compagno Chef Guevara

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ciboTC

Chi è nato in una famiglia operaia o popolare

fin da bambino ha vissuto il cibo come crescita, come quantità,

come materia prima da ingurgitare per  soddisfare l’amore protettivo.

Poi, raggiunta l’età adulta e un modesto benessere,

per mutare la quantità in qualità, la sazietà in piacere

e sentirsi ancorato al materialismo dell’origine,

si dedica alla cucina domestica e diventa Chef,

manipola tradizione e innovazione, natura e religione,

identità femminile e maschile, territori e recinti linguistici

con carni, pesci, verdure, paste e spezie,

diventa un propagandista dell’ideologia del cibo.

L’alimento, il cibo, è informazione e nello stesso tempo energia

che può essere trasmessa per comunicare valori e rafforzare la percezione di benessere.

La sua qualità intrinseca e le sue valenze sim­boliche possono essere utilizzate

per trasformarlo in veicolo di contenuti intangibili e immateriali

così, finalmente, è data l’opportunità a nullatenenti di tutte le età,

di ogni sesso, religione e colore

di potersi liberare dal bisogno

e nutrirsi di pensiero commestibile.

Ammettiamolo: il pensiero rivoluzionario è confluito nel cibo

grazie ad un esercito di ex rivoluzionari che sono diventati Chef.

Hic Rhodus hic salta

B.Horn

photo by 

http://paolomassimotestaphotography.tumblr.com/

quel bastardo di mio fratello

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bio-bau_upper_dog_048

quel bastardo di mio fratello Otto,

cagasotto senza limiti, che si squaglia dalla fifa appena vede la Rita, che è una gattina mignon, e mezza scema, che va a tre zampe e ha un occhio solo;

leccapiedi a tempo pieno, capace di far le feste a qualsiasi pirla che puzzi di pancetta,

mangiamerda senza ritegno, sempre pronto a sbavare per un culo sporco di merda e a leccar su la merda molle di suo nonno Socrate,

un figlio di cagna che si venderebbe sua madre per una crosta di formaggio:

onestamente, si può volere del bene a una merda di cane del genere?

tranquilli, quelli  che finiscono al canile sono gli upperdog fieri e impavidi, i cani merdosi come il bastardo di mio fratello con l’occhio impostato al sentimento se la sfangano sempre,

e infatti il bastardo ha una padrona che lo ama come e più di un figlio, gli prepara sbobbe fantastiche e calibrate due volte al giorno e fa venire i migliori veterinari per sturargli le orecchie,

ha la cuccia estiva in legno, la cesta per l’autunno, e lo sportello diretto in casa per sbivaccarsi dove vuole, estate e inverno, tappeti, divani, poltrone;

e poi: solo cibi bio e shampoo naturale prodotto in Danimarca, e due volte la settimana passeggiate in centro a socializzare, e altrettante nei boschi a fare fitness e sniffing nel sottobosco,

quando la sua padrona deve cambiare la macchina, è il suo parere che conta,

quel gran bastardo di mio fratello Otto, guardatelo, sembra sempre in posa per la pubblicità della protezione animali,

il peggior cane che conosco, trattato come un principe, amato da tutti, anche da me: se ci penso mi fa una rabbia, da staccargli un orecchio con un morso!

Upper Dog

 

 

 

sic transit imago mundi

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Trasfigurazione

breve momento ante oculos

perpetuo tempore in spiritu

sic transit imago mundi

et vita nostra

in principio imago ex aere orta

in medio per corporem figurata

in fine intra animam facta

simbolica sunt fragmenta ad unum convergentes

diabolica sunt copiae ad multipla divertentes

homo sapiens imaginis vim in artis protestate vertit

et coscientiam et historiam suam aedificat

homo insipiens imaginorum roboris servus est

et mente et animo suo deficit

neque mundis imagines plures estote secuti

sed animae vestrae unico sensu estote parati

ita imago fugit

ut anima refluit

EGO VOS SUM

a short moment for eyes

and for ever in mind

so world’s image pass

and our life

 at the beginning image from air born

in the middle by body represented

in the end inside soul became

symbolical are fragments at one redirected

diabolical are copies towards many spread

wise man turned image’s power in art’s authority

and build his consciousness and history

 dull man image’s domain is servant

and his mind and soul fail him

don’t follow many world’s images

but be ready to your’s soul one way

so image flies

that mood flow

I’M YOU

 original imago “sic transit imago mundi” by Athos Mazzoleni per LeoneXIV

 http://www.foodforeyes.com/

 

