ecoadv budget euro 2500

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ECoadivi

4 considerazioni comparate e 1 nota finale su come fare eco-pubblicità a basso costo:

1) 10 miliardi di volantini stampati (e gettati) ogni anno in Italia,

ovvero 40.000 tir sulle strade e 4 milioni di alberi tagliati ogni anno;

2) fatalmente, per ironia semiotica, ricercando pubblicità ecologica, eco-pubblicità, si finisce sui volantini/pubblicità-eco di bg, che attraverso adivì, offre stampa e distribuzione di 50.000 volantini a 2500 euro;

3) digitando su google  “costo stampa + distribuzione 50.000 volantini” scopri che altri ti fanno spendere meno della metà;

4) infine arrivi su Calepio Press-ADVzero, pubblicità ecologica,  che per la stessa cifra, 2500 euro, ti scrive un libro ad hoc di 50 pagine e te lo stampa in 1000 copie. In totale fanno sempre 50.000 fogli. Però riciclati, non plastificati, e soprattutto: che non verranno buttata via! Lo stesso dicasi dei tuoi 2500 euro di budget. Meglio la stima di 1000 lettori che il fastidio di 50.000 non lettori.

Nota finale: si, questo è un post pubblicitario, dedicato a tutti gli amici che da anni mi ripetono “facile limitarsi a criticare sempre gli altri, senza mai proporre soluzioni alternative”

Qui sotto, un esempio di “libretto da visita”, o Pergamino, realizzato e pubblicato da Calepio Press/ ADVzero:

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non loquendo sed moriendo

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bgrimembr05bo

innocentes martyres non loquendo sed moriendo confessi sunt

(I martiri innocenti non hanno bisogno di confessarsi per entrare nel regno dei cieli)

Immagine: Rocca di Bergamo, Parco delle Rimembranze, stele-monumento “Ai caduti della prigionia, dell’internamento, della guerra di liberazione – i reduci”,

il motto “non loquendo sed moriendo confessi sunt” è tratto dalla Liturgia delle Ore, Divinum Ufficium, orazione ora sesta;

il disegno delle stele dei reduci bergamaschi riprende la stele runica di Sigurd, in Svezia, che a sua volta riprende la stele babilonese di Enuma Elish)

giorno da cani

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giornodacani2

storia vera: il mio amico Fido, mastino ex randagio, adottato da un giovane “marcione”

(jeans unti, anfibi anche d’estate, t-shirt anche d’inverno, capelli a treccine, piercing, tatuaggi, spinelli, birre, alone di puzza a due metri, alito di fogna)

una sera, dopo circa 48 ore passate in solitudine nel bilocale senza balconi del marcione, senza cibo, bevendo nel water (dopo essere riuscito non senza fatica a sollevare l’asse) in preda a un attacco di malinconia bestiale, comincia a uggiolare,

a mezzanotte, i vicini si consultano, e chiamano i pompieri, i pompieri chiamano i vigili, aprono la porta, tra gli altri olezzi riconoscono il tipico odore di marjuana, nel bagno trovano 4 piante,

in quel mentre arriva il marcione, ubriaco perso, lo arrestano, lo processano per direttissima, Fido viene affidato al canile,

dopo qualche giorno incredibilmente viene adottato da una bella signorina, una ballerina sudamericana, molto elegante che vive in una bella villetta con giardino e lo fa rimettere a nuovo, tutte le vaccinazioni, i documenti, e qualche giorno dopo lo porta con sé per un viaggetto in aereo a Barcellona,

Fido non è mai stato in aereo, davvero un trauma, gli fanno un’iniezione per addormentarlo, si risveglia a Barcellona,

il giorno dopo, la bella signorina lo porta in un posto strano, un seminterrato in periferia, un posto che a Fido non piace, sente odore di sangue e di disinfettanti,  e di nuovo lo fanno addormentare,

quando si risveglia non si sente molto bene, quasi non si regge sulle zampe, gli pare di avere un peso sullo stomaco, un grosso peso, e un bruciore tremendo sotto la pancia, dove scopre di avere una cicatrice, o meglio una cucitura, lunga venti centimentri,

il giorno dopo la bella signorina lo porta di nuovo in aeroporto, e di nuovo lo sedano, è già la terza iniezione sonnifera in tre giorni, e così  finalmente tornano a casa, sbarcano a Orio al Serio,

