partecipazione quotidiana di ogni cittadino, e finalmente superare la democrazia rappresentativa, causa di quasi tutti i mali,

in questo modo Tentorio va in pensione, Gori è contento perchè fa il mestiere che sa fare (produzioni televisive) e non per bassi motivi commerciali ma per una buona causa di evoluzione civile, e Bergamo sarà la prima città a sperimentare il buon governo dei cittadini, con il coinvolgimento e la trasparenza data dalla diretta tv,

> recepita questa proposta, il capo Grillo ha sorriso e ha dichiarato testualmente: “Ma certo, Gori è un bravo ragazzo, Gori capisce”

Il sasso è lanciato, non resta che attendere la risposta di Gori e la presa di coscienza di quella “buona metà” della sinistra, oggi incredibilmente costretta a militare sotto il giogo della chiesa, della grande impresa e delle banche.

(nella foto Postini-Reuters, il capo Grillo appena sceso dal palco del comizio di Bergamo, ascolta con attenzione l’inviato del blog Calepio Press. Sulla nuca del blogger è altresì riconoscibile l’ombra del logo CTRL)

bg election gossip fly

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gossip

la mosca gossipara berghem fly è la super inviata dietro le quinte elettorali: realizza il sogno di ogni spione (vorrei essere una mosca) e vede e sente tutti quei piccoli retroscena, quei piccoli fatti non visti:

l’altra sera, a una tavola rotonda dei candidati sindaci, il candidato gargano in atteggiamento ultra-aggressivo a un certo punto ha gridato “tu sei un ipocrita!” rivolto a giorgio gori, questo l’hanno sentito e visto tutti,

ma solo la mosca gossipara ha visto gargano prima dell’incontro ingargarozzarsi un bel bicchierone di gin tonic in un bar nei paraggi!

Poi, alla fine della serata tutti hanno tenuto d’occhio gori, se aveva il suv, la 500 o la bici,

ma solo la mosca gossipara ha osservato la scena del simpatico tentorio appiedato come un adolescente che chiedeva al buon zenoni “vai in centro? mi dai un passaggio?”

Immaginando già un titolo malizioso (“zenoni autista di tentorio”) la mosca gossipara si è infilata nell’auto per registrare i discorsi che certo la volpe tentorio avrà provato a fare nell’intimità-automobile (cosa farete voi 5 stelle al ballottaggio? mi date un passaggio?)

ma purtroppo, appena tentorio ha aperto bocca nel chiuso dell’abitacolo, la mosca gossipara, colpita in pieno dall’alitata del sindaco, è svenuta.

Quando si è risvegliata, l’auto era ferma sotto palazzo frizzoni, e i due candidati sindaci erano spariti. Gatta ci cova.

cercasi egoisti per attività solidale

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CarloDalLago

Carlo Dal Lago il grande maestro-filosofo, come capita ai migliori, se ne è andato – oggi h16 cimitero di Bergamo ultimo saluto.

L’avevo conosciuto esattamente 20 anni fa, io allora operatore di sostegno in una comunità disabili. L’avevo accolto con queste parole: e tu cosa sei, un paziente, o un dirigente? Mi aveva risposto: un dirigente paziente.

Recentemente l’avevo ritrovato nei social, i suoi commenti erano sempre i primi nei post più difficili, e dal vivo al Bergamo Film Meeting, dove era venuto ad “osservare” l’operazione Pub Writing Session.  Non ci vedevamo da 20 anni. Ti ricordavo più vecchio, gli avevo detto, e lui: invece io ti ricordavo più giovane.

Qui sotto un estratto di un suo articolo su l’Equo di Bergamo dal titolo “Cercasi egoisti”:

… noi alla Bottega Solidale non ci sentiamo altruisti. 
Magari siamo un po’ degli illusi che credono che praticando un commercio equo e solidale si migliori il mondo,
che riconoscendo un giusto prezzo ai prodotti del lavoro dei contadini o degli operai tessili del sud del mondo questo mondo finisca per migliorare. 
Insomma, bisogna che lo confessiamo, vogliamo migliorare il mondo perché siamo egoisti.