dulcis in fundo

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Evaristo_Baschenis_-_Boy_with_a_Basket_of_Bread_-_WGA1404

Mi hanno chiesto se navigo in internet, ho risposto che non so nemmeno nuotare,

e nel sorriso mi è venuta in mente la mia terra, i sapori, gli odori, le case di Nicosia, la mia città, nel cuore della Sicilia,

molti anni fa, decenni, lustri, ero solo un ragazzo, sedici anni, e partivo, emigravo, e del mondo non sapevo niente, se non che dovevo guadagnarmi il pane

il primo lavoro vero a Bergamo, in città alta,  aiuto cuoco da Mimmo, locale storico, famoso,

Mimmo andava a Genova a scovare i grandi chef giramondo che lavoravano sui grandi transatlantici di lusso

cuochi, e uomini, navigati, che portavano sui fornelli la cultura internazionale della cucina:

le prime parole che mi rivolse il grande Natalino La Fata, già capopartita di bordo di prima classe, furono:  ricordati, Filippo, in cucina la base di tutto, il segreto, sono le salse, i sughi.

Lo ricorderò sempre quella volta che, nel pieno del lavoro,  depose il mestolo, si tolse il cappello da cuoco, e tenendolo tra le mani, si presentò in sala, al tavolo dello sconosciuto commensale  che aveva ordinato un certo piatto, e disse: mi dispiace, non glielo posso fare.

La mia storia d’amore con la cucina è iniziata allora, una passione che poi ho sempre coltivato, sperimentato, frequentando ristoranti, e incontrando cuochi,

mentre i casi, il destino, mi portavano a nuove attività:

sono passato dalle cucine dei ristoranti degli anni Sessanta, all’apertura delle prime pizzerie negli anni Settanta e delle primissime paninoteche, negli anni Ottanta, per trovare infine quasi per caso il mio destino:

avevo una paninoteca, chiudevamo tardissimo, e al termine della notte, per piacere personale, o per nostalgia, preparavo i cannoli siciliani,

e quei cannoli, poche ore dopo, la mattina, scatenavano l’invidia delle pasticcerie, che mi facevano i dispetti, mi mandavano le ispezioni,

allora per ripicca mi sono messo davvero,in modo industriale, a fare pasticceria,  ho ceduto la paninoteca, e iniziato una nuova vita,

e sempre usando quel nome, Florian, in omaggio  a Venezia, all’arte di godere del prelibato.

Oggi distribuisco ogni mattina dodicimila croissant, ognuna di queste dodicimila brioche è importante, ogni mattina, ogni giorno, ogni persona è importante, ogni cosa che facciamo è importante

ma ogni notte, da sempre, coltivo la mia vecchia idea, la mia vera passione, l’arte della cucina notturna, in solitaria, rifacendo certi classici, il risotto alla milanese, l’ossobuco, la casseula,

anche un piatto di spaghetti al pomodoro può essere grande cucina, se fatto a regola, con la miglior pasta, il miglior pomodoro, la qualità nasce dagli ingredienti, e poi la tecnica, la curiosità, i segreti, come la grande musica classica, certi piatti della tradizione rinascono con nuove esecuzioni,

cucina classica e ricercata, cioè di ricerca e di classe, partendo dai frutti della terra a metri zero, dall’orto, dal’erbario, dal frutteto, dalle vigne, dalla selvaggina, il sapore, la semplicità, la scoperta di un olio, la prova di una rarità di norcineria, la delizia improvvisa di certe prelibatezze

e poi naturalmente la cantina, i veri vini, e infine (dulcis in fundo) i più preziosi gioielli di pasticceria,

è proprio quando tutto decade, quando un’epoca finisce, che si possono godere i risultati più alti di una civiltà, e tramandarli a futura memoria.