ma la bella signorina invece di portarlo con sé nella bella villetta, lo affida a due bruttissimi ceffi, anche loro sudamericani, che lo caricano in macchina, lo portano in un posto che a Fido non piace, sente odore di sangue e disinfettanti, ma la forza di abbaiare, ribellarsi o mordere proprio non ce l’ha,

così subisce la quarta iniezioni in quattro giorni, ma stavolta non si risveglia più,

la sua carcassa, insieme a quella di altri 48 cani, viene ritrovata dagli agenti del commissariato di Pubblica Sicurezza di Milano-Mecenate,  che smascherano questa rete di trafficanti di droga (75 persone, per lo più colombiani e messicani) che operava in Lombardia in questo modo: usava grossi cani come corrieri aerei, li imbottiva di droga, e all’arrivo li macellava per recuperare il carico.

(L’immagine di copertina di “Giorno da cani” è quella di un romanzo, ma la vicenda purtroppo è vera, tratta dalle cronache)

quel pomeriggio di un giorno da cani

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dog-day-afternoon-11

come previsto da Casa Pound (“La tua amica banca ti tradirà”) ieri la mia banca mi ha chiesto di rientrare dal fido,

lasciandomi fantozzianamente a bocca aperta (veramente io…. mi scusi, visto il mio fatturato, ecco…. pensavo di chiedervi proprio il contrario, di aumentarmi un pochino il fido, soltanto un pochino…

ah no, certo, Basilea, mi scusi, no, io non sapevo, ma se lo dice Basilea…

ah, come dice, c’è anche la Banca d’Italia, ah, chiedono di me, mi scusi anche con loro, guardi, adesso esco dalla banca, e poi rientro nel fido, si, faccio in un attimo, 5000 euro, ma cosa sono, li guadagno in 5 minuti, sono un imprenditore, c’ho la partita iva sul cellulare, adesso la chiamo subito, le dico di tornare, grazie, scusate)

(testo by Leone; imago: Al Pacino, quel pomeriggio di un giorno da cani)

il senso di Bruni per la Bergamo Bene

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mi sono innamorata di Roberto Bruni a prima vista, a un comizio, l’aplomb, il portamento, lo sguardo intelligente, sincero…

Per anni l’ho votato, sostenuto, appoggiato, difeso… ricordo l’entusiasmo di quei giorni, una giunta di sinistra a Bergamo, e con i verdi!

Per lui ho litigato con marito, amici, alunni. Apri gli occhi, mi dicevano.

Alla fine ho pianto. I fatti sono lì da vedere, sono fatti che gridano, e fanno piangere lacrime pesanti, d’amore tradito, e lasciano amarezze, e cicatrici profonde, da famiglia spezzata.

La prima ferita, il primo segnale: ruspe che sradicano gli alberi secolari del cortile dell’Accademia Carrara… un sacrificio necessario,  per sveltire i lavori di ammodernamento…

Ma la vera sorpresa è stata il progetto, che solo un giunta ecologista poteva realizzare senza trovare opposizione, di scavare un parcheggio interrato nel friabile (e sacro!) colle della Rocca, l’Acropoli della città.

Abbattuti centinaia di alberi della memoria, cancellato il parco faunistico, asportata metà collina, 2500 grossi camion avanti e indietro sulle mura venete (certo non progettate per sopportare quei pesi!).

E infine, come previsto dal geologo, il crollo, la frana, il panico (si teme il crollo della Rocca) le iniezioni di cemento armato, i lavori interrotti, il cantiere sequestrato, un bel cellophane azzurro a coprire la voragine.

Il costruttore viene arrestato (costruiva la Bre-be-mi utilizzando scorie tossiche, mentre la moglie consegnava tangenti da 100.000 al vice di Formigoni!).

E chi lo difende? L’avvocato di fiducia, l’amico di famiglia. Lui. Il sindaco Bruni.

La mattina come sindaco gli affida lavori pubblici che si rivelano un disastro (e un danno incalcolabile, e infatti nessuno l’ha mai calcolato) per la città; il pomeriggio, invece di denunciarlo e chiedergli i danni, si spoglia della fascia tricolore, indossa la toga di avvocato, e corre premurosamente a difenderlo (è un cliente! dovere professionale!).

Conflitto d’interesse? Ma cosa dite mai, quello riguarda Berlusconi!