Crediamo che un mondo dove il riconoscimento del valore del lavoro viene prima dei valori in borsa sia più corrispondente ai nostri interessi.
 Non siamo contrari alle guerre perché siamo pacifisti.
 Siamo contrari alle guerre perché dalle guerre non ci ricaviamo niente. 
Non siamo fabbricanti di armi.
 Per di più pensiamo che le spese militari potrebbero essere meglio spese per le pensioni o per gli ospedali e le scuole.


Siccome non siamo ricchi vediamo il mondo da un altro punto di vista. 
Non sono i ricchi che ci danno il lavoro, siamo noi che gli diamo ricchezza con il nostro lavoro.
 Siccome non siamo ricchi sappiamo che la crisi non è determinata dal fatto che lavoriamo poco ma dal fatto che a qualcuno il profitto non basta mai.

Il profitto sarebbe una droga su cui fare compagne di disintossicazione più incisive di quelle contro l’alcol, il fumo e la cocaina.
 Siccome non siamo ricchi vogliamo migliorare il mondo di tutti perché nei tutti ci siamo anche noi.
(…)

Cerchiamo egoisti che abbiano un po’ di tempo da passare in bottega.
 Il lavoro non è pesante ed intanto che si lavora si fanno due chiacchiere con gli amici e con i clienti.
 Con i clienti ci si trova bene. 
Sono egoisti anche loro.

tratto da

http://www.equodibergamo.it/?p=1081

assessorato alla scultura

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LOGGIA-1

parlando con athos mazzoleni (candidato in comune bg nella lista 5 stelle) di cultura e scultura, sulla base dell’argomento del giorno (la statua di san G23 che nessuno vuole o sa dove mettere)

si tocca in realtà un tema apparentemente marginale, ma aperto e irrisolto, e cioè: hanno ancora senso oggi le sculture commemorative, celebrative, figurative?

i “moderni” vorrebbero i luoghi pubblici liberati dalle mummie di marmo, gli “antichi” invece amano questi simulacri dei grandi del passato,

in realtà, un “assessore alla scultura” dotato di cultura potrebbe risolvere il dilemma scultura sì – scultura no con un compromesso virtuoso, antico, ovvio e geniale:

> a Firenze 500 anni nasceva il primo museo del mondo, la Loggia dei Lanzi, in piazza della Signoria, dove le sculture sono raccolte ed esposte sotto un grande loggiato, protette dalle intemperie ma esposte al pubblico,

raccogliere le sculture in spazi dedicati significa sollevare sia le opere che gli spazi urbani dal superato intento retorico della scultura di piazza,

in questo modo accontentiamo tutti, e probabilmente anche le opere, meno esposte alle intemperie, sia meteo che human,  affrancate da compiti politici-didattici, e soprattutto liberate dal peso della solitudine: nessuno pensa mai all’estrema solitudine di una statua, sola al centro di una piazza, in eterno!

d’altra parte, spesso queste figure isolate e dominanti sono piuttosto sinistre e sembrano quasi portare sfiga e tormenti: riunirle sarebbe un modo per restituire loro umanità e socialità positiva,  quasi come una “compagnia” che si ritrova “sotto la Ragione”, in conclamata follia, come simpatici matti in parlatorio,

> l’assessore alla scultura dovrà occuparsi di stilare progetti di riposizionamento, diciamo, identificando uno o più spazi possibilmente protetti ma non chiusi, dove “raccogliere” le statue, che in questo modo potrebbero farsi compagnia, parlarsi, avvicinare la distanza del tempo nella prossimità della materia,

1)   nel Loggiato della Ragione, sotto la Ragione, in piazza Vecchia, troverebbero la loro sistemazione statue e busti di personaggi storici arte/cultura/spirito: con il Tasso che già c’è, metterei il conte Carrara cotonato, attualmente nascosto come un guardone nei giardinetti tra la Carrara e la Gamec (lo metterei ad osservare la linea dell’orologio solare) con papa Giovanni (che nessuno sa dove mettere) e il Ruggeri da Stabello di piazza Pontida, e la Nike del Creberg e l’arlecchino gitano…