Filippo Trovato, intervistato da Leone Belotti per BaDante,

 immagine: Ragazzo con cesto di pane, Evaristo Baschenis, 1660, collez. privata

l’app lisa

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LISA_Constellation2_500px

diciannove anni fa scoprivo il www.


quindici  anni fa aprivo una homepage.

dieci anni fa un blog  […]

abbiamo avuto la possibilità di avere un pubblico

senza corromperci con il mondo mainstream.

abbiamo provato una libertà che il mondo della censura

nemmeno immaginava o concepiva possibile.

il piacere che ne è derivato è indescrivibile,

resterà parte predominante, ricordo preponderante della mia vita […]

Sette  anni fa andava di moda second life.


Sei anni fa il must era facebook.

Cinque anni fa twitter.
  Poi gli smartphone, le app, i tablet, gli e-book […]

Ora mi interessa capire come funziona il mondo mainstream,

come si fa un motore di blog, un network, un’interfaccia […]

Internet è stata una grande woodstock,

che le generazioni prima di noi stentano a capire,

e quelle dopo si rammaricano di non aver visto nascere […]

Un anno fa nasceva mia figlia,

oggi digitando il suo nome in Google

scopro che la NASA ha messo in orbita un programma omonimo:

nell’immagine: LISA (Laser Interferometer Space Antenna, NASA)

         (federico carrara speaking reload&edited by leone) 

 

adv m3

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PicciBelen

l’advertising “ménage à trois” (m3)

imperversa in tv nelle due classiche possibilità:

1) per una società di antennisti abbiamo lui, lei e l’altra

(Belen, quella che ti monta la connessione, mentre la Piccinini è quella che salta)

2) per una casa farmaceutica invece abbiamo lei, lui e l’altro

(quello che passava di lì, come il mal di testa, in capsula).

Lo spot con la Belen, per usare il linguaggio tecnico degli art director di successo,

è chiaramente “uno spot di figa”, destinato al maschio idiota,

mentre lo spot della capsula è uno “spot del cazzo”, destinato alla femmina isterica.

Insieme, il maschio idiota e la femmina isterica, per gli investitori,

rappresentano la coppia campione della società italiana,

che tira avanti a tv e pastiglie, sognando un’amante (che faccia girare la testa).

Lo spot del mal di testa è prodotto dall’agenzia Testa.

Lo spot del trio Belen ha prodotto  30.000 nuovi clienti in 3 mesi.

La domanda tragica è: un popolo ha la pubblicità che si merita?

Come abbiamo potuto ridurci a un livello di aspirazioni così basse?

La pubblicità nasce per vendere automobili (ed altro) come promessa di libertà.

Ma la libertà che viene offerta oggi in Italia insieme all’auto è agghiacciante:

“poi sei libero di restituirla” (per uscire dal tunnel delle rate).

Del resto, la rivoluzione proposta alle nuove generazione è un conto in banca,

mentre gli idoli del calcio consigliano ai ragazzini il gioco d’azzardo on line,

le grandi firme della moda esaltano fragranze che sanno di mercificazione sessuale

e i comici più irriverenti sono stati assunti dalle compagnie telefoniche

per irridere e dileggiare intellettuali, artisti e operai.

La dittatura non si costruisce, e nemmeno si abbatte, in pochi giorni.

Occorrono alcuni anni, ingenti risorse, e molti collaboratori.

                                     Sean Blazer per adv zero/Calepio Press 

tempo da cani

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_DSC4017

tempo da cani, tempi duri per i cani che lavorano all’aperto,

ma anche per tutti quei cani che ormai di fatto svolgono come professione principale

l’operatore di sostegno psicologico a 4 zampe del padrone.