Sono passati quattro anni, la voragine, il disastro, perfino il cellophane sono ancora lì, inguardabili, come del resto l’Accademia Carrara:

dopo cinque anni la pinacoteca, che era solo da rimodernare con allestimenti e bookshop,  è ancora chiusa, non si sa quando riaprirà, i quadri sono in giro per il mondo (gratuitamente!) e alcuni capolavori (tra i quali un Tiziano e un Bellini) sono stati danneggiati irrimediabilmente (sbriciolati) causa errate temperature e umidità delle nuove sedi espositive “temporanee” (Palazzo della Ragione). E chi se ne è accorta? La donna delle pulizie! Notizia imbarazzante, mai divulgata.

Poco dopo, un’altra mazzata: all’uscita dall’autostrada, dove da sempre abbiamo ammirato lo skyline di città alta, vero biglietto da visita della città, spunta un nuovissimo palazzone-centro commerciale (il noto “ecomostro di via autostrada”).

Si scopre che l’autorizzazione a sforare di 18 metri in altezza il piano regolatore è stata regolarmente concessa dalla giunta Bruni in fretta e furia esattamente nell’ultimo giorno di mandato…. certo, a pensare male si fa peccato…

Dunque la mia giunta, ecologista e di sinistra, e il mio sindaco, che mi faceva sognare a occhi aperti, con quell’appeal da filosofo, verranno ricordati per aver chiuso la Carrara, deturpato la Rocca e autorizzato (chissà mai per quale motivo, continuo a chiedermi) una colata di cemento che cancella il profilo di Bergamo Alta.

Tu pensi: cosa farà adesso quest’uomo, responsabile di tanto scempio?

Chiederà scusa alla città, certo si ritirerà quantomeno dalla politica, se non dalla professione forense.

Ma come niente fosse accaduto, in barba alla tanto proclamata “memoria storica”, alle ultime elezioni, ecco su L’Eco un appello titolato: “Dal mondo della cultura 42 artisti con Bruni”!

Dove testualmente si dice “non dobbiamo affidare al centrodestra la gestione del patrimonio artistico, mortificato da un utilizzo dissennato del territorio…”

Seguono i più bei nomi della cultura e dell’arte cittadina. Ho ritagliato l’articolo e l’ho appeso, a “imperitura memoria” dell’ottusità totale (in buona fede!) degli intellettuali:

evidentemente, inconsciamente, queste persone, che conosco, che stimo, non hanno visto questi tre mega-disastri ambientali/culturali (Carrara, Rocca, Autostrada) avvenuti sotto la giunta ecologista di sinistra…. esattamente come quando si trova il partner a letto nudo con un’altra persona, e ci si rifiuta di credere a quello che si vede.

Il fascino Bruni, e la fede dei suoi fan, e io lo so bene, supera ogni disastro: sorridente, vincente, viene eletto in Regione con i voti della buona cultura di sinistra. Chi non lo vota, come me, e lo dice, si ritrova isolata, accusata di qualunquismo, fascismo…

L’ultima beffa, pochi giorni fa, il Corriere titola: “Se Bruni salva Podestà”.

Il fatto in sintesi: l’avvocato Bruni con magistrale abilità ottiene la prescrizione per il reato di firme false contestato a un consigliere del Pd (firme di persone decedute) e in questo modo offre a Pecorella (l’avvocato di Berlusconi…) l’escamotage e il precedente per far assolvere Podestà, presidente della provincia di Milano, accusato dello stesso reato…

Tipico caso di eterogenesi dei fini: pensavi (in buona fede) di “fare del bene” salvando “un amico”  (che ha sbagliato per una buona causa, la sinistra!) e in questo modo invece fai un grande servizio al “nemico” (che si è macchiato dello stesso reato, ma per la destra!)

Quando Bruni si ritirerà dalla politica, sarà sempre troppo tardi.

Io non credo che Bruni sia un mostro, un ladro, un venduto, un infiltrato della destra, un pagliaccio dei palazzinari, non credo che abbia preso soldi sporchi, tangenti (che bisogno ne avrebbe? la sua dichiarazione dei redditi è talmente sostanziosa!) e nemmeno con la fantasia riesco a pensare che sia immischiato nelle losche vicende d’affari tra la ‘ndrangheta e il pd lombardo, o che agisca ricattato per debiti o turpi vizi privati tipo poker o bunga bunga, no, assolutamente, niente di tutto questo, ci metto la mano sul fuoco:

la spiegazione, il senso storico dell’operato regressivo, deleterio di Bruni, è un altro, e quasi peggio, e non riguarda lui solo, ma il cuore del suo elettorato Bergamo Bene evoluta, di centro sinistra,