2)   alla Rocca: tutti i militari, il Vittorio Emanuele, il Garibaldi (tirato giù dal piedistallo dell’omonima rotonda) il mezzobusto di Locatelli (strappato dalla fontana di via Locatelli) il Francesco Nullo e i fratelli Calvi di piazza Matteotti-Sentierone e naturalmente anche il partigiano impiccato di Manzù.

3)   nell’ex bosco faunistico ai piedi della Rocca, attualmente scavo-voragine, ecco l’occasione per realizzare il “parco degli alpini”, dove piazzare l’Alpino di piazzale degli Alpini, più quello di piazza Risorgimento-Loreto, più tutti gli alpini di paese che volessero aggregarsi nella scalata, così da liberare tutti i paesi della provincia da questi monumenti e restituire loro lo “spirito di corpo”

> L’assessore alla scultura dovrà altresì occuparsi dei lavori di spostamento-assembramento del popolo di pietra, eliminare tutti i segni inutili/effimeri (come i totem, i piedistalli, etc), fare insomma un lavoro di ecologia semiotica dell’arredo urbano, e al contempo pensare a questi nuovi spazi espositivi come nuovi musei o percorsi di scultura.

> Infine, non meno importante, l’assessore alla scultura si occuperà delle principali rotonde urbane (come la Rotonda delle Valli, di Longuelo, dell’autostrada, il rondò dei Caniana) nelle quali saranno sistemate tutte le statue minori, appiedate, a significare i poveri pedoni accerchiati dalle auto selvagge,

> ma anche nuove realizzazioni ad hoc, come le sculture dedicate ai caduti della strada, da realizzarsi con vere carcasse di autoveicoli incidentati (rinnovabili) a ricordo dei giovani morti sulla strada, e con funzione di monito alla prudenza, in sostituzione degli insulsi messaggi attualmente affidati ai pannelli luminosi, poco empatici.

Dunque, in un colpo solo, e quasi per magia, come un bravo arredatore, l’assessore alla scultura libera 19 piazze, crea 3 musei e dà senso a 4 rotonde.

Il prossimo assessore alla cultura dovrebbe dirci al più presto che intenzioni ha riguardo alla più pesante, antica e appariscente forma di cultura urbana, la scultura.

Quello che abbiamo avuto in questi anni è riuscito, per magia, a riempire la città di totem, cioè sculture allo stesso tempo invadenti nello spazio ma incapaci di durare nel tempo, dunque soltanto inquinanti.

(imago: la Loggia della Ragione, elaborazione by Athos Mazzoleni-Food for Eyes)

sanatorio d’impresa

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chiostro_del_lazzaretto acquaforte Acquatinta_1843

Il Sanatorio d’Impresa (Calepio Press Fanta Marketing Project n140409) è un classico progetto storto, obliquid, nato da un pensiero laterale, debordante e “rivoltante”,

l’idea nasce dalla semplice constatazione del trend sulla mortalità d’impresa, specialmente piccola impresa: sono più quelle che chiudono di quelle che aprono

perciò l’idea di creare una struttura-campus dedicata alle imprese morenti, in coma, in suicidio, un’idea di rianimazione d’impresa, o di aiuto nella dismissione, e nella gestione delle salme d’impresa

in origine l’idea era specialmente focalizzata sull’obitorio d’impresa, o mortuorio d’Impresa, titolo sotto il quale il progetto è  pubblicato questo mese nella rubrica Fantamarketing di CTRL Magazine (il Magazine gratuito che va a ruba, essendo introvabile, come tutte le buone cose: in questi giorni reperibile in via del tutto eccez alla fiera dei librai, sul sentierone)

