Ho conosciuto Enrico Baleri un pomeriggio d’estate dei primi anni Ottanta, nella sua cascina bianca di via dell’Allegrezza sui colli di Bergamo: allora, mi dice subito, tu vuoi scrivere, sì, bene, ascolta, Philippe ha disegnato questo tavolo che io produrrò, tu invece adesso mi scrivi un testo su questo tavolo, ti siedi a questo tavolo e scrivi un testo sul tavolo, un testo poetico a proposito del tavolo, se ti piace l’idea, e se vuoi sapere qualcosa sul tavolo chiedi a Philippe, tu lo parli il francese, no?
Il Philippe in questione era Philippe Starck quando ancora non era Philippe Starck. Io ero il direttore, fondatore e redattore unico del giornalino del liceo Bergamo bene. Avevo dieci in italiano, e sedici anni. Una ragazzina nell’intervallo mi aveva detto che suo padre, Enrico Baleri, aveva letto i miei articoli e voleva conoscermi. Adesso avevo davanti questo re vichingo che mi diceva: dai, scrivi, fammi vedere cosa sai fare, a me serve un copywriter che scriva di design, ma non il solito copywriter, vuoi qualcosa da bere, un caffè?
Baleri fa così, ti chiama e butta lì la palla. Baleri in realtà vuole giocare. Il suo marchio è un gallo rosso, il suo slogan “mobili in festa”. Che tu sia un geometra neo-diplomato di 20 anni o un archistar mondiale di 80 anni per lui non cambia, ti tratta allo stesso modo, butta lì la palla, e ti mette comunque in moto. Baleri vi chiederà sempre tutto e subito, e vi tratterà, anche duramente, come se voi foste dei geni creativi, e parecchi, in questo modo, lo sono diventati davvero.
Imprenditore, designer, catalizzatore, motivatore, comunicatore, affabulatore, ha fatto ricerca, cultura, impresa, business, ha creato gruppi, società, aziende, fondazioni, ha formato designer, architetti, grafici, critici, imprenditori, ha lavorato con fotografi, musicisti, artisti, intellettuali, accademici, industriali, registi, artigiani, tecnici, informatici, soprintendenti, direttori marketing, stilisti, ricercatori, teologi, chimici, vetrai, filosofi. Ha creato oggetti, eventi, messaggi, e tutto questo sempre con qualcuno, soci, amici, nemici, grandi maestri, giovani promesse.
Chiunque sia entrato in contatto con Baleri sa che ci sono due Baleri. Uno è il Baleri bianco, giovanile e swing, socratico e affabulatore, l’altro è il Baleri nero, asperrimo e crudele, ferale e ieratico. Il Baleri bianco lavora sull’amore che l’allievo nutre per il maestro. Il Baleri nero invece si basa sull’odio, sul desiderio che il figlio ha di uccidere il padre, il padrone, il patrigno, l’orco, il tiranno. Il risultato non cambia.
Quando Baleri è tetro, quando Baleri è gelido, in configurazione severità e rigore, è un re shakesperiano, fa davvero paura, ci sono nel mondo decine di segretarie e di designer che hanno superato le loro paure ancestrali superando la paura del Baleri nero. Quando ti ritrovi col Baleri nero in una stanza interamente bianca con i tavoli di vetro e le sedie grigie hai anche il terrore di aver sbagliato il colore delle scarpe.
Sono passati più di 30 anni dal nostro primo incontro. Ha un piede ingessato, e lo sguardo indignato dell’Achille vulnerato. E’ successo giocando a golf, ammette. Come non pensare a MrBean che inciampa nella buca?
Baleri ti mette di buonumore anche involontariamente. C’è sempre in Baleri una riemersione del comico e del goliardico, anche in pieno registro tragico o drammatico, anche quando recita la parte del demolitore critico o dell’imprenditore furioso, c’è sotto il Baleri bianco, quello che vuole giocare con tutti, che preme e spinge, e fa scherzi.
Se guardi bene, Baleri ha sempre un piede ingessato, la pancia che gorgoglia, qualcosa di suo che non gli va giù, un problema, un’ansia, un handicap di cui lui è consapevole, e per il quale ti chiede con forza d’intervenire. In questo domandare Baleri rivela la sua umanità. Baleri chiede idee, chiede il nuovo e chiede l’eterno. Con la forza, la caratura di queste richieste, gli è un poi gioco chiedere soldi per realizzarle.
Baleri è un uomo capace di infiammare insieme chi progetta e chi produce, soggetti che solitamente non comunicano, e riesce a fare questo perché ha una visione integrata delle due fasi, e questa visione gli viene dall’aver vissuto in ogni modo la terza fase, quella di chi vende. E dopo che il Baleri bianco ti ha fecondato, arriva il Baleri nero, quello che sa trovare i difetti, e ti costringe a rimediare, a ricreare, per passare dal progetto perfetto sulla carta al prodotto perfetto nei negozi.
Collaborazioni, incontri e scontri con Baleri a proposito di idee, progetti, diritti o soldi, sono sempre e comunque inquadrati dalla legge unica Baleri, e la legge Baleri è questa: nessuno ha rapporti sereni e continuativi con Baleri, ma tutti con Baleri hanno prima o poi innamoramenti intensi. Non si escludono separazioni brusche, né innamoramenti successivi, questo anche ripetutamente, nel tempo, come certi amori, certe attrazioni/repulsioni tecnicamente sporadiche, in realtà eterne.
(photo, al centro, Enrico Baleri)