Con le nuove tecnologie, molti di noi si sono ritrovati con le zampe incrociate,

sostituiti da una telecamera, una faccenda piuttosto deprimente.

Si è mai vista una telecamera capace di abbaiare e mettere in fuga i malintenzionati?

E così ci siamo dovuti inventare questa nuova professione, il tutor psicologico del padrone.

Sapere che dai miei bisogni fisiologici possono scaturire occasioni per il padrone

di instaurare nuove relazioni sociali non è particolarmente gratificante.

Sempre le stesse manfrine, le stesse domande cretine: è maschio?

Mai sentito qualcuno chiedere: è femmina?

Quanti anni ha? Come si chiama?

Tutta una sceneggiata capace di durare settimane, mesi, litri di piscio, chili di stronzi

raccolti a mano, fino al fatidico scambio di numero telefonico.

Non potrebbero dirsi direttamente “ciao bella umana, che gioia mi dà il vederti,

ti cavalcherei volentieri, fatti annusare tutta!”

No, preferiscono fare i guardoni, e commentare i nostri momenti di privacy.

Piuttosto snervante.

Noi preferiremmo non avere intorno i padroni quando abbiamo esigenze fisiologiche,

e tornare a fare lavori onesti, magari all’aperto,  o socialmente utili:

c’è un mio amico Husky che voleva mettere su una cooperativa

di cani da carrozzina, per trainare i disabili sulle piste ciclabili,

ma il suo progetto è stato duramente condannato dagli animalisti,

e anche dalle associazioni disabili, niente da fare, anche con i disabili

l’unica cosa che vi vogliono far fare è la pet-terapy.

Ma fatevi la human-terapy, dio uomo!

Prendi un essere umano, e gli vuoi bene: cosa ci vorrà mai?

Mettilo a 4 zampe, se proprio ti sembra poco amabile così sui 2 piedi.

Upper Dog

photo by 

http://web.stagram.com/n/bzonca/

 

all’ultimo banco

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Firestone-(4)

B.Horn, tra i fondatori dell’Internazionale “Turbo e basta”

(“dopo tutto quello che è successo nel Novecento

la parola “comunista” deve essere superata, ma non essendoci nulla

che la possa sostituire nella sua grandezza,

meglio non mettere niente, per il momento”)

oggi scrive:  “la lista della fabbriche morte ogni giorno più lunga:

il più grande produttore di pneumatici del mondo ha deciso

di chiudere il più grande stabilimento europeo, in Puglia (1000 operai);

lo storico marchio Richard Ginori è dichiarato fallito

(indagato per bancarotta fraudolenta l’ex presidente);

e gli operai piangono per il lavoro che non c’è più.

Si producevano non solo copertoni e porcellane

ma  arte, seppure applicata, valori della collettività, cultura di un territorio,

storia, brand globali, la vita delle famiglie e l’università per i figli.

Tutto è perduto senza i copertoni.

La comunicazione generalizza le esperienze e le sofferenze,

così il buon presentatore Santoro ex marxista-leninista

esibisce l’operaio licenziato, l’esodato, il senza futuro,

lo fa per lo spettatore che vive l’emozione e il sottile piacere

di non essere al suo posto, e spera di finire i suoi giorni indenne,  lavorando,

lo fa per lo  spettatore che crede negli ammortizzatori sociali,

nelle nuove relazioni sul territorio  che gli può procurare lo status reale,

– se dichiarato in rete –  di operaio di fonderia licenziato.

Il padre e lo zio si sono bruciati i polmoni in fonderia,

il sistema nervoso  alla catena fordista, ma allora  il lavoro c’era

e loro non lo amavano,  per amarlo dovevano abolirlo.

Ma c’è una via d’uscita nota a chi ha praticato da bambino

l’arte di farsi cacciare nell’ultimo banco, da dove prevenire ogni minaccia.