> poi complice la pasqua ecco l’implementazione insurrezionale, verso una rianimazione d’impresa, o terapia intensiva, e un uso realmente utile (per non perdere e/o riconvertire le risorse e professionalità delle imprese che muoiono) di quelle applicazioni di chirurgia gestionale (comunicazione, informatizzazione, social media, condivisione costi  etc) che oggi vengono “spese” negli incubatori d’impresa a favore delle nuove imprese, o delle imprese giovani, o femminili, etc

dove insieme ai soldi pubblici si spende anche molta retorica

investire sui sanatori d’impresa piuttosto che sugli incubatori può sembrare una proposta regressiva, reazionaria e persino retriva

occorre qualche esplicazione che chi ha avuto a che fare con gli incubatori potrà confermare: l’incubatore d’impresa sarebbe il posto dove si aiutano le giovani imprese a nascere e sopravvivere, ma spesso per sua natura, essendo finanziato dal vecchio regime, tende a castrare i progetti realmente innovativi (che metterebbero in crisi l’antico regime) e a lobotomizzare i cervelli migliori, o in qualche caso a paracularli e/o associarli ai figli di papà bisognosi di sostegno, vero target dell’incubatore.

il concept del sanatorio d’impresa è il contrario dell’incubatore d’impresa, è il posto dove i giovani aiutano le vecchie aziende a morire, e con i pezzi ancori buoni (macchine, persone, saperi) assemblano delle aziende frankestein, perfette in epoca di horror-economy.

Nel sanatorio d’impresa la vecchia impresa in fallimento, ma anche la piccola impresa, l’artigiano, può trovare un centro-ricovero, servizi di rianimazione d’impresa, dismissione, dolce morte, trapianti, innesti etc.

La location ideale in ambito berghem è il Lazzaretto, luogo storicamente deputato alla missione, già pronto con le celle, dove le imprese appestate trascorreranno la lotteria quarantena vita/morte,

al centro il grande campus dove  giovani tecnici particolarmente crudeli (programmatori, e.commercialisti, social e viral marketing manager, blogger) faranno a pezzi le imprese e praticheranno terapie intensive di rivitalizzazione d’impresa con nuovi format, nuova filiera, riconversione, riutilizzo, dismissioni costi inutili, nuovo posizionamento sostenibile, etc

il Lazzaretto è per sua natura e spirito del luogo la base ideale per  diffondere in modo virale il contagio delle nuove idee

lo slogan, pensato come insegna capitale sull’ingresso ad arco del Lazzaretto:

alzati e fattura!

Il 7 maggio prox venturus in occasione del compleanno del Lazzaretto (giusto quei 500 anni) il Sanatorio d’Impresa sarà uno dei temi della pausa pranzo food-sharing Mensa te!

> Lazzaretto, 7 maggio h12-14, esperimento di mensa popolare/fabbrica delle idee

> 1 idea 1 pasto >  https://calepiopress.it/2014/04/02/mensa-te/

plus info next days

requiem per il design

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furnituredesign

incontro Enrico Baleri per caso davanti bar Duse, io sono sono con Matteo e Nicola di CTRL magazine, lui è appena stato al salone del mobile ed è un fiume in piena: questo testo è la trascrizione più o meno fedele delle sue parole:

come sempre vado al salone del mobile con lo spirito di uno studente, con le migliori aspettative, in cerca di segni, emozioni, immagini,

ma alla mia età, con i miei trascorsi, sono vaccinato, non cerco le facili illusioni, le scenografie spettacolari,  ma guardo in profondità, con attenzione,

sono poche le aziende che hanno qualcosa da dire, in grado di indirizzare il mercato e il gusto con prodotti veri, autentici.

La prima tendenza si rivela subito, e parlo delle aziende che possono vantare una grande storia, come Knoll International, che mettono in mostra il passato, i grandi must, i prodotti evergreen, la grande qualità, la grande correttezza e pulizia formale – e funzionale – di architetti/designer come Eames, Van de Rohe, Saarinen;

quasi un passo indietro, un conservatorismo a ritroso, come a dire che il grande design, che ha ancora un futuro, non è il made in Italy nato negli anni Sessanta, ma ciò che è venuto prima, e l’ha reso possibile, e ciè il furniture design americano anni Quaranta e Cinquanta.