disastri in buona fede, con la coscienza pulita,

il senso di Bruni per la Bergamo Bene è proprio questo: una vita, una professione nel solco di famiglia, con i valori giusti, la cultura giusta, ma senza mai chiedersi, accorgersi dell’assurdità del proprio operare, senza mai prendersi davvero la responsabilità del proprio ruolo, senza mai ammettere un errore, una colpa, senza mai fare una scelta…

una fenomenologia paradossale, generazionale… tu prendi un borghese di buona famiglia, democristiano, bigotto, con i suoi difetti, lo fai diventare laico, socialista, aperto di mentalità… ed  ecco che perde l’unica virtù che aveva, la paura di andare all’inferno, che lo costringeva all’esame di coscienza…

Io credo che Bruni abbia sempre agito onestamente e in buona fede. Ce l’ha scritto in faccia. E’ questa la banalità del male, l’inconsapevolezza delle proprie azioni, condotte in buona fede, da persone per bene,

del tutto incapaci di mettersi in discussione, e recitare il mea culpa, mea maxima culpa.

 

al volante della macchina da scrivere

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vechciopat4

26

si, d’accordo, ero distratto, ho bruciato lo stop,

e il tizio ha dovuto fare un’inchiodata al limite,

l’ho visto fremere, agitarsi, infuriarsi, bestemmiare,

così mi sono scusato con la mano, ma lui mi si è affiancato con rabbia,

urlandomi testa di, vai a fare in, vai a prenderlo in, poi mi ha superato,

e allora ho visto l’adesivo sul lunotto: vettura di cortesia;

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gli occhi delle macchine una volta erano enormi, rotondi, spesso tristi,

poi rettangolari, inespressivi, e quindi trapezoidali, ammiccanti,

oggi potrebbero essere piccolissimi, quasi invisibili, ma poi l’auto

sembrerebbe cieca, e allora si sono rimessi a farli grandi, come occhi;

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lo psicanalista junghiano al bar mi parlava di regressus ad uterum,

l’abitacolo dell’auto come bozzolo, cuccia, cocoon, ventre materno,

io intanto pensavo alle tette da balia, che non si vedono più, le tette da latte;

poi lui ha finito parlando di “uomini avvinghiati ore e ore dentro gusci di latta”

e io, serio: “ha ragione, dottore, abbiamo sempre bisogno di essere allattati”;

42

usare la BMW cabrio della fidanzata Bergamo Bene come fosse mia,

potevo anche accettarlo, ma indossare quelle ridicole Car Shoe suole puntinate che quell’anno erano un must, questo no, e mentre discutevamo, ed eravamo

a un tavolino della Marianna, ecco arrivare rombando una Ferrari cabrio,

e un biondo al volante che balza fuori atletico: è Claudio Caniggia, a piedi nudi!

44

da decenni il vecchio parroco non si muoveva dal paesino, quel giorno

lo accompagnai a Milano in macchina, e sulla A4, vedendo un furgone di edili superare furiosamente a destra un’auto blu, mi disse: magut non è dialetto,

Mag-Ut è latino, è “magister ut” abbreviato, colui che sa e fa di più, un maestro,

mentre il ministro, “minister ut”, è quello che sa e fa il minimo, cioè un Min-Ut;

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a volte fanno swish swish, a volte flap flap, a volte scretch scretch, i tergicristalli

sembrano tutti uguali, ma sono tutti impercettibilmente diversi, e costosi,

cambiarli è facilissimo, una mollettina e una forcina, un lavoro da un minuto,

ma dopo mezz’ora di bestemmie torni là, e il benzinaio sorride, ti aspettava;

49

correre nel corridoio del treno in partenza, in direzione contraria alla marcia,

e salutare una persona attraverso i finestrini, che diventano fotogrammi, e così uscire da una stazione e da una città come da un film, e iniziarne un altro;

50

in accelerazione ti senti leggero, lasci tutto alle spalle, l’origine, il passato,

ma è soltanto in certe frenate al limite che fai il pieno di adrenalina

e percepisci la concretezza drammatica della relazione tra te e il mondo;

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vogliamo cantare la velocità, inneggiare all’uomo che tiene il volante,

disprezzare la donna, esaltare l’insonnia, distruggere i musei e le biblioteche:

zitto zitto il Manifesto di Marinetti, e non quello di Marx, è diventato realtà.