Amare l’assenza, sognare l’invisibilità”.

B.Horn

adv less 1

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canetti2

Adv lesson number one:

l’advertising, la pubblicità, viene dal verbo latino“adverto

che significa “accorgersi di, rivolgersi a” o più semplicemente “avvertire”.

Il latino in pubblicità è ovunque

icona, imago, logo, tabellaria, concept, mission, sponsor,

media, video, audio, digito, script, abstract

anche dove non te l’aspetti

press”, “stampa”, viene da “pressio”, il gesto dello stampare, esercitando “pressiones” che lasciano “impressiones”, diffuse da un “pressio agens”, volgarmente “press agent”.

Alla radice dell’imprinting inglese, c’è pur sempre l’imprimatur latino.

I primi consulenti pubblicitari, da cui deriva lessico e senso della pubblicità (insegne, campagne, conquista, consenso, colonizzazione) sono stati proprio i consules rei publicae,  i consoli romani, le legioni, l’esercito romano,  una grande macchina di conquista e comunicazione.

E questa è la parte rational (ratio).

La seconda lezione di pubblicità, la pars creans (creative), dove avviene l’irruzione dell’irrazionale, dovrebbe essere una lezione di etimo-filologia celto-gaelica antica, a proposito della parola “Slogan”.

Le legioni romane, che hanno sovrastato e assorbito ogni nazione italica, illirica, iberica, elvetica, gallica, germanica, pannonica, punica, britannica, si fermano davanti a una minuscola etnia, gli higlanders scozzesi:

il saggio Adriano costruisce un muro, il vallo di Adriano, per proteggere l’impero da questi ultra-barbaros dotati di un’arma formidabile:

lo slogan, sluagh-gheirm, letteralmente “l’urlo dei guerrieri morti”,

cioè il grido di battaglia, che viene dal cielo, dall’oltretomba,

si materializza nel tuono, entra nel cuore dei singoli come una scarica di corrente

e si trasforma in boato massivo, unisono, assordante, irresistibile, super significante.

Il mitico Canetti (in foto) lo spiegato perfettamente in “Massa e potere”:

“Alcuni popoli immaginano i loro morti o un numero limitato di essi, come esercito in lotta.

Presso i Celti degli Highlands scozzesi l’esercito dei morti è designato da una parola particolare: sluagh, che si traduce in inglese come spirit multitude, moltitudine di spiriti.

L’esercito dei morti vola di qua e di là in grandi nuvole, come gli storni sopra la faccia della terra. Essi tornano sempre sul luogo delle loro colpe terrestri.

Con le loro infallibili frecce avvelenate essi uccidono gatti, cani, pecore e armenti, combattono battaglie per l’aria, così come gli uomini in terra.

Nelle notti chiare e gelide si possono vedere e sentire i loro eserciti avanzare l’un contro l’altro e ritirarsi, ritirarsi e avanzare.

Dopo una battaglia il loro sangue tinge di rosso rocce e pietre.

 La parola ghairm, significa urlo, grido e sluagh-ghairm era il grido di battaglia dei morti.

Ne è derivata più tardi la parola slogan:

 la denominazione del grido di guerra delle masse moderne

deriva dall’esercito di morti delle Highlands.”

 Elias Canetti

 

ave tibi Francisco spolianti

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sfrancesco

finis terrae argentinae pontifex

a conclave conclamatus est Franciscus

ad verba nostra ferenda urbi et orbi

de volvenda et devolvenda curia romana

sicut  Franciscus noster indumenta sua spoliando

ave tibi Francisco fratri meo in terra

comiti in aethere

EGO VOS SUM

from extreme Argentina

Francis was acclaimed pope by conclave

to bring our words forward world wide

about turning and sharing roman church

like our Francis stripping himself

hello Francis my brother in earth

fellow on cloud

I’M YOU

imago: Giovan Battista Nodari, San Francesco d’Assisi si spoglia delle vesti,

olio su tela, 1902, Accademia Carrara, Bergamo