Dietro a questi giganti, o sulle loro spalle, ecco la pletora, la massa di marchi e prodotti ripetitivi, banali, che replicano stilemi abusati, senza più significato, oggetti commerciali, vuoti, senz’anima nè valore, e nemmeno brutti, ma tristemente banali.

Infine, la grandeur per conto terzi di quei marchi, come Kartell, che si sono messi a fare mobili per i nuovi ricchi, arabi, russi o asiatici, e di fatto sono caduti nel trabocchetto storico,

e assecondano pedissequamente il cattivo gusto di questo nuovo pubblico internazionale, lusso, lusso, e ancora lusso, esibito, esibito, e ancora più esibito, di fatto svalutando quei valori che hanno reso desiderabile il  made in Italy: autenticità, semplicità, eleganza, poesia.

Scelte dettate da facili appetiti finanziari, con esiti forse positivi sui bilanci di fine anno, ma certamente nefasti sul lungo periodo.

Peggio dei prodotti, la cornice, gli spazi, gli allestimenti: pesanti, arroganti, volgari, psicologicamente deprimenti, segni di un ambiente bulimico, sovraccarico, dove i prodotti annegano nelle scenografie, e le forme, i colori, i materiali fanno rumore.

Queste grandi scenografie, vuote e pompose, mi danno da pensare, mi fanno pensare al vizio di fondo del made in Italy, originario, coevo al furniture design americano degli anni quaranta: e dico le scenografie di cartone dell’italia mussoliniana, i grandi eventi montati da grandi architetture effimere, fatti per stupire, colpire, secondo logiche teatrali.

La verità è che in tutte queste realtà mancano le figure chiave, gli imprenditori, soggetti capaci di assumersi responsabilità, rischi, mossi da ambizioni, convinzioni.

Al loro posto ecco i top manager, gli uomini del break even, da sempre vanamente in cerca di un metodo per calcolare la redditività della creatività…

Torno a casa spossato, piuttosto nauseato, inquinato da impressioni negative.

L’indicazione dei master brand, presentare il passato, non è altro che un ripiego intelletuale.

La tendenza main, la copia servile, è un refrain commerciale già visto.

La voga ultra kitch, condita da sarcasmo servile, è il vero requiem del design.

Photo: il team dei designer Knoll anni 40-50

2 libri 1 erezione

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2libri1erez

> primo libro, a destra: La dolce calamita, Antonio Baldini, ediz. Sellerio 1992 (prima ediz. Longanesi, 1929) racconti di attrazioni erotiche verso donne di marmo (come Ilaria del Carretto e Paolina Borghese), con disegni di Giorgio Morandi,

nella postfaz Mario Praz si chiede: tra tutte le fantasie romantiche stranissima m’è parsa sempre quella dell’amor delle statue:

ché se il divenir marmo è l’effetto ultimo del non amare, come potrebbe l’essere marmo funger da causa d’innamoramento?

Nel testo, l’autore risponde: Paolina, fatti in là, dammi un po’ del tuo fresco giaciglio…

> secondo libro, a sinistra: La sacra sessualità, Salvatore Brizzi, ediz. Arte di Essere 2013: se la donna si masturba frequentemente pensando a un uomo che le interessa, con il preciso intento di attirarlo a sé,

l’eccitamento della sua “coppa magica” produce un “turbine astrale” magneticamente passivo alla polarità del maschio, e quindi capace di calamitarlo a sé.

>  1 erezione: se hai attrazione per una statua, che magari ha 200 anni, significa che quella statua si masturba da 200 anni pensando a te.