(tratto da “Breviario di un vecchio patentato”, fotoromanzo d’autore, testi by Leone Belotti foto by Virgilio Fidanza, edito da Lubrina a margine della mostra “Mezzo corpo immagine” in corso a Brescia, Wavegallery. Prezzo di copertina €20, alcune copie autografate ancora  disponibili in Calepio Press, contact info@calepiopress.it) 

i Leoni e la Morla

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bergamo_da_torre_galgario_1840

Settimana scorsa un cane fifone di nome Leone che stava annegando nella Morla è stato salvato da due vigili veramente tali:

il cane Leone, meticcio anziano, sfuggito al padroncino, in cerca di refrigerio per la gran calura, saltava nella Morla e non riuscendo più a risalire l’argine, andava in affanno.

Ormai stremato, veniva salvato da due vigili urbani che con prontezza di spirito si calavano nella Morla e utilizzando un telo riuscivano a issarlo in salvo, per la gioia del suo padroncino (e di tutti noi).

Non è la prima volta che la Morla si rivela fatale ai Leoni.

Dalle cronache di Bergamo:

1840 notte d’estate, lo studente d’arte Leone Mazzoleni, solito  arrampicarsi sulla Torre del Galgario per disegnare vedute della città, di ritorno nottetempo al proprio studio, forse alterato dal vino, scivolava nella Morla battendo il capo su una pietra, e annegava in mezzo metro d’acqua.

1932 notte d’estate, l’ardito Leone Palazzi, proveniente dal Galgario, appena superata la Morla, per cause non accertate (forse l’improvviso attraversamento di un cane) perdeva il controllo del mezzo e moriva “per fatale incidente motociclistico” (come recita una lapide tuttora visibile in via Galgario, sul muro di cinta della Questura, all’altezza del bar Oasi)

1973 sera d’estate, il bambino Leone Belotti, addentratosi per dimostrare il proprio coraggio nel tratto sotterraneo della Morla all’altezza di via Bono, perdutosi nei cunicoli, assalito dai ratti, frastornato, veniva infine tratto in salvo in zona Galgario da Don Leone Lussana, oggi parroco di Torre Boldone.

Morale della storia: il tratto Morla-Galgario, nei pressi  dell’ufficio extracomunitari della Questura e del bar Oasi, dovrebbe recare un cartello con la scritta: hic sunt leones.

(imago: la Morla vista dalla torre del Galgario, 1840)

ira madonnae

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Cucchi-638x425

et ego ero eis quasi leaena


sicut pardus iuxta viam insidiabor


occurram eis quasi ursa raptis catulis


et dirumpam claustrum cordis eorum


et consumam eos ibi quasi leo

bestia agri scindet eos

ed io per loro sarò come una leonessa, in agguato come un leopardo,

li affronterò come un’orsa cui hanno rapito i cuccioli, e sbranerò loro il cuore, li divorerò e li farò a pezzi come una cagna rabbiosa.

(Bibbia, Antico testamento, Libro di Osea, 13, 7-8

Imago: Ilaria Cucchi, “tutti assolti i responsabili della morte in carcere del fratello”)

pubblicità ingannevole

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VIAGGIARE GRANDE

ecco una tipica pubblicità apparentemente innocua, che certo non pone alcun problema al garante che vigila sulle pubblicità ingannevoli:

è ritenuta ingannevole una pancera dimagrante che promette di togliere 5 centimetri alla mia pancia, qualora si possa dimostrare che me ne toglie solo 3 o 4,

non è ingannevole un aeroporto che con disinvoltura promette “la libertà” al popolo, nella certezza, tipica di tutti i regimi, che “la libertà” sia un bene astratto, e dunque non misurabile,

in realtà, lo slogan aeroporto-libertà, è cento volte più ingannevole delle pancere dimagranti, perché dice il falso su qualcosa che è cento, mille volte più importante della mia pancia,

che l’aeroporto-libertà sia una falsa promessa lo capiscono tutti, ma non importa a nessuno, tranne agli uomini liberi, che si rivoltano nella tomba,

e sono una folla pronta a testimoniare: la libertà non è un volo a basso costo, dicono, la libertà è un’altra cosa, la libertà è volare alto, e a carissimo prezzo,

mi limito a citarne due indiscutibilmente autorevoli:

la libertà non è il volo di un moscone, libertà è partecipazione (Gaber)

libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta (Dante)

a questo punto il garante, e il lettore, sorriderà: è vero, la libertà è qualcosa di più di un aeroporto, ma non per questo possiamo vietare all’aeroporto di vantare la propria libertà, dal momento che c’è… la libertà d’espressione!