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gli architetti bergamaschi

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CARD-(IL)-CAPITALE-DELLA-CULTURA (5)

con un’immagine-locandina cyber-splatter, adatta a un concerto punk-teenager,

+ un vecchio titolo pseudo-sovversivo, stile Il manifesto anni Ottanta,

+ un comunicato stampa rigorosamente democristiano (offrire, a distanza di qualche mese, una riflessione che permetta di non disperdere il patrimonio di lavoro compiuto)

gli architetti di Bergamo si sono esposti stamattina in convegno sulla scena del Donizetti.

Originariamente previsto nel foyer, il convegno si è poi svolto in platea.

Tema: sviluppo urbano e politiche culturali.

Senso del convegno: dopo la “fregatura” presa su Bg2019, mettere le mani avanti su Expo2015.

La fregatura gli architetti su Bg2019 l’hanno presa in questo modo: originariamente esclusi dal comitato promotore (e dal budget, come tutti) sono stati inclusi di facciata all’ultimo momento, barattando l’adesione con la promesse di finanziamenti europei in caso di vittoria,

in questo modo hanno perso sia i finanziamenti, che la faccia,

ora, per ridarsi una faccia (e forse pensando anche ai finanziamenti expo) si espongono formalmente aggressivi (locandina e titolo) ma sostanzialmente disponibili (comunicato).

Sul palcoscenico i dieci relatori seduti dietro un lungo tavolone, coperto da un orribile assemblaggio di tovaglie stiracchiate.

Il convegno si è sviluppato in tre movimenti:

1) rappresentanti di altre città, che hanno raccontato progetti riusciti di interventi partecipati a Matera, dove la candidatura a capitale culturale è nata dal basso, da associazioni di cittadini, a Siena, a Torino,

progetti di architettura in grado di trasformare la percezione del patrimonio storico-architettonico che non è una cosa, ma un processo, e anche un conflitto, e dunque comprende anche le azioni sovversive, le iniziative abusive che svolgono un ruolo propulsivo  di agopuntura urbana sul corpo delle città.

2) momento clou, l’archi-star Stefano Boeri (figlio dell’arci-designer Cini Boeri, già assessore cultura a Milano e a capo del primo master plan Expo2015) si è fatto dare un microfono, si è piazzato sul palco spalle alla platea, e si è denudato

raccontando molto francamente i suoi più noti fallimenti del recente passato, come la megasede magna magna del G8 che non si è tenuto alla Maddalena,

e del prossimo futuro, come lo snaturato e megacostoso bosco verticale di Milano, ben sintetizzato da un angosciante video-supplizio che mostrava tutta la sofferenza provata da quelle piante tirate su con la gru a 300 metri, in un altro clima.

(Ti regalo una certezza, Boeri: quelle piante smetteranno di vivere, nonostante gli impianti ipertecnologici per tenerle in coma vegetativo, a causa dello shock provato. Come qualsiasi botanico ti potrà spiegare, una pianta non è fatta di pietra inerte, ma è un sistema nervoso, un corpo fibroso, linfatico, organico, tenuto in vita da un “sentimento”  base,

il sentimento di essere una pianta, radicata nella terra, che ogni giorno trova il coraggio per protendersi di qualche millimetro verso la luce, verso l’alto. Se tu la sollevi nel vuoto a 300 metri d’altezza con una gru, la pianta muore sul colpo, muore di vertigini, di panico, te lo garantisco, chiunque abbia una parte vegetale molto sviluppata vedendo quel video te lo potrà confermare)

tagliare un bosco vivo per fare un bosco artificiale, di facciata, costosissimo, mi è sembrata la metafora perfetta del tema del convegno, il senso della cultura per le istituzioni

lo spogliarello Boeri dice questo: il destino fallimentare dei grandi progetti–grandi eventi.

3) Infine, i candidati sindaci dei 3 grandi schieramenti: Tentorio, Gori e Zenoni.

A loro gli architetti bergamaschi per voce del loro vicepresidente portuguese chiedono che progetti hanno e se pensano di indire concorsi.