e qui casca l’asino, e anche il jumbo, perchè la libertà d’espressione oggi è questo:

se un’azienda, come ad esempio la Sacbo-aeroporto,  pagando sia chi scrive che chi pubblica, utilizza in maniera “falsa e ingannevole” per motivi volgarmente commerciali parole sacre, di proprietà pubblica, come “libertà”, non compie alcun tipo di reato, non danneggia nessuno, non deve risarcire nessuno;

invece io, che a titolo gratuito e personale, senza altra finalità che quella di esprimere liberamente un’opinione su una questione d’interesse pubblico, scrivo che “Sacbo dice il falso, e fa pubblicità ingannevole”

vengo facilmente denunciato per diffamazione (specie se sono un giornalista!) e facilmente condannato a risarcire il “danno d’immagine” (specie se il loro avvocato vale – e costa! –  100 volte il mio);

è così che funziona, e intanto il vero danno d’immagine, il buco nero prodotto nell’immaginario, nella coscienza collettiva da queste “pubblicità facili”, non viene mai riconosciuto, né risarcito.

la palestinese scomparsa in curia

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Maddokk1

…e si meravigliarono che stesse parlando con una donna…” Giovanni 4,27

Va bene, parliamo seriamente di femminicidio.

Il primo femminicidio l’hanno compiuto i Padri della Chiesa  qualche secolo dopo Cristo,

quando hanno stabilito quali fossero i vangeli ufficiali, da divulgare, e quali apocrifi, da censurare: ovvero tutti quelli dove si dava (troppo) risalto alle figure femminili, al libero amore (praticato dalle prime comunità cristiane) e soprattutto a Maddalena, la compagna di Gesù, puttana e santa: da quel momento il destino della donna è  puttana o santa.

Più di mille dopo, parallelamente alla rivoluzione scientifica, la Chiesa compie il grande femminicidio, la caccia alle streghe,

estirpando di fatto non solo tre generazioni di donne “emancipate” (o mai sottomesse) ma una cultura orale femminile che si era tramandata per secoli (alternativa, medicina naturale, non commerciale, non gerarchica, sessualmente libera)

in favore del monopolio maschile della medicina e della tecnica, e di una cultura scritta, gerarchica e sessuofobica.

Quello che fanno le donne è magia, alchimia, astrologia, superstizione.

Quello che fanno gli uomini è tecnologia, chimica, astronomia, scienza.

Le donne fanno l’amore (puttane), gli uomini fanno la guerra (santa).

Gli uomini diventano famosi abbattendo nemici, le donne no.

L’unica possibilità per una donna di passare nei libri di storia è il martirio (o il marito).

Cercando nella storia di Bergamo una donna da mettere in copertina per la capitale della cultura, non si trovano che donne uccise in quanto donne, e fatte sante,

un femminicidio senza fine, le donne vengono “uccise” e poi santificate dalla Chiesa,

a cominciare da Maria Maddalena, la compagna di Gesù, allontanata dai discepoli, censurata nei vangeli, scomparsa dalla storia, le reliquie trafugate, quindi portate dai Templari a Senigallia nel 1200. E poi il mistero.

Ho affrontato questo discorso con un vecchio monsignore.

Gli ho detto: in 2000 anni di storia di Bergamo non abbiamo una donna, e  la colpa è vostra.

Mi ha mandato a consultare i registri pastorali della Diocesi nella biblioteca Angelo Mai. Certe cose sono sfuggite anche a Dan Brown mi ha detto.

La scoperta filologica-scoop era esattamente dove mi ha indicato il monsignore: archivio Colleoni-Martinengo:

papa Sisto V anno Domini 1475, visita pastorale a Romano di Lombardia dove sono custodite le reliquie di S. Maria Maddalena, trafugate in Senigallia da Bartolomeo Colleoni nel 1444, e donate alla comunità bergamasca.

Alla fine l’abbiamo trovata la donna da copertina, il simbolo della femminilità rimossa.

Riposa in pace, Maddy, è bello sapere che sei sempre stata qui, nella capitale della cultura maschile.

(Leone Belotti, editoriale per CTRL magazine Luglio 2013, imago: Studio Temp, prove di copertina )