Tentorio non dice niente, però fa una gaffe, dicendo di doversi tenere buona l’ANCE che è sua cliente,

Gori dice qualcosa di sinistra, ma poi ha un vuoto di memoria, dicendo “3 cose in città alta”, ed elencandone 2.

Zenoni ha un tono da sacerdote, e quasi sussurrando dice le cose più pesanti: mentre la gente esce alla spicciolata, parla degli ex ospedali e invita gli architetti a essere partecipativi davvero, non solo iscrivendosi ai dovuti concorsi, ma offrendo ciò che viene prima dei concorsi, le idee, le visioni in base alle quali nasce il consenso, la decisione pubblica, e quindi il concorso pubblico.

Ma ormai molti dei presenti se ne sono già andati.

PS: nessuno ha avuto il coraggio di dire qualcosa, fare richieste, proposte, prendere impegni sulle due massime vergogne-emergenze dell’architettura urbana: il cantiere-frana abbandonato della Rocca, e gli insensati totem della cultura.

oil sea side

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GianniCanaliOil

la vita viene dall’acqua

siamo creature venute dal mare

viviamo in terre emerse dalle acque

il mare nostrum, il mar mediterraneo, culla della civiltà,

è tra i mari più inquinati del mondo

le petroliere scaricano “normalmente” mezzo milione di tonnellate di petrolio ogni anno solo per pulire le cisterne

sapere certe cose, ti permette di vederle

un mare di petrolio

quel giorno vedevo un mare di petrolio

e persone in allegria, felici di entrare in questo mare

ma scherzare con l’acqua,

o con la terra, o con l’aria,

è come scherzare col fuoco.

(mostra fotografica OIL, dal 19 marzo all’enoteca Zanini, Borgo S.Caterina)

photo by Gianni Canali   http://giannicanali.com/

le mani e la terra

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Questi ragazzi sanno fare tutto col dito, col telefonino, con le app, ma senza l’energia, con le mani, non sanno fare niente,

i ragazzi vogliono roba di plastica, elettronica, la terra non gli dice niente, non hanno nemmeno i piedi per terra, figurati metterci le mani.

La prima volta che ho messo le mani nella terra ci sono nato,

mio nonno era ceramista, mio padre sculture, io sono vasaio,

ho imparato, ho anche insegnato, ceramica, tornio,

adesso ti dico che non funziona più, la gente non ne vuole più,

il mio primo vaso è stato fantastico, cominciato col tornio a pedale, a spinta, adesso usano quello elettrico, ma la tecnica vera è a pedale,

nessuno mi sta dietro al tornio a pedale, sono veramente bravo, posso sfidare chiunque,

qualsiasi cosa facevo, potevo creare albarelli da farmacia perfetti, oppure si facevano delle stufe, la ceramica è incredibile, il segreto è l’impasto della terra, con le mani,

perchè se lasci dentro le bolle è finita, quando usi l’argilla senti il mondo in mano, perché puoi modellare quello che vuoi, io lo modello , io lo faccio, tu mi dici fammi questo, io lo faccio, vuoi una biscottiera con due animaletti, sopra, facciamoli, quello che vuoi, ti dò il mondo, io ti faccio tutto, dal precolombiano al bauhaus, la ceramica è la creatività totale.

Ti rifaccio da capo il vecchio salvadanaio, maialino, ippopotamo, quello vero, che devi spaccarlo per aprirlo, se vuoi.

Ho avuto la bottega, poi l’ho mollata, la cosa è cambiata davvero dieci anni fa, oggi è tutto cambiato.

Fare altro non posso, devo fare quello, creare con la terra, è il mio mestiere.

Però quando ho cominciato a insegnare ho cambiato la vita ai miei allievi, mi hanno ringraziato, ”sei un angelo” mi hanno detto, l’hanno capito, un pezzo unico ti permette di esprimerti, ti riporta alle basi della vita, creare con le tue mani.

(racconto tratto da “Shakespeare in Elav” published 2014 by Calepio Press -CTRL con contributo birrificio Elav, storie raccolte in modalità Pub Writer davanti a una